L’attore James Franco è finito nuovamente sotto accusa per molestie sessuali. Ma non solo, questa volta i capi d’imputazione sono anche truffa, pubblicità ingannevole e discriminazione sessuale; tutti reati che si sarebbero verificati in occasione dei corsi organizzati dall’interprete nell’ambito della sua scuola di recitazione, la Studio 4.

A denunciare gli episodi sono state le ex studentesse Sarah Tither-Kaplan e Toni Gaal, dichiarando che le lezioni impartite dall’attore fossero solo un pretesto per approfittarsi delle giovani donne che vi partecipavano.

Stando alle accuse, Franco e i suoi soci “hanno avuto comportamenti diffusi e inappropriati nei confronti delle studentesse, sessualizzando il loro potere di insegnanti e datori di lavoro e usando come esca le opportunità di ottenere ruoli nei loro progetti“.

Le giovani affermano di aver pagato 300 dollari al mese credendo di iscriversi ad una normale scuola di recitazione, ritrovandosi invece ad essere intimidite e sessualmente oggettificate da un uomo che arrivava ad offrire un trattamento speciale a coloro che erano disposte a spogliarsi di fronte a lui e ai suoi amici.

Inoltre, come parte dei corsi, Franco aveva organizzato anche una masterclass dedicata alle scene di sesso, chiedendo alle studentesse di partecipare a delle audizioni propedeutiche in cui venivano spinte a praticare attività sessuali che andavano ben oltre quella che è considerata la norma nel settore. Queste audizioni erano registrate ed in seguito esaminate dall’attore, che in quel modo avrebbe scelto i partecipanti alla masterclass.

Al momento ci sarebbero due class action di querelanti nei confronti di Franco e del collega di Studio 4 Vince Jolivette: la prima che coinvolge gli studenti vittime di molestie, mentre la seconda per coloro che ritengono di essere stati ingannati dalla falsa pubblicità della scuola di recitazione.

Nel frattempo, tramite il suo avvocato, l’attore ha fatto sapere di negare ogni accusa mossa nei suoi confronti e di essere intenzionato a chiedere i danni ai querelanti e ai loro avvocati per aver presentato “una causa così scurrile in cerca di pubblicità”.

Fonte: Variety

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