Morto un papa se ne fa un altro. Ma morto un Hobbit (si fa per dire!), si passa ad un altro progetto. Per Peter Jackson, che ha passato nella Terra di Mezzo ben 13 anni, sarà difficile dire addio ai luoghi dove è stato possibile far vivere in immagini la saga di Tolkien. E, forse anche per questo, non ha intenzione di lasciare, almeno a breve, la Nuova Zelanda.
Il progetto a cui sta pensando, però, non ha niente a che vedere con i sei film da cui è reduce: si tratterà di un piccolo film simile, per toni e intenzioni, a Creature del Cielo. «Sento il bisogno di non continuare sulla scia della grande produzione Hollywoodiana, ma di prendermi un po’ di tempo per raccontare alcune storie ambientate nel mio Paese d’origine», ha detto il regista ai microfoni di Variety, rivelando che sta scrivendo il nuovo film insieme alla moglie Fran Walsh.
Non si tratterà certo di un blockbuster, ma la tecnologia lo accompagnerà anche in questa avventura. A quanto pare, Jackson non smetterà di giocare con la realtà virtuale e di puntare alle opportunità di intrattenimento per il suo pubblico. «Stiamo vivendo sulla cuspide del mondo dell’intrattenimento. La tecnologia è arrivata a livelli altissimi, non possiamo far finta di nulla».
Certamente, è incoraggiante sapere che per questo regista, che ha rivoluzionato il cinema conemporaneo, non abbandonerà la sua estetica e i processi messi in atto lungo il suo percorso dietro la macchina da presa. Quello che rimane incerto è, invece il suo futuro post-Signore degli Anelli; come farà ad affrancarsi da un universo così potente come quello che ha creato?
Nonostante l’annosa questione dei diritti, è inutile dire che tra i fan più irriducibili rimane accesa la speranza che il Silmarillon verrà prima o poi portato sul grande schermo. «Se mi dicessero che potrei iniziare già domani, direi no. Ho la necessità di chiarirmi le idee e dedicarmi a piccole cose, verso cui al momento il mio cuore sente di doversi indirizzare», chiarisce subito Jackson, contro ogni equivoco. «Ma chiedetemelo tra due-tre anni e dirò di sì. Sarebbe troppo difficile vedere un altro regista calarsi in questo universo, sentimentalmente sento di esserne in un certo senso il proprietario».
E, nel bene o nel male, non ha poi tutti i torti.
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Fonte: Collider
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