Queer ha per protagonista Lee (curiosamente lo stesso nome del personaggio di Timothée Chalamet in Bones and All), alter ego di Burroughs che racconta la sua vita a Città del Messico tra studenti universitari americani espatriati e proprietari di bar, che sopravvivono con lavori part-time e sussidi per veterani della Seconda Guerra Mondiale (la commistione fatale tra luoghi d’origine e luoghi cui ci si ritrova ad appartenere continua dunque a essere centrale nell’ispirazione del regista, pensando anche alla serie We Are Who We Are).
Lee è impacciato, insicuro e spinto a corteggiare un giovane di nome Allerton, basato su Adelbert Lewis Marker (1930-1998), un militare della Marina americana recentemente congedatosi da Jacksonville (Florida), con il quale Burroughs fece amicizia all’epoca. Il romanzo, pubblicato nel 1985 ma scritto tra il 1951 e il 1953, è autobiografico come molti dei lavori di Burroughs, e in parte un sequel del suo precedente Junkie (La scimmia sulla schiena), incentrato sulla sua dipendenza da eroina.
In attesa di capire se Bones and All sarà candidato o meno agli Oscar in quota MGM (il botteghino mondiale, tra l’altro nel periodo americano del Ringraziamento, ha purtroppo fatto registrare solo 11 milioni di dollari), Guadagnino si sta specializzando nello sviluppare più progetti contemporaneamente, in attesa di riuscire a mandarli in porto.
Se da un lato non si hanno aggiornamenti su alcuni dei tantissimi film in lavorazione del regista, a cominciare dallo Scarface scritto dai fratelli Coen, i i più imminenti dovrebbero essere la commedia sul mondo del tennis Challengers con Zendaya, che Guadagnino ha già finito di girare e che è attualmente in post-produzione, e il biopic su Audrey Hepburn con Rooney Mara per Apple TV+ , ancora in cerca di uno sceneggiatore.
Fonte: Deadline
Foto: Getty (Carlos Alvarez/Getty Images; Amanda Edwards/Getty Images)