Sono passati alcuni mesi dall’uscita nelle sale dell’ultimo film su James Bond: il canto del cigno di Daniel Craig nel ruolo di 007, a lungo rimandato per la pandemia, ha diviso il pubblico e i fan. A pesare molto sul giudizio è stato soprattutto il sorprendente finale e ora il regista di No Time To Die (QUI la nostra recensione) ha svelato l’esistenza di alcune idee alternative.
Cary Joji Fukunaga ne ha parlato nel corso di un’intervista con Variety incentrata proprio sullo shockante epilogo della quindicennale esperienza nella parte dell’attore inglese. La morte di James Bond, infatti, è stata vissuta in qualche modo come “apocrifa” rispetto al canone del genere: una prima volta assoluta, come altrettanto irricevibile per alcuni fan dell’agente segreto uscito dalla penna di Ian Fleming è il fatto che prima di morire Bond svesta i panni di spia per mettere quelli del padre di famiglia.
Un finale per la verità già deciso da tempo. Nella stessa intervista Craig ha rivelato infatti che al tempo di Casino Royale chiese alla produttrice Barbara Broccoli quanti film della saga dovesse fare: «Mi ha detto quattro, allora ho chiesto: ‘Posso ucciderlo nell’ultimo’? e lei senza neanche una pausa ha risposto di sì». A Fukunaga è spettato quindi il compito di realizzare questa svolta, già decisa prima del suo arrivo: «Come avrebbe incontrato la sua fine non era deciso – ha detto – Era chiaro che sarebbe morto, la domanda era come».
Lo stesso regista ha poi aggiunto che erano stati pensati dei finali alternativi: «Spararlo via con un razzo. Un proiettile, un proiettile anonimo. Mi ricordo bene questa idea, ma una morte tramite un’arma così convenzionale non sembrava appropriata. Considerando che è riuscito a scappare da tutto il resto, il fatto che ci fosse semplicemente un proiettile con il suo nome sopra dall’inizio… Per quanto sembrasse un elemento tematico realistico, per Bond serviva qualcosa che andasse oltre – una situazione impossibile».
E da qui una scelta che per quanto contestabile ha messo il personaggio di fronte ad un dilemma altamente tragico: impossibilitato ad avvicinarsi alla donna che ama e al figlio, salvo condannarli a morte, è rimasto sull’isola del villain interpretato da Rami Malek e ha aspettato che i missili la bombardassero. Un’uscita di scena molto poco “bondiana”, ma drammaturgicamente intensa e senz’altro meglio di un banale proiettile.
Cosa ne pensate? Avreste preferito quest’altra versione per il finale di No Time To Die? Fatecelo sapere nei commenti.
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Foto: MovieStills
Fonte: Variety
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