La promozione del libro Cinema Speculation sta diventando l’occasione perfetta per conoscere a tutto tondo Quentin Tarantino. L’iconico regista, spesso fumantino durante le interviste, sta approfondendo vari temi legati alla sua filmografia e ai suoi titoli più amati dal pubblico.

Dopo aver parlato apertamente del più grande flop della sua carriera, ora, parlando con El País, ha rivelato quale è la scena di tensione preferita tra quelle girate per i suoi stessi film. Da Le Iene a C’era una volta a… Hollywood, il 60enne è tra i migliori a costruire i momenti thriller, spesso annegandoli in fiumi di parole o, al contrario, tesi silenzi.

Oltre ad aver confermato che il prossimo film The Movie Critic dovrebbe essere l’ultimo della sua carriera da regista, quando gli è stato chiesto come riesca a costruire certe scene di tensione – come ad esempio quella nella taverna di Bastardi senza gloria – ha dichiarato di ritenerlo un talento naturale:

Per me è facile creare quelle situazioni in cui i personaggi iniziano a parlare e poi le cose iniziano ad andare in pezzi fino al climax. Si lancia una palla agli attori e loro la afferrano.

Nello specifico, ha poi eletto la sua scena preferita dei suoi film, sempre dallo stesso film con Brad Pitt, Mélanie Laurent e Christoph Waltz:

Quella alla fattoria all’inizio di Bastardi senza gloria. Con l’ufficiale nazista Hans Landa che parla con il proprietario, mentre nasconde gli ebrei in cantina.

In alternativa, ha aggiunto, anche quella dello strudel e della panna montata: entrambe hanno per protagonista l’attore poi premiato con l’Oscar per la miglior interpretazione non protagonista, successo bissato pochi anni dopo con un personaggio simile nei modi ma eticamente opposto – il Dottor King Schultz di Django Unchained.

Cosa ne pensate? È davvero quella la scena thriller più riuscita nei film di Quentin Tarantino? O preferite invece altri momenti da Pulp Fiction, Kill Bill o The Hateful Eight? Diteci la vostra nei commenti.

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Foto: Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/WireImage

Fonte: El País