Louis (Jason Clarke) è un dottore in burnout, provato dal duro lavoro nel pronto soccorso di una grande città e dai continui traumi a cui ha assistito. Si trasferisce quindi con la moglie Rachel (Amy Seimetz) e i figli Ellie e Gage in un piccola cittadina del Maine, in una casa alle cui spalle sorge un grande bosco. Lì si trova un cimitero degli animali, ma oltre una cumulo di legname c’è un antico luogo sacro indiano dove chi viene seppellito non rimane sottoterra. È il vicino Jud Crandall (John Lithgow) a mostrare questo posto a Louis, per salvare dalla morte il gatto della piccola Ellie, che però torna con un carattere completamente diverso, molto più aggressivo…
Pet Sematary, seconda versione cinematografica del romanzo omonimo di Stephen King del 1983, che fa seguito a Cimitero vivente diretto da Mary Lambert nel 1989, porta la firma di un duo di registi, Kevin Kolsch e Dennis Windmyer, che hanno tratto dalle pagine del Re un film aderente più all’economia dell’horror di oggi che al testo originario. Una rilettura che non teme di omaggiare a chiare lettere il film di trent’anni fa (con al suo attivo anche un sequel apocrifo), facendo però attenzione, allo stesso tempo, a non disperdere il potenziale originario di un incubo al contempo umano e animalesco, che a detta di King è la storia che è tornato a perseguitarlo maggiormente nelle proprie fantasie (al suo interno c’era, fin dal principio, molto di autobiografico).
Pet Sematary è nelle sale da oggi e, in fondo all’articolo, potete trovare il link per leggere la nostra recensione del film nel dettaglio.
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