Pacific Rim: le 5 ragioni per cui è un mostruoso capolavoro pop
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Pacific Rim: le 5 ragioni per cui è un mostruoso capolavoro pop

L'effetto Mazinga, l'ombra di Cthulhu e gli scienziati pazzi

Pacific Rim: le 5 ragioni per cui è un mostruoso capolavoro pop

L'effetto Mazinga, l'ombra di Cthulhu e gli scienziati pazzi

NOTA PER LA LETTURA: le 5 ragioni le trovate elencate e linkate a fine articolo. Per chi ne ha voglia, vi proponiamo però prima una breve introduzione critica al film.

È tutta una questione di punti di riferimento: come ti insegnano quando sei un bambino, la luna, all’orizzonte, sembra più grande solo perché puoi confrontarla con gli alberi, le case, o una barca sul filo del mare. Al cinema la testa di un bambino non è più grande di un dinosauro radioattivo, dipende tutto da cosa ci metti accanto (un piatto di minestra, invece di un grattacielo). Quello che cambia, per davvero, sono le dimensioni degli schermi.
Pacific Rim
è un film perfettamente contemporaneo, il film più adatto a schermi IMAX, Arcadia e affini (benché non sia girato in IMAX, né in 3D, nativo), perché Guillermo del Toro è imbattibile nel comporre l’inquadratura quando si tratta di mettere assieme dinosauri e grattacieli, cioè creature teoricamente molto grandi (una magnifica sequenza di Hellboy 2 già lo testimoniava). Se ci pensate, fare cinema mainstream, oggi, è questo e nient’altro: date le potenzialità illimitate del digitale nel creare mondi e l’omologazione delle sceneggiature (sono sempre gli stessi quattro accordi), si tratta di design, casting e distribuzione degli oggetti nel quadro, ovvero mettere assieme le cose.

Il set-up – la parte del film in cui si fissano le coordinate del mondo che si andrà a raccontare e si presentano i personaggi – sta scomparendo, o comunque sta mutando: si propone allo spettatore un universo di riferimenti che già conosce, o può intuire, integrato – durante la promozione che precede l’uscita – da clip, trailer, featurette, backstage, videointerviste. Spesso si tratta di un decennio non troppo lontano, con le sue linee di giocattoli, le sue cicatrici storiche, i suoi programmi televisivi. È la base: da lì tutto il resto cade a pioggia. Come già sottolineano in molti, questi film sono le innumerevoli attrazioni di un parco a tema metafisico, e il 3D sta lì appunto a sottolinearlo, rendendo l’esperienza virtuale più coinvolgente, come nelle vecchie fiere di paese.
A tutto questo ci si può ribellare, facendo gli eremiti cinefili e dedicandosi solo al cinema da Festival. Oppure si può fare la pace con il 2013 e le sue abitudini, e decidere che ci sono attrazioni meglio concepite, e altre per nulla. Attrazioni che fanno per noi, e dunque per cui pagare, e altre per nulla.

Io sono nato nel ’76, sono cresciuto a Girella Motta e Cartoni Animati Giapponesi, e – salendo su Pacific Rim – mi sono divertito come un pazzo. Vi do cinque ragioni.

Numero uno: L’effetto Mazinga
Numero due: Si muore
Numero tre: Lovecraft?
Numero quattro: Sequel/Non sequel
Numero cinque: Gli scienziati

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