Non fidatevi di Wikipedia
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Non fidatevi di Wikipedia

Non fidatevi di Wikipedia

Qual è la prima cosa che fate quando volete sapere qualcosa su qualcuno?

Esatto, vi improvvisate stalker sui social: dopo essere risaliti fino al terzo grado di parentela e alle amicizie delle elementari, aver visto ogni piatto mangiato negli ultimi 12 mesi dal vostro indiziato e constatato di sicuro il suo parere sui vaccini; per essere un po’ più “istituzionali”, potrebbe venirvi voglia di cercare su Google. Ecco, se cercate il mio nome e cognome su Google, la prima cosa che vi diranno da Mountain View è che sono stato candidato ai David. Poi vi suggerirà di cercare notizie sulla mia fidanzata, non so perché. Poi penserete: “Ma certo, cercherò su Wikipedia!”.

Io non so chi abbia scritto la mia pagina Wikipedia, chi potesse pensare che io fossi “enciclopedico”. So che però l’ha scritta senza sapere praticamente nulla. Innanzitutto non c’è scritto niente del David, e uno si chiede: “Ma come?” e poi diventa una fucina di ca**ate da dirmi per ogni giornalista che cerca solo lì. Voi non avete idea di quanti esordiscano dicendomi: “Allora, hai iniziato con Caterina e le sue figlie 2, e poi…” . Ecco, io lì capisco chi ho davanti.

Non che mi vergogni delle mie tre pose su quella fiction, ma non è vero. Io ho iniziato che facevo ancora il secondo anno di CSC, con una fiction, come si chiamavano allora, sì, ma era L’onore e il rispetto. Madonna, se ci ripenso. Regia di Salvatore Samperi. Venne in classe a tenere un seminario, stava per iniziare queste sei puntate per Canale 5, e mi prese. Sei pose. Pagato una miseria. Il mio primo lavoro come attore. Non ci credevo nemmeno. Ho ancora la fotocopia dell’assegno. Si girava a Torino e io, per la prima volta, presi un treno per andare in quella città. La stazione di Torino, per me, è la stazione della partenza. Bellissima.

La prima volta che sono arrivato in un posto per fare il mio lavoro era lì, Porta Nuova. Mi vengono a prendere. Mi portano in un albergo bruttissimo. E poi io resto sveglio tutta la notte in attesa di quel sabato mattina, il mio primo giorno di lavoro. Era novembre. Faceva freddo. Avevo i capelli lunghi e il costumista me li fece tagliare senza chiedermelo nemmeno. Poi scoprì che quel ragazzo toscano altri non era che il suo assistente, perché figuriamoci se c’era tempo per il capo reparto per guardare un ruolo minuscolo. Mi avevano chiamato per chiedermi le misure e io detti loro quelle in cui andavo più stretto, per fare bella figura. Che idiota. Oggi sto sempre largo, di almeno un paio di centimetri. Arrivai sul set e mi misero l’unica cosa che mi andava, un impermeabile. Vuoi un caffè? Vuoi dell’acqua? Continuavano a chiedere. E io dicevo no a tutto, che ne sapevo che potevo accettare. Facevo un investigatore privato che ritrovava il figlio di Manuela Arcuri. Non c’entravo NIENTE col ruolo, era proprio un regalo di Salvatore.

Arrivai sul set, la scena: il personaggio di Manuela aveva un incidente e io la guardavo dal lunotto posteriore. Spaventato, dovevo urlare “VAI” al mio autista e lui doveva partire di corsa.  Semplicissimo. Vado in posizione, mi siedo, testa bassa. Motore, partito. Ciak. Alzo la testa. Alle mie spalle il vuoto, perché serviva campo libero all’auto per scappare. Di fronte a me tutta la troupe. Ma proprio tutta. “Azione”, e non dico una parola. “Azione”, ripete Salvatore, e io niente. Pietrificato. Un centinaio di persone ferme, in attesa, in silenzio. Con me che non riesco a dire tre lettere. “Stop!” urla Salvatore, “Abbiamo un problema alla macchina da presa”. Non era mica vero. Si alza, viene verso di me, col suo passettino da signore pieno di vitalità e di vita e mi  si avvicina. “È il primo giorno, oggi, eh?”. Annuisco. “Eh, lo so.  Non ti spaventare Nicò. Tante ne devi vedere di troupe, tanti ne devi fare di film. Qui sei di passaggio. Abituati. Godi. È come il sesso: se ti affanni non serve a nessuno. Se ti diverti, si divertono tutti. Diventerai bravissimo, fidati. Ma adesso, divertiti!” E se ne va chiedendo se avessero sistemato la macchina da presa, con l’operatore che sorrideva annuendo.

Ecco, signora Wikipedia, per favore, rettifichi. Perché io ci tengo a dire che la prima volta su un set, pagato per fare questo mestiere, era una fiction di Canale Cinque sì, ma non quella che dice lei. Perché da qualche parte lassù, Samperi, che era permaloso, potrebbe prendersela. E lei non ce l’ha un operatore di macchina a cui dare la colpa. Per fortuna, quelli, sono tutti bravissimi. Come un giorno spero di diventare anche io.

 

Credit Foto: © Mediaset Infinity

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