«Ormai nelle foto faccio la Magnum senza accorgermene». Intervista a Ben Stiller
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«Ormai nelle foto faccio la Magnum senza accorgermene». Intervista a Ben Stiller

Ben Stiller torna al demenziale. Per goderselo fino in fondo. Per salvare tutti i belli del mondo. Per lavorare con il suo migliore amico Owen Wilson. Anche se Zoolander lo tormenta ben oltre i confini del set…

«Ormai nelle foto faccio la Magnum senza accorgermene». Intervista a Ben Stiller

Ben Stiller torna al demenziale. Per goderselo fino in fondo. Per salvare tutti i belli del mondo. Per lavorare con il suo migliore amico Owen Wilson. Anche se Zoolander lo tormenta ben oltre i confini del set…

Qualche anno fa, sul set di Super Nacho, parlavo con Jack Black dell’importanza della comicità fisica e di cosa genera ilarità nel pubblico, e lui mi disse che non riusciva a capire come uno come Ben Stiller potesse avere successo come comico: «Siamo amici, ma quando gli guardo i pettorali, mi viene da fare tutto tranne che ridere». In effetti Ben Stiller, a incontrarlo dal vivo, non è una persona particolarmente divertente, aperta o scoppiettante. Lontano anni luce da performer come Robin Williams, Jim Carrey o lo stesso Black, Ben è serio, posato, completamente dedito al lavoro e alla famiglia, molto riservato e con esplicite ambizioni anche in ambito drammatico. I sogni segreti di Walter Mitty – che ha scritto, prodotto, diretto e interpretato – lo ha consacrato nel 2013 come autore “sofisticato”, ma ora Stiller è tornato a lavorare sulla sua vena più demenziale. I pettorali e l’aria da precisino ci sono sempre, ma in questo caso tornano utili al ruolo, visto che dopo quindici anni Ben indossa (è proprio il caso di dirlo) nuovamente i panni di Derek Zoolander, il modello più bello, pignolo e stupido che abbia mai calcato una passerella. Girato in gran parte in Italia, Zoolander No. 2 potrebbe avere un percorso opposto rispetto al capostipite, che fu un fallimento al boxoffice, ma che crebbe poi con il passaparola e l’home entertainment fino a diventare un titolo iconico.

Best Movie: Fare un sequel di un film cult comporta sempre il doppio dei rischi, no?
Ben Stiller: «Sì, e non esiste una ricetta. Quindi mi concentro su ciò che mi sembra divertente, quello che mi fa ridere, sperando che poi piaccia pure agli altri. L’idea era di fare un film che fosse perfino migliore, ma anche se ci fossimo riusciti, è difficile competere con l’idea che la gente ha in testa della pellicola originale. Il pubblico si è affezionato a quella storia, ai personaggi, agli scherzi».

BM: E quindi come vi siete mossi?
BS: «Abbiamo cercato di non fare la stessa identica cosa, sfruttando l’effetto nostalgia. Certo, ci sono molte situazioni che ritornano, e siamo riusciti a riunire tutto il cast, anche il villain Will Ferrell, cui tenevo molto. Ma abbiamo provato a dargli un nuovo sapore: e dunque nuove ambientazioni, una storia e uno stile diverso».

BM: Quindici anni non sono pochi…
BS: «Siamo tutti più vecchi e la cosa ha una certa importanza anche nello svolgersi del racconto. Sono cambiato io stesso, ed è un bene: a quei tempi non avevo figli e pensavo alle cose in un altro modo. Oggi non mi capita più così spesso di fare commedie oltraggiose e quindi mi sono sentito libero di godermela. Certi automatismi, certe logiche comiche non sono cambiate e me ne sono accorto rapidamente, anche se all’inizio mi pareva tutto un po’ artefatto, eravamo un po’ ingessati. Poi, dopo una settimana di riprese, tutto ha acquisito naturalezza».

BM: Cosa è successo ai “ragazzi” in questi quindici anni?
BS: «Lo raccontiamo nella sequenza iniziale. Ci sarà il crollo del “Centro Derek Zoolander per bambini che non sanno leggere e che vogliono imparare a fare bene anche altre cose”, perché è stato costruito con materiale molto scadente. Ci saranno morti e feriti, e nell’incidente iniziale Derek perderà la moglie, ritrovandosi con il cuore spezzato e un figlio incapace di accudire, che gli verrà portato via dai servizi sociali».

BM: Un inizio drammatico…
BS: «Molto, molto drammatico. Derek lascia la società e si ritira a vivere su una montagna nel nord del New Jersey – ovviamente è un paradosso! – mentre Hansel (Owen Wilson, ndr), forzato a tenere una maschera sul viso, vive sconsolato nel deserto. I due sono stati dimenticati dal mondo della moda, ma vengono invitati a una sfilata… e a quel punto si ricomincia. C’è un cattivo che vuole uccidere tutti i belli del mondo e qualcuno deve pur opporsi».

BM: Perché aspettare così tanto per il sequel?
BS: «Be’, il film andò male al cinema e quindi nessuno ci pensò più. Poi, qualche anno dopo, scrivemmo una sceneggiatura, ma i tempi non erano maturi. Nel 2010 ci riprovammo con uno script diverso, scritto con Justin Theroux, ma non fu possibile incastrare tutto e dare il via alle riprese. Poi un paio d’anni fa ci siamo rimessi sotto e siamo finalmente riusciti a partire. La cosa curiosa è che per tutto questo tempo si è parlato di quei personaggi e di quelle mosse, Blue Steel e Magnum comprese…».

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