Il nuovo horror-thriller di Steven Soderbergh, intitolato Presence, è stato presentato in questi giorni al Sundance Film Festival ottenendo una reazione inaspettata da alcuni spettatori. Una parte del pubblico, infatti, ha dichiarato di trovare il film troppo “intenso” e “stressante” («Non posso sopportare tutto questo stress a quest’ora della notte») e ha finito per lasciare la sala a metà proiezione.
A chi è rimasto non è andata meglio: le reazioni sono state di shock e stupore, comprese quelle del cast capitanato da Lucy Liu, che ha dichiarato: «Sono sconvolta. Il mio corpo ha reagito come se io non avessi mai recitato in questo film». Anche l’attore West Mulholland si è mostrato agitato e ha voluto precisare davanti a tutta la sala di “non essere affatto” come il suo personaggio, nella vita reale.
Presence è un thriller “di fantasmi” che racconta la storia della famiglia Payne, composta dalla madre Rebecca (Lucy Liu), il padre Chris (Chris Sullivan) e i figli Chloe (Callina Liang) e Tyler (Eddy Maday). I Payne acquistano una nuova casa, ma si rendono presto conto di non essere soli quando la figlia adolescente inizia a percepire una strana presenza. Chloe sospetta che si tratti di un fantasma, e in particolare della sua migliore amica Nadia, deceduta da poco per overdose. Tuttavia, i membri della famiglia inizialmente non le prestano attenzione.
La particolarità di Presence, come descrive Variety, è il punto di vista che Steven Soderbergh ha deciso di adottare, ovvero… quello del fantasma. La storia è infatti vista dalla sua prospettiva e lo spettatore si immedesima così nella “presenza” che infesta la casa e osserva i membri della famiglia Payne.
«Avevo molte domande in merito a questa decisione – ha rivelato il regista durante la presentazione -. Sono stato sempre molto chiaro sul fatto che il punto di vista in stile VR non funziona in una narrazione. Il pubblico vuole vedere il protagonista che mostra delle emozioni mentre fa esperienza di qualcosa. Ho insistito su questo particolare per tantissimo tempo: non funzionerà mai. A meno che… scegli di non voltarti mai. Mi sono chiesto quale sarebbe stata la mia reazione come spettatore di fronte a una scelta del genere. Come avrei reagito? E ho capito che non c’era un altro modo di farlo».
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