Peter Dinklage: «Vorrei capire le donne»
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Peter Dinklage: «Vorrei capire le donne»

Il rapporto col gentil sesso, quello con il mondo dei fumetti e le conseguenze della fama dovuta al Trono di Spade. Abbiamo incontrato l’astuto Folletto della serie cult di HBO, sul set di X-Men: Giorni di un futuro passato, in arrivo in Italia il 22 maggio

Peter Dinklage: «Vorrei capire le donne»

Il rapporto col gentil sesso, quello con il mondo dei fumetti e le conseguenze della fama dovuta al Trono di Spade. Abbiamo incontrato l’astuto Folletto della serie cult di HBO, sul set di X-Men: Giorni di un futuro passato, in arrivo in Italia il 22 maggio

Lo vedo uscire dallo studio in cui sta girando X-Men: Giorni di un futuro passato, il nuovo “sequel prequel” della saga dei mutanti Marvel, in arrivo in sala il 22 maggio (vedi anche a pag. 22). Un assistente gli indica la tenda sotto la quale mi trovo. Mi fa un cenno di saluto, poi però rimane immobile. Forse devo avvicinarmi io? Eppure mi hanno detto di aspettare… Dopo qualche (lunghissimo) secondo di incertezza arriva un’auto che lo accompagna alla tenda.  «Se fossi venuto a piedi saresti invecchiato nell’attesa» esordisce Peter Dinklage. Quanto basta per capire che non sarà la solita intervista. Anche se è difficile, provate a dimenticare il Tyrion di Il Trono di Spade (che intanto riparte su Sky Atlantic con la quarta stagione dal 18 aprile). L’uomo che lo interpreta ne possiede l’arguzia e l’ironia, ma basta guardarlo negli occhi per capire che nessun conflitto interiore del rampollo Lannister alberga in lui.

Come sei finito in un film sugli X-Men?
«Semplicissimo. Bryan Singer mi ha telefonato per parlare del personaggio che voleva interpretassi. Ho accettato il ruolo senza aver letto lo script, ma più che altro perché non mi è stato concesso di farlo! Volevo fare il provino per Wolverine ma Bryan me l’ha impedito, non capisco perché».

Perché ti voleva nei panni di Bolivar Trask. A proposito, chi è?
«Un uomo molto acuto. Ha delle questioni irrisolte con i mutanti e il momento storico, i primi anni ’70, è davvero complicato. L’America sta combattendo in Vietnam e affronta altre crisi interne. Trask cerca di prendersi cura del suo Paese con le armi che ha a disposizione. Sente che l’umanità è minacciata da più parti e adopera la sua abilità per proteggerla. Usa l’arte dell’oratoria per nascondere i suoi piani: ho dovuto imparare un sacco di battute e prestare molta attenzione alla sua evoluzione, poiché abbiamo girato in tempi diversi su un numero di set incredibile». […]

Leggi tutta l’intervista su Best Movie di aprile

(Foto: Getty Images)

 

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