Quattro pazzi in libertà... e Gerard Depardieu. Parla il cast di Niente può fermarci
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Quattro pazzi in libertà… e Gerard Depardieu. Parla il cast di Niente può fermarci

Presentata a Roma alla presenza del cast e del regista Luigi Cecinelli la commedia che uscirà nelle sale italiane il prossimo 13 giugno in 160 copie

Quattro pazzi in libertà… e Gerard Depardieu. Parla il cast di Niente può fermarci

Presentata a Roma alla presenza del cast e del regista Luigi Cecinelli la commedia che uscirà nelle sale italiane il prossimo 13 giugno in 160 copie

Internet dipendenza, narcolessia, sindrome di Tourette e ossessione compulsiva per l’igiene. Queste sono le problematiche che affliggono Augusto, Leonardo, Guglielmo e Mattia, i giovani protagonisti di Niente può fermarci, una commedia estiva che indaga sulle ansie e le paure dei giovani mantenendo gli stilemi classici della commedia “all’italiana”. Nel cast, assieme ai quattro ragazzi (Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri, Guglielmo Amendola), presenze d’eccezione come Massimo Ghini e Gerard Depardieu.
Ecco la cronaca dell’incontro con gli interpreti del film, e con il regista Luigi Cecinelli, che ha scritto la sceneggiatura assieme a Ivan Silvestrini (a sua volta regista del recente Come non detto, oltre ad essere uno dei blogger di Best Movie).

Com’è nata lidea di questo progetto cinematografico?
Luigi Cecinelli – «Cercavo una persona con cui scrivere questa sceneggiatura, e io e Ivan Silvestrini ci siamo trovati subito. Con l’aiuto di Claudio Zamarion, direttore della fotografia e produttore, abbiamo lavorato al film per tre anni, nel corso dei quali abbiamo fatto casting su casting. Il primo che abbiamo trovato è stato Vincenzo Alfieri, ricordo ancora che durante il suo provino lui recitava e tutti noi, cameramen compreso, non riuscivamo a trattenere le risate. Il secondo attore che abbiamo selezionato è stato Emanuele Propizio, poi è arrivato Federico Costantini a cui abbiamo chiesto, per una volta, di non fare il bello e dannato ma lo sfigato con manie compulsive, e infine è arrivato Guglielmo Amendola. Per la scelta dei “genitori” abbiamo invece scritto la lista dei desideri, come si fa a Natale, e sono riuscito ad avere questi meravigliosi protagonisti. Sul set c’era intesa, quando gli attori si divertono a stare insieme inevitabilmente questa cosa esce anche dallo schermo e arriva allo spettatore».

Come è stato recitare con Gérard Depardieu?
Emanuele Propizio – «Posso dirvi che non ho dovuto effettivamente bere tutto quel vino, perché in realtà era succo al mirtillo, e faceva veramente schifo! Nonostante tutto, è stata una bellissima esperienza, e in due anni ho avuto la fortuna di lavorare con lui e De Niro (in Manuale d’amore 3, NdR). Con i ragazzi mi sono trovato benissimo, alcuni li conoscevo già, come Federico, con gli altri c’è stata intesa sin dall’inizio. E in più ringrazio di aver avuto, ancora una volta, un padre come Massimo Ghini».

Come è andato il tuo provino per la parte di Gloria?
Eva Riccobono «Avevo il provino preparato da un mese, ed è stato come agli esami dell’Università, ti prepari poi arriva il grande giorno e ti dimentichi tutto. Ecco, a me è successo questo, e Luigi ancora mi prende in giro quando sa che ho un provino da preparare».

Come ti sei preparato per affrontare la mania del tuo personaggio e c’è un punto dincontro con la tua personalità?
Federico Costantini – «Il punto d’incontro non è la paura che il mio personaggio ha per il contatto con i microbi, ma la fobia che ho per gli insetti. Preferirei lottare contro un coccodrillo che avere un’ape in faccia!».
Luigi Cecinelli «Per uccidere una vespa in un furgone una volta ci ha pestato tutti!».

Come avete affrontato la messa in scena della sindrome di Tourette?
Vincenzo Alfieri – «La sindrome di Tourette ha molte sfumature, e con molto rispetto abbiamo scelto le più colorite. Da parte mia c’è stata molta preparazione, non è stato facile, ho avuto un approccio serio al personaggio, anche se, essendo una commedia, abbiamo aggiunto colore. Molto spesso i registi tendono ad “opprimere”, mentre Giovanni sa cosa vuole e ti da la possibilità di poterti esprimere».

Come è stato interpretare la figlia di Gérard Depardieu?
Anna Dalton – «Gerard è un professionista pazzesco! Ogni volta che andavo sul set pensavo “Ma cosa sono andata a studiare? Bastava venire qui vederlo recitare e prendere appunti!”».

Qual è la forza di Niente può fermarci?
Claudio Zamarion «Innanzitutto vorrei ringraziare gli sponsor per aver creduto nella “purezza” del progetto. La grande forza del film è che tutti gli attori sono amici stretti, la sceneggiatura è originale, per questo speriamo che il pubblico apprezzi la nostra opera.  Luigi mi ha convinto a sposare questo film, non solo per i suoi lavori pregressi, anche molto diversi da questo, ma soprattutto per via di una collaborazione di scrittura così ben fatta, che è difficile avere, e che quindi non potevo perdere».

Il film nasce da un’idea originale, c’era dunque voglia di raccontare qualcosa in più della commedia estiva e romantica?
Luigi Cecinelli – «La cosa che mi piaceva raccontare nel film è che a volte le diversità sono spesso negli occhi di chi le vede più di chi le vive. Mi piaceva quindi il modo di affrontare le problematiche di questi quattro ragazzi e del rapporto con i genitori. Per questo motivo la parte che mi interessava di più è quando i figli trovano la loro dimensione in discoteca mentre i genitori sembrano quattro disadattati».

Come è nata la collaborazione Gérard Depardieu?
Luigi Cecinelli «È stato un grande regalo della produzione, non mi sarei mai aspettato di dirigere un attore come lui».

Che cosa vi ha attratto della sceneggiatura?
Gian Marco Tognazzi «Depardieu! Ed essere costretto ad avere una capigliatura diversa dalla vita per poter essere adeguato a mio figlio. Scherzi a parte mi divertiva l’uomo istituzionale messo in imbarazzo dalla propria prole. Inoltre noi troviamo uno stimolo in più a lavorare con ragazzi che iniziano, perché si instaura un rapporto di scoperta e un’opportunità di apprendimento e divertimento anche per noi. Sono contento anche dell’occasione di aver girato fuori Roma, nelle Marche, e di aver percepito l’interesse della comunità locale che ha potuto assistere. Si ritrova l’entusiasmo del cinema di una volta».
Paolo Calabresi – «Che cosa ci ha fatto scegliere oltre l’indigenza? Nel cinema ultimamente si è deciso di fare commedie perchè bisogna vendere, ma commedie scritte con verosimiglianza non si trovano spesso, mentre questa lo è davvero. Le problematiche dei figli sono frutto delle proiezione delle ansie dei genitori. Questo è il punto di forza del film. Poi il cast è eccezionale, non solo Depardieu, che tra parentesi io ho visto solo in foto!».
Massimo Ghini «Si tratta del il mio secondo film con Depardieu, tanto ormai la stiamo mettendo così! (ride, NdR) Non è un film “estivo”, ma una commedia che racconta argomenti attuali. Le sindromi di cui parliamo sono serie e mi era piaciuta fin dall’inizio vedere il risvolto della responsabilità dei genitori nei confronti dei figli. Poi volevo aggiungere che l’unica “raccomandata” che è andata a Ibiza insieme ai ragazzi è l’Autieri, noi abbiamo fatto solo i primi piani di controfigure che stavano a Ibiza!».

Come mai il superamento della patologie viene attraverso le donne, in gran parte più grandi? È stata una scelta mirata?
Luigi Cecinelli «La scelta non è casuale perché le donne hanno sempre un altro tipo di controllo, e la saggezza femminile in questo caso è molto importante. Nel film però i ragazzi non trovano la “storia della loro vita” ma qualcosa che gli permetterà di effettuare il passaggio a una nuova fase delle loro esistenze. Era importante che loro trovassero uno spunto per spingersi oltre, che è inevitabilmente l’amore, anche se intenso o sul momento. I ragazzi non è che migliorino, ma accettano meglio loro stessi. Non è una tragedia, lo spirito del film è proprio questo, e poi metterne uno di matto in un film è già una cosa rischiosa, metterne quattro è proprio da folli!».

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