È lontano il tempo in cui Tim Goodman (Justice Smith) sognava di fare l’allenatore di Pokémon. Ora, a ventidue anni, lavora nella assicurazioni, e ai Pokémon non ci penserebbe più, o quasi, se la morte del padre, un famoso investigatore, non lo richiamasse a Ryme City, la metropoli dove umani e Pokémon vivono fianco a fianco. Crede che sia soltanto l’ora di dire addio ad un genitore che non ha mai veramente conosciuto, ma c’è del marcio nell’incidente che ha portato alla scomparsa di Harry Goodman, e il giovane Tim si trova a far squadra con il partner del padre, l’irresistibile Pikachu, per far luce su un mistero che assume tinte e dimensioni sempre più inquietanti…
Pokémon – Detective Pikachu, primo live action dedicato agli indimenticabili mostri della Nintendo, presenta un protagonista molto diverso dall’amato Ash e dal suo iconico cappellino. Il Tim di Justice Smith è un good boy, come suggerisce il suo cognome, alla prese con una condizione di orfano che gli porta non pochi grattacapi. In particolare per via di un padre, dedito a esperimenti genetici, la cui perdita fa sentire in maniera inequivocabile i suoi strascichi.
Eppure, al netto di questa svolta adulta, il film diretto dal Rob Letterman di Mostri contro alieni e prodotto dalla Warner Bros. non manca di intavolare un approccio giocoso a quel mondo tornato in auge di recente grazie all’applicazione Pokémon Go, ritorno di fiamma che testimonia una passione mai domata nella fascia d’età dei millennials, che alle ore passate davanti ai Gameboy ha lasciato attaccato più di un pezzo di cuore e di memoria.
Il film è nelle nostre sale da oggi e in fondo all’articolo trovate il link per leggere la nostra recensione nel dettaglio.
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