In anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024 anche Il Conte di Montecristo, una serie in otto episodi che sarà trasmessa in quattro appuntamenti in prima serata su Rai Uno nel 2025. Il nuovo adattamento per il piccolo schermo del capolavoro di Alexandre Dumas, pubblicato originariamente a puntate nel 1844, trova il suo leggendario protagonista Edmond Dantes nel carismatico Sam Claflin (star di Io prima di te e Hunger Games), affiancato dal Premio Oscar Jeremy Irons ma anche dai nostri Michele Riondino, Lino Guanciale e Gabriella Pession. Ed ecco come il regista e il cast ci hanno raccontato la scelta di tornare a indagare questa parabola senza tempo, puntando sull’indagine della complessa psicologia dei personaggi.
«Per me Il Conte di Montecristo è la migliore storia mai raccontata sulla vendetta – inizia il regista Billie August -. La cosa interessante è che Edmund Dantes non solo decide di uccidere chi gli ha fatto torto, ma è stupefacente anche il modo sofisticato in cui pianifica la sua vendetta, vuole farlo in modo che il danno sia simile a quella che lui ha subito. La cosa davvero affascinante è che per perseguire la vendetta perde la sua capacità di amare. La complessità di questa storia la recente necessaria e importante e mi ha portato a pensare che dovessi raccontarla. Non volevo fare il tipico film in costume, dovevo andare a fondo dei personaggi e delle interazioni tra loro, questa è la forza motrice della storia». «La cosa splendida di questa serie è che abbiamo avuto otto ore per dissezionare ciascuno di loro, raccontarne i dettagli» prosegue il protagonista de Il Conte di Montecristo.
«Il romanzo permette in modo straordinario di sparire, essere assorbito totalmente nel mondo de Il Conte di Montecristo – ci racconta ancora Sam Claflin -. Una bellissima parte di questa produzione è come non sia solo la storia di Edmond ma la storia di tutti i personaggi che lo circondano. Per me è stata una enorme gioia, una gioia squisita ma anche una grossa sfida calarmi nei panni di questo personaggio così complesso. I personaggi migliori da interpretare sono quelli che sono più difficili da capire a fondo. Ma la visione di Bill permette allo spettatore, al pubblico e a noi attori di entrare a fondo in quel mondo, ha saputo portarci a sentire le loro emozioni, provare empatia anche per i cattivi». E prosegue Jeremy Irons, che nella serie interpreta l’Abate Faria: «La mia è una piccola parte del film, ma penso che il mio compito era quello di conoscere Edmond e incoraggiarlo, dargli speranza, trasmettergli la saggezza che lui ha acquisito attraverso la sua vita».
«Mi fido di Bill, ho girato con lui già tre film – prosegue Jeremy Irons, che ha iniziato a lavorare con il regista nel lontano 1992 per La casa degli spiriti -. Ha saputo prendere questo mondo e renderlo reale, contemporaneo, attraverso le parole, le vere relazioni e le vere emozioni. Quello che trovo eccezionale in Bill come regista è che attraverso una forma quasi di semplicità riesce ad arrivare al centro, al cuore stesso della situazione. Quando gira sa catturare le vere emozioni, non le nasconde, non lo offusca con gli effetti, i tagli di montaggio. Quando ho visto i primi quattro episodi ero a Los Angeles, ho visto le sue riprese e la chiarezza, la semplicità che permette agli attori ha saputo veramente far emergere l’essenza del loro personaggio. Credo che questo sia piuttosto raro nel cinema di oggi ed è quello che amo del suo cinema».