Nosferatu di Robert Eggers uscirà nei nostri cinema il 1 gennaio 2025. E tra i titoli più attesi, discussi e controversi del momento c’è proprio il nuovo remake del film diretto nel 1922 da F.W.Murnau, arrivato solo fortuitamente a noi, per diventare uno dei nostri principali punti di riferimento sull’Era del Muto e il Cinema delle Origini, grazie a una unica stampa positiva che si dice fosse stata trafugata dallo stesso cineasta tedesco dopo che la vedova di Bram Stoker, l’autore del classico della Letteratura Gotica del 1897 Dracula, aveva vinto la causa per plagio e ottenuto dal tribunale la distruzione di tutte le copie. Il Nosferatu di Murnau aveva già ispirato nel 1979 il primo rivoluzionario remake di Werner Herzog con Klaus Kinski e Isabelle Adjani. Ma in fondo questa è un’altra storia, già che Nosferatu di Eggers si presenta oggi come forse il film più fedele, quantomeno nel primo atto, al romanzo epistolare; più dello stesso Bram Stoker’s Dracula diretto nel 1992 da Francis Ford Coppola e soprattutto delle icone hollywoodiane con mantello e canini aguzzi rappresentate da Bela Lugosi e Sir Christopher Lee. Ma se il nuovo Conte Orlock, interpretato da Bill Skarsgård, ci appare forse come il primo Dracula/Nosferatu a restituire fedelmente quei tratti descritti tra le pagine dell’originale – compresi i lunghi, ferali baffi neri che quasi nessun regista aveva osato restituire al Vampiro, a parte forse il temerario Jesús Franco negli anni ’70 – dal secondo atto fa il suo ingresso in scena un personaggio dall’aura arcaica, eppure decisamente originale. Al contempo vicino all’arco narrativo del principale antagonista del Vampiro, il Professor Van Helsing, ma anche pronto a stupirci con la sua delirante lucidità intellettuale nonché dei plot-twist inaspettati: il Dottor Albin Von Franz, interpretato da uno dei più grandi attori viventi Willem Dafoe. Ed ecco cosa ci racconta nella nostra intervista.
Piccola premessa veloce. Personalmente ti ho visto la prima volta su grande schermo nel 1993 in Così lontano, così vicino [nel sequel de Il Cielo sopra Berlino, sempre diretto da Wim Wenders, Willem Dafoe interpretata Emit Fleist, l’oscura e misteriosa figura del villain e antagonista il cui nome letto al contrario rappresenta il concetto di Time Itself, il Tempo Stesso N.d.R.] e se fosse per me tu vivresti sommerso dagli Oscar, o qualunque sia il premio che preferisci…
Willem Dafoe: «Ahaha. Grazie. Continuo semplicemente a lavorare, sai che voglio dire. Si continua a lavorare!»
Oggi comunque ti vediamo in una posizione veramente unica, aver interpretato sia il Conte Orlock ne L’Ombra del Vampiro [Shadow of a Vampire del 2001, diretto dal regista americano E. Elias Merhige] che questa nuova variante veramente moderna dell’icona di Van Helsing in Nosferatu. Tu e Robert Eggers avete mai considerato l’idea che tu interpretassi di nuovo il Conte? E avete discusso delle tue esperienze passate nell’ambito della cinematografia a tema vampirico, dell’icona stessa di Orlock?
Willem Dafoe: «Sì naturalmente il materiale per me era molto familiare, nel 2000 ho interpretato praticamente “Nosferatu nel making of di Nosferatu”. Avevo già una certa familiarità con i topi e con i ratti prima di questop film! L’Ombra del Vampiro era essenzialmente un film comico. Una commedia che racconta come è stato fatto Nosferatu di Murnau, dove io interpreto l’attore Max Schreck, il protagonista scelto per interpretare il Conte Orlock. Per quanto riguarda invece Robert Eggers, quando anni fa ho visto il suo film d’esordio The Witch ho pensato: “wow, questo è un filmaker“. Quindi ho parlato con una persona perché volevo incontrarlo. Ci siamo incontrati, ci siamo trovati subito in modo favoloso. Anche lui aveva visto i film che avevo fatto, tra l’altro aveva visto anche L’Ombra del Vampiro, quindi abbiamo deciso che volevamo lavorare insieme. E così abbiamo iniziato a cercare l’idea giusta. Cerca cerca cerca, non abbiamo trovato qualcosa nell’immediato. Ma in quel periodo lui stava lavorando proprio a un progetto di remake di Nosferatu. Quindi mi ha detto: “so che hai interpretato Schreck in questo film comico, ma cosa ne penseresti?” Stiamo parlando di dieci anni fa, quando lui ha iniziato a pensare al film».
«Non si tratta però dello stesso film – prosegue Willem Dafoe – quel progetto non è mai andato in porto e quel Nosferatu non è mai stato fatto. Robert Eggers comunque non mi ha offerto quel ruolo, nel cast erano stati scelti altri attori. Dieci anni dopo, invece, Nosferatu accade. Il personaggio del Dottor Albin Van Franz è stato creato per me, ma anche per lui. Mi ha detto che Van Franz – come dicevi prima una variazione sul tema di Van Helsing – è anche il personaggio che si è più divertito a scrivere. I suoi interessi sono quelli di Robert. E poi Von Franz è il personaggio che Robert Eggers avrebbe voluto interpretare se fosse stato un attore del film. Me l’ha detto chiaramente. Certo, a un certo punto io e lui abbiamo anche considerato l’idea che interpretassi ancora Orlock, il Vampiro ma non eravamo seri, stavamo solo buttando giù delle idee così in modo totalmente informale. E so anche che lui ora è contento che quel primo progetto di Nosferatu non sia mai andato in porto, e che il film esista soltanto adesso, perché dieci anni fa non era ancora cresciuto così tanto come filmmaker. Mi ha detto di essere grato per questo, perché all’epoca non avrebbe avuto le stesse capacità di girare un film forte come quello che invece ha fatto oggi».
Ho un’altra domanda dalla redazione: c’è un tuo film horror preferito in assoluto, che sia interpretato da te o da altri?
«Domanda difficile. Non sono ossessionato dall’horror. Ma sono cresciuto con tantissimi film horror. Quando ero un ragazzino era attratto da questo tipo di cinema. Ce ne sono così tanti di horror talmente belli. Quello che amo di questo genere è che puoi girare un film popolare pur continuando ad usare un linguaggio cinematografico elevato, in termini di movimenti di macchina e tutto il resto è diverso, hai maggiori possibilità rispetto a una storia raccontata secondo uno stile naturalistico e realista. Se devo cercare di tagliare corto, in generale odio avere “film preferiti”. Ma se devo proprio scegliere, in assoluto la mia risposta è Frankenstein. Amavo Frankenstein da bambino. C’è questa sequenza meravigliosa nel finale de La Moglie di Frankenstein [The Bride of Frankenstein, diretto da James Whale nel 1935] quando lui distrugge il castello, credo in qualche modo c’entri anche con Nosferatu. La sua mano è sulla leva che scatenerà l’esplosione e distruggerà l’ultimo piano del castello [a questo link trovate la sequenza originale]. Nel primo piano ha uno sguardo così triste. Una lacrima gli scorre sul volto e quindi dice la sua battuta: “We belong dead!”. “Noi appartenere alla morte!”. Quindi tira giù la leva e il posto esplode. Sono sempre stato posseduto da questa immagine. Frankenstein che urla: “We belong dead!”».
Ultimissima domanda. Hai una connessione così profonda con talmente tanti maestri della Storia del Cinema contemporaneo che se posso vorrei chiederti: quale sarà il prossimo? Hai intenzione di lavorare ancora con Yorgos Lanthimos, per esempio?
«Il mio prossimo film dovrebbe essere Late Fame di Kent Jones, tratto da una novella di Arthur Schnitzler [lo stesso scrittore e drammaturgo viennese nato nella seconda metà dell’800 che ha ispirato Stanley Kubrick per Eyes Wide Shut ma anche Gabriele Salvatores per il suo più recente Il Ritorno di Casanova N.d.R.]. Dovremmo iniziare presto le riprese a New York. Ma spero di lavorare ancora con Yorgos Lanthimos ancora. Ci siamo divertiti così tanto. Ci siamo incontrati poco tempo fa e ci troviamo sempre perfettamente in sintonia. Lo stesso comunque posso dire per Robert. Se fossi uno scommettitore, punterei tutti i soldi del mondo sul fatto che lavorerò ancora con loro due, Robert Eggers e Yorgos Lanthimos».
E voi cosa ne pensate? Siete ansiosi di vedere Willem Dafoe al cinema questo 1 gennaio dopo Povere creature! di Lanthimos, The Lighthouse e The Northman dello stesso Eggers, e così ritrovare anche l’eclettico, incomparabile attore di Anthichrist di Lars Von Trier, L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese e Cuore selvaggio di David Lynch, premiato con la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2019 per Van Gogh – Sulla Soglia dell’Eternità; nonché l’indimenticabile interprete del caro vecchio villain dell’Universo Marvel, il Goblin di Spider-Man di Sam Raimi?
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