Nel 1995 la mente visionaria di Terry Gilliam ha partorito un film che è riuscito a prevedere il futuro – ovvero l’attuale 2024 – con un grado di accuratezza inquietante, non esitando a mettere in scena un futuro distopico caratterizzato da una pandemia virale, corporazioni senza scrupoli e un vasto uso strategico della disinformazione.
Stiamo parlando de L’esercito della 12 scimmie, film che poteva vantare nel cast nomi del calibro di Bruce Willis e Brad Pitt, e che al momento della sua uscita si rivelò un successo di critica e di pubblico. La complessità e la difficile fruizione del film gli hanno forse impedito di imprimersi a fuoco nella pop colture, tuttavia la sua lungimiranza e la sua crudezza, oltre a rafforzarne lo status di “cult”, lo rendono una produzione quantomai attuale.
L’esercito delle 12 scimmie ha inizio nel 2035, dove un virus ha eliminato il 99% dell’umanità, con i sopravvissuti costretti ora a vivere nel sottosuolo per sfuggire al contagio. Dietro la promessa della grazie, il governo e la rete di scienziati rimanenti incaricano il detenuto James Cole (Bruce Willis) di tornare indietro nel tempo fino al 1996 nella speranza di riuscire ad ottenere un campione puro del virus, che è mutato nel corso degli anni, per tentare di ottenere un vaccino. Apparentemente le indagini sembrano condurre ad un sedicente gruppo ecologista, noto come “l’esercito delle 12 scimmie”, il quale avrebbe diffuso il contagio per liberare il pianeta dalla stessa umanità.
La sceneggiatura di David Webb Peoples e Janet Peoples è mirata a confondere lo spettatore, e di fatto non sembra mai cercare la riconciliazione tra passato e futuro. Questa sembra concentrarsi maggiormente su come la mente umana elabori le informazioni, rendendo i personaggi una sorta di analfabeti funzionali ante litteram.
L’ossessione cospirativa di Jeffrey Goines, il radicale attivista interpretato da Brad Pitt, per esempio, sembra infatti essere frutto della sua incapacità di elaborare informazioni complesse. Al tempo stesso Cole si presenta come un inviato inefficace, poiché non riesce a dare un senso a tutte le informazioni sul passato, presente e futuro ottenute durante nel corso della missione. Inoltre, la dottoressa Kathryn Railly (Madeleine Stowe), apparentemente voce della ragione in quanto scienziata, sembra precipitare nella follia man mano che apprende maggiori dettagli sulla missione di Cole.
Parallelamente al letale virus, Terry Gilliam rappresenta la follia e la discesa nel delirio dei vari personaggi del film come se si trattasse di un vero e proprio contagio che non lascia nessuno immune, muovendosi da Goines a Cole, alla dottoressa Railly fino al folle Dr. Peters. In questo senso, Gilliam sembra vedere la follia come una virtù che dà ai personaggi potere sulle sovrastrutture imposte dalla società liberandoli dal controllo.
A rendere particolarmente attuale L’esercito delle 12 scimmie è inoltre la sua impostazione nichilista e oscura, che non lascia molto spazio alla salvezza dell’umanità. Il mondo descritto dal film, pieno di pandemia, leader autoritari e rovina urbana, trova molti validi corrispettivi nelle vicende odierne. Tuttavia, si trattava per l’epoca di un approccio sicuramente inusuale, che ha permesso al film di raggiungere vette di pessimismo sdoganate al cinema e in Tv solo negli anni recenti.
E voi avete mai visto L’esercito delle 12 scimmie? Fatecelo sapere nei commenti!
Leggi anche: Questo film è considerato ancora oggi uno dei più disturbanti di tutti i tempi
Foto: MovieStillsDB
Font: CBR
© RIPRODUZIONE RISERVATA