Internet dipendenza, narcolessia, sindrome di Tourette e ossessione compulsiva per l’igiene. Queste sono le problematiche che affliggono Augusto, Leonardo, Guglielmo e Mattia, i giovani protagonisti di Niente può fermarci, una commedia estiva che indaga sulle ansie e le paure dei giovani mantenendo gli stilemi classici della commedia “all’italiana”. Nel cast, assieme ai quattro ragazzi (Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri, Guglielmo Amendola), presenze d’eccezione come Massimo Ghini e Gerard Depardieu.
Ecco la cronaca dell’incontro con gli interpreti del film, e con il regista Luigi Cecinelli, che ha scritto la sceneggiatura assieme a Ivan Silvestrini (a sua volta regista del recente Come non detto, oltre ad essere uno dei blogger di Best Movie).
Com’è nata l’idea di questo progetto cinematografico?
Luigi Cecinelli – «Cercavo una persona con cui scrivere questa sceneggiatura, e io e Ivan Silvestrini ci siamo trovati subito. Con l’aiuto di Claudio Zamarion, direttore della fotografia e produttore, abbiamo lavorato al film per tre anni, nel corso dei quali abbiamo fatto casting su casting. Il primo che abbiamo trovato è stato Vincenzo Alfieri, ricordo ancora che durante il suo provino lui recitava e tutti noi, cameramen compreso, non riuscivamo a trattenere le risate. Il secondo attore che abbiamo selezionato è stato Emanuele Propizio, poi è arrivato Federico Costantini a cui abbiamo chiesto, per una volta, di non fare il bello e dannato ma lo sfigato con manie compulsive, e infine è arrivato Guglielmo Amendola. Per la scelta dei “genitori” abbiamo invece scritto la lista dei desideri, come si fa a Natale, e sono riuscito ad avere questi meravigliosi protagonisti. Sul set c’era intesa, quando gli attori si divertono a stare insieme inevitabilmente questa cosa esce anche dallo schermo e arriva allo spettatore».
Come è stato recitare con Gérard Depardieu?
Emanuele Propizio – «Posso dirvi che non ho dovuto effettivamente bere tutto quel vino, perché in realtà era succo al mirtillo, e faceva veramente schifo! Nonostante tutto, è stata una bellissima esperienza, e in due anni ho avuto la fortuna di lavorare con lui e De Niro (in Manuale d’amore 3, NdR). Con i ragazzi mi sono trovato benissimo, alcuni li conoscevo già, come Federico, con gli altri c’è stata intesa sin dall’inizio. E in più ringrazio di aver avuto, ancora una volta, un padre come Massimo Ghini».
Come è andato il tuo provino per la parte di Gloria?
Eva Riccobono – «Avevo il provino preparato da un mese, ed è stato come agli esami dell’Università, ti prepari poi arriva il grande giorno e ti dimentichi tutto. Ecco, a me è successo questo, e Luigi ancora mi prende in giro quando sa che ho un provino da preparare».
Come ti sei preparato per affrontare la mania del tuo personaggio e c’è un punto d’incontro con la tua personalità?
Federico Costantini – «Il punto d’incontro non è la paura che il mio personaggio ha per il contatto con i microbi, ma la fobia che ho per gli insetti. Preferirei lottare contro un coccodrillo che avere un’ape in faccia!».
Luigi Cecinelli – «Per uccidere una vespa in un furgone una volta ci ha pestato tutti!».
Come avete affrontato la messa in scena della sindrome di Tourette?
Vincenzo Alfieri – «La sindrome di Tourette ha molte sfumature, e con molto rispetto abbiamo scelto le più colorite. Da parte mia c’è stata molta preparazione, non è stato facile, ho avuto un approccio serio al personaggio, anche se, essendo una commedia, abbiamo aggiunto colore. Molto spesso i registi tendono ad “opprimere”, mentre Giovanni sa cosa vuole e ti da la possibilità di poterti esprimere».
Come è stato interpretare la figlia di Gérard Depardieu?
Anna Dalton – «Gerard è un professionista pazzesco! Ogni volta che andavo sul set pensavo “Ma cosa sono andata a studiare? Bastava venire qui vederlo recitare e prendere appunti!”».
Qual è la forza di Niente può fermarci?
Claudio Zamarion – «Innanzitutto vorrei ringraziare gli sponsor per aver creduto nella “purezza” del progetto. La grande forza del film è che tutti gli attori sono amici stretti, la sceneggiatura è originale, per questo speriamo che il pubblico apprezzi la nostra opera. Luigi mi ha convinto a sposare questo film, non solo per i suoi lavori pregressi, anche molto diversi da questo, ma soprattutto per via di una collaborazione di scrittura così ben fatta, che è difficile avere, e che quindi non potevo perdere».
Il film nasce da un’idea originale, c’era dunque voglia di raccontare qualcosa in più della commedia estiva e romantica?
Luigi Cecinelli – «La cosa che mi piaceva raccontare nel film è che a volte le diversità sono spesso negli occhi di chi le vede più di chi le vive. Mi piaceva quindi il modo di affrontare le problematiche di questi quattro ragazzi e del rapporto con i genitori. Per questo motivo la parte che mi interessava di più è quando i figli trovano la loro dimensione in discoteca mentre i genitori sembrano quattro disadattati».
Come è nata la collaborazione Gérard Depardieu?
Luigi Cecinelli – «È stato un grande regalo della produzione, non mi sarei mai aspettato di dirigere un attore come lui».
Che cosa vi ha attratto della sceneggiatura?
Gian Marco Tognazzi – «Depardieu! Ed essere costretto ad avere una capigliatura diversa dalla vita per poter essere adeguato a mio figlio. Scherzi a parte mi divertiva l’uomo istituzionale messo in imbarazzo dalla propria prole. Inoltre noi troviamo uno stimolo in più a lavorare con ragazzi che iniziano, perché si instaura un rapporto di scoperta e un’opportunità di apprendimento e divertimento anche per noi. Sono contento anche dell’occasione di aver girato fuori Roma, nelle Marche, e di aver percepito l’interesse della comunità locale che ha potuto assistere. Si ritrova l’entusiasmo del cinema di una volta».
Paolo Calabresi – «Che cosa ci ha fatto scegliere oltre l’indigenza? Nel cinema ultimamente si è deciso di fare commedie perchè bisogna vendere, ma commedie scritte con verosimiglianza non si trovano spesso, mentre questa lo è davvero. Le problematiche dei figli sono frutto delle proiezione delle ansie dei genitori. Questo è il punto di forza del film. Poi il cast è eccezionale, non solo Depardieu, che tra parentesi io ho visto solo in foto!».
Massimo Ghini – «Si tratta del il mio secondo film con Depardieu, tanto ormai la stiamo mettendo così! (ride, NdR) Non è un film “estivo”, ma una commedia che racconta argomenti attuali. Le sindromi di cui parliamo sono serie e mi era piaciuta fin dall’inizio vedere il risvolto della responsabilità dei genitori nei confronti dei figli. Poi volevo aggiungere che l’unica “raccomandata” che è andata a Ibiza insieme ai ragazzi è l’Autieri, noi abbiamo fatto solo i primi piani di controfigure che stavano a Ibiza!».
Come mai il superamento della patologie viene attraverso le donne, in gran parte più grandi? È stata una scelta mirata?
Luigi Cecinelli – «La scelta non è casuale perché le donne hanno sempre un altro tipo di controllo, e la saggezza femminile in questo caso è molto importante. Nel film però i ragazzi non trovano la “storia della loro vita” ma qualcosa che gli permetterà di effettuare il passaggio a una nuova fase delle loro esistenze. Era importante che loro trovassero uno spunto per spingersi oltre, che è inevitabilmente l’amore, anche se intenso o sul momento. I ragazzi non è che migliorino, ma accettano meglio loro stessi. Non è una tragedia, lo spirito del film è proprio questo, e poi metterne uno di matto in un film è già una cosa rischiosa, metterne quattro è proprio da folli!».