Paolo Ruffini si scaglia contro il Barbenheimer: «Barbie e Oppenheimer li hanno visti tutti solo per moda»
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Paolo Ruffini si scaglia contro il Barbenheimer: «Barbie e Oppenheimer li hanno visti tutti solo per moda»

L'attore e showman livornese non ha risparmiato delle frecciate al fenomeno cinematografico più rilevante degli ultimi tempi

Paolo Ruffini si scaglia contro il Barbenheimer: «Barbie e Oppenheimer li hanno visti tutti solo per moda»

L'attore e showman livornese non ha risparmiato delle frecciate al fenomeno cinematografico più rilevante degli ultimi tempi

Paolo Ruffini Barbenheimer

Fanno discutere le parole di Paolo Ruffini al Festival Castiglione del Cinema, dove il regista – ospite del festival sul lago Trasimeno in quel di Castiglione del Lago per presentare il suo documentario PerdutaMente, sulle persone malate di Alzheimer – ha parlato anche del Barbenheimer, il fenomeno rappresentato dall’uscita in contemporanea di Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Christopher Nolan, che ha catalizzato l’attenzione del cinema mondiale e fatto registrare altissimi incassi nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

Ai microfoni di Roma Today, e parlando con la stampa che l’ha incontrato al festival, Ruffini ha detto: «Oppenheimer, così come Barbie, ha avuto un grande successo, ma non fa testo, è una moda, perché oggi sopravvive solo la moda. Evviva Nolan, che è riuscito a riempire le sale di ragazzi di 15 anni che per tre ore hanno tenuto il cellulare in tasca. Ma resta una moda. Almeno un terzo della gente che è andata a vedere Oppenheimer avrebbe dovuto andare a vedere Io Capitano, un film di impegno civile, con qualità artistica, un film internazionale».

L’attore e showman toscano ha poi spiegato che, a suo avviso, «oggi i ragazzi hanno una fruizione esclusivamente verticale. Il tempo d’attenzione è di 15 secondi con Tik Tok. In una sala per un film da tre ore di Nolan (evviva Nolan comunque!) ci vanno senza più una capacità di visione periferica. Il pubblico è disorientato anche perché le piattaforme hanno azzerato la distanza spazio-temporale, arrivano film vecchi di cinque anni e il pubblico manco se ne rende conto. Rispetto ai prodotti italiani c’è una diffidenza enorme, abbiamo tirato fregature allucinanti, pensavamo più al tax credit che altro e quindi è venuta meno la fiducia. Ormai in sala o vanno con delle garanzie enormi e giustissime o nulla. Oggi il regista conta molto più dell’attore».

Foto: Getty (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images); MovieStills

Fonte: Roma Today

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