Odio l’estate, il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo nelle sale dal prossimo 30 gennaio, rappresenta per il trio comico un inequivocabile ritorno alle origini. Non solo perché è tornato a dirigerli il loro un tempo inseparabile sodale, Massimo Venier, sedici anni dopo l’ultima volta (Tu la conosci Claudia?), ma soprattutto perché le tonalità e le articolazioni del racconto li riportano alle atmosfere e all’alchimia dei loro fortunati esordi. E in particolare ai fasti, divertiti ma con sentimento, di Tre uomini e una gamba e Chiedimi se sono felice, che potevano vantare proprio Venier dietro la macchina da presa.
Dopo anni di film appannati, culminati con la messa da requiem della loro carriera di Fuga da Reuma Park («Una ferita che non riaprirei più: è stato uno slancio di fantasia forse estremo, siamo in due a pensare che sia bellissimo», dice a tal proposito Giacomo), li ritroviamo nei panni di tre uomini milanesi di classi sociali molto differenti, loro omonimi (anche nel cognome): un dentista luminare nel lavoro ma molto goffo nel privato familiare (Giacomo Poretti) con moglie sull’orlo di una crisi di nervi (Lucia Mascino), il proprietario “precisino” di un decrepito negozio milanese di accessori per scarpe che nessuno compra più (Giovanni Storti), sposato con Paola (Carlotta Natoli), e un ipocondriaco nullafacente (Aldo Bagno) dalla compagna esuberante, Carmen (Maria Di Biase del duo comico Nuzzo e Di Biase), provvisto di una passione smodata per Massimo Ranieri.
Una volta partiti per le vacanze in Puglia, si rendono conto di dover condividere, a causa di un disguido dell’agenzia di viaggi, la stessa casa in affitto per le ferie, prenotata per errore a nome di tutti e tre. L’incontro-scontro tra loro e le rispettive famiglie, con figli al seguito e un cane di nome Brian, genererà esiti imprevisti, ora solari ed esilaranti ora, come nella tradizione più ispirata del trio, decisamente più agrodolci.
«Volevamo raccontare una fase delle vita che ci sembrava giusto portare al cinema in questo momento insieme ad Aldo, Giovanni e Giacomo – esordisce il regista Massimo Venier presentando il film alla stampa -, L’estate è ciò che da piccolo aspetti di più, mentre da grande quando devi partire per le vacanze vorresti spaccare tutto, molta di quella magia va persa. Insieme al trio e agli altri sceneggiatori (oltre a Venier sono Davide Lantieri e Michele Pellegrini, ndr) abbiamo lavorato con affetto e sana nostalgia, andando a ripescare indietro nel tempo un sentimento che ci sembrava perduto».
Odio l’estate è un film che in maniera tutt’altro che velata, dietro l’andirivieni scoppiettante di situazioni comiche, non manca di parlare dell’Italia di oggi, di solitudini radicate e buffe nevrosi, con un accento particolare sulle fragilità della genitorialità odierna. A chi chiede al trio se si tratti di un film anche politico e di cosa voterebbero, di questi tempi, i tre protagonisti, Giacomo, il più cinefilo ma anche il più incline a riflessioni ad ampio raggio del trio, risponde glissando: «Le domande perfide le mettiamo in coda! In realtà nei nostri sketch, anche a teatro, abbiamo sempre lasciato sullo sfondo la politica, anzi non l’abbiamo proprio mai tirata in ballo. Volevamo raccontare delle tipologie umane più che delle prese di posizione politiche, dal proletario al medio-borghese passando per l’alto-borghese, anche se nella flat tax ancora ci spero!». Gli fa eco Venier: «Nel film viene citato il Papeete, ma abbiamo scritto quella battuta molto prima che il locale saltasse agli onori della cronaca».
Nel film si racconta di quello che è giocoforza un primo incontro tra degli Aldo, Giovanni e Giacomo sconosciuti e di finzione, mentre i tre, se gli si chiede della vera prima volta in cui si sono conosciuti e hanno poi deciso di intavolare il proprio fortunato sodalizio comico, non riescono a rispondere seriamente, lasciandosi andare a un valzer di ironiche schermaglie. «C’era un’affinità comica, quello che volevamo fare volevamo farlo tutti e tre e ci facevano ridere le stesse cose», dice ancora Giacomo. Tutti e tre, comunque, appaiono concordi sull’assenza di una formula predefinita e sulla fedeltà rispetto a se stessi e al proprio modo di essere e di vedere le storie, elemento e nucleo “sentimentale” che a detta di Aldo li caratterizza fin dagli esordi televisivi a Mai dire gol.
In Odio l’estate, nel cui cast trovano posto anche Michele Placido nei panni di un arruffato e approssimativo maresciallo dei Carabinieri, Roberto Citran e Massimo Ranieri nei panni di se stesso in un concerto in quel di Santa Marinella, ci sono anche diversi momenti on the road, soprattutto nella seconda parte, in linea con quelli celeberrimi degli esordi di Aldo, Giovanni e Giacomo che nel tempo sono diventati anche dei diffusissimi meme (si pensi al cult social “non ce la faccio, troppi ricordi”). Ma anche una colonna sonora d’autore firmata dal cantautore Brunori Sas, che si ricollega a quanto fatto dal trio a suo tempo collaborando con Samuele Bersani, i Negrita e Vinicio Capossela, sottofondo musicale dell’indimenticabile partita a calcio Italia – Marocco di Tre uomini e una gamba (qui riproposta in chiave familiare, con avversari danesi) con la sua Che coss’è l’amor.
«A loro devo tantissime risate ed erano risate condivise con la mia famiglia, con mio padre, che era un padre alla vecchia maniera – dice Brunori in un intervento che prende poi una piega più scanzonata e volutamente ironica -, Le musiche che ho scritto erano forse troppo belle, tanto che Massimo Venier mi ha detto che era meglio toglierne qualcuna, altrimenti nessuno avrebbe più badato alle immagini. Una commedia con la mia musica, notoriamente deprimente, è qualcosa che potrebbe spaventare le persone, ma ho cercato di sottolineare, nei pezzi di accompagnamento, anche le note più malinconiche della storia».
La nota di chiusura spetta ancora a Giacomo, che si lancia in una recensione del film simile a un tweet esteso, che può fungere anche da riassunto e, in estrema sintesi, da eloquente e auto-ironica dichiarazione d’intenti: «Tre comici anziani che recuperano l’anziano regista cui chiedono di prendersi cura di loro, perché ultimamente non stavano molto bene, e insieme decidono di ripercorrere la stessa strada di un tempo per vedere se è possibile recuperare un sentimento. Alla luce del fatto che sono invecchiati, hanno delle mogli, dei figli e una serie di complicazioni davvero ardue. E alla fine ne viene fuori un film struggente…».
© RIPRODUZIONE RISERVATA