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Oliver Stone si scaglia contro il #MeToo: «Meglio essere sempre in tre quando si incontra una donna»

Ospite dell’Allora Festival di Ostuni, il regista ha commentato le recenti accuse di violenza sessuale al collega Paul Haggis, esprimendo un parere particolarmente duro nei confronti del Movimento nato subito dopo la vicenda di Harvey Weinstein

Oliver Stone si scaglia contro il #MeToo: «Meglio essere sempre in tre quando si incontra una donna»

Ospite dell’Allora Festival di Ostuni, il regista ha commentato le recenti accuse di violenza sessuale al collega Paul Haggis, esprimendo un parere particolarmente duro nei confronti del Movimento nato subito dopo la vicenda di Harvey Weinstein

oliver stone

Nella quarta giornata dell’Allora Fest – la neonata Manifestazione internazionale di Cinema, Arte e Musica in corso ad Ostuni – tutti i riflettori sono stati puntati su Oliver Stone. Il regista tre volte premio Oscar è intervenuto alla proiezione del suo film W. e sarà protagonista, nel corso della giornata, di una Masterclass incentrata sul suo processo di ricerca e realizzazione di film basati su storie vere, come nel caso del sopracitato lungometraggio su George W. Bush e, prima ancora, in quello su JFK.

Intervistato da la Repubblica, Stone non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto un parere sulla vicenda del collega Paul Haggis, che il 19 giugno è stato sottoposto a fermo con l’accusa di violenza sessuale e lesioni personali aggravate ai danni di una donna, episodio che sarebbe avvenuto proprio mentre si trovava ad Ostuni. Haggis avrebbe dovuto essere un altro dei grandi ospiti dell’Allora Fest, ma è stato tempestivamente escluso dal programma dell’evento a seguito della notizia.

Oliver Stone ha commentato i fatti tirando in ballo il caso di Amanda Knox ma anche il #MeToo, movimento contro le molestie sessuali nato nel 2017 sulla scia delle accuse che hanno permesso di incarcerare Weinstein. Alla domanda su come avesse reagito al fermo di Haggis, il regista ha risposto:

«La notizia non poteva arrivare in un momento peggiore. So che è in corso un’indagine approfondita, nessuno vuole un caso alla Amanda Knox. La verità è che con l’era MeToo è aumentata la sensibilità sull’argomento, qualunque accusa su qualunque cosa. Ora è difficile per un uomo e una donna parlare in un ambiente intimo, privato, non sai mai cosa può seguirne. Meglio essere sempre in tre».

Gli viene poi fatto notare che, nel caso di Haggis, si tratta di fatti molto seri. Il regista è infatti stato accusato di aver costretto una giovane donna straniera a subire rapporti sessuali per due giorni. Stando agli inquirenti, la vittima sarebbe stata accompagnata in seguito dal cineasta all’aeroporto Papola Casale di Brindisi e lasciata lì alle prime luci dell’alba, in precarie condizioni fisiche e psicologiche.

«Non conosco il sistema giudiziario italiano, non so se è come in Fuga di mezzanotte ma mi pare di capire che i giudici hanno molto potere», ha continuato Stone, facendo poi un parallelismo tra le indagini in casi simili e l’approfondito lavoro di ricerca fatto per i suoi film: «Le indagini sono sempre complesse e approfondite. Come è stato complesso il lavoro per JFK Revisited, il documentario fatto trent’anni dopo l’uscita del film. Con nuovi materiali verificati da un’indagine ufficiale, federale, che i media americani hanno ignorato. È la nuova censura: omettere. I media tradizionali non cercano la verità. Hanno voluto vedere solo la mano di Lee Harvey Oswald. Era una cazzata allora e lo è oggi».

Foto: Getty (Michael Campanella)

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