Nonostante sia brutale, per molti questo film deve essere mostrato anche ai bambini
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Nonostante sia brutale, per molti questo film deve essere mostrato anche ai bambini

Non è assolutamente un film per ragazzi e neppure family friendly, ma è così realistico che potrebbe avere un impatto molto più forte di tante campagne istituzionali

Nonostante sia brutale, per molti questo film deve essere mostrato anche ai bambini

Non è assolutamente un film per ragazzi e neppure family friendly, ma è così realistico che potrebbe avere un impatto molto più forte di tante campagne istituzionali

requiem for a dream è un film che va mostrato ai bambini?

Non tutti i film servono per intrattenere. Alcuni sono progettati per colpire, scuotere, mettere lo spettatore davanti a situazioni e realtà difficili da guardare. Quando ci riescono, però, lasciano un segno che va ben oltre la visione. Requiem for a Dream, diretto da Darren Aronofsky nel 2000, è uno di quei film.

Per qualcuno è un capolavoro, per altri una tortura visiva. Ma su una cosa una parte del pubblico sembra concordare: nonostante sia brutale e tutt’altro che “family friendly“, questo è un film che andrebbe mostrato anche ai più giovani, perché racconta con una forza devastante ciò che spesso le campagne educative non riescono nemmeno a sfiorare.

La trama segue quattro personaggi: Harry (Jared Leto), la sua fidanzata Marion (Jennifer Connelly), l’amico Tyrone (Marlon Wayans) e la madre di Harry, Sara (Ellen Burstyn). Ognuno cerca una forma di felicità, di riscatto o di evasione, ma la strada scelta è quella della dipendenza: dall’eroina, dalle pillole dimagranti, dai sogni irrealizzabili. Requiem for a Dream li accompagna nella loro discesa, tra illusioni sempre più fragili e realtà sempre più crude, fino a un finale tanto memorabile quanto spietato.

Quello che rende il film di Aronofsky un potenziale strumento educativo è proprio il modo in cui evita ogni forma di moralismo. Non ci sono prediche, spiegazioni o personaggi salvifici. Solo la rappresentazione cruda e viscerale di cosa significhi perdersi. E questo, secondo molti, è il suo punto di forza. Un utente di Letterboxd scrive: «Avrebbero potuto risparmiarci anni di messaggi antidroga a scuola e semplicemente mostrarci questo film». Un altro osserva: «Perché questo non è classificato come un film horror? Nessun film mi ha mai spaventato così tanto».

In forum e discussioni online, l’idea torna spesso: Requiem for a Dream mostra gli effetti della droga in modo talmente diretto, disturbante e realistico che potrebbe avere un impatto molto più forte di tante campagne istituzionali. Non con slogan o metafore, ma con immagini e suoni che ti restano addosso. È una proposta provocatoria, certo, ma che nasce da un’intuizione concreta: vedere le conseguenze della dipendenza, senza filtro, potrebbe servire più della teoria. Non per spaventare a vuoto o traumatizzare, ma per generare consapevolezza.

Il personaggio interpretato da Ellen Burstyn, candidata all’Oscar per la sua interpretazione, rappresenta forse l’arco narrativo più tragico di tutto il film: una donna anziana, sola, che scivola nella follia inseguendo il sogno di tornare in televisione. La sua storia, così diversa eppure così simile a quelle degli altri personaggi, mostra come la dipendenza non faccia distinzioni di età, classe o intenzioni.

Requiem for a Dream non è facile da guardare. Anzi, può mettere fortemente a disagio lo spettatore, ma proprio per questo riesce dove molti altri falliscono: raccontare il baratro senza mai abbellirlo. Ed è anche per questo che, secondo molti, dovrebbe essere visto almeno una volta, magari proprio quando si è abbastanza giovani da cambiare strada. Siete d’accordo con questa idea? Diteci la vostra, come sempre, nei commenti.

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