Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi), travolti dall’esondazione del Tevere, vengono fatti prigionieri ad Alba Longa e costretti a duellare nel fango e nella melma. Insieme riescono a capeggiare una ribellione, ma il loro sodalizio e l’armonia che li lega non sono destinati a durare. I due fratelli si ritroveranno infatti a sfidare il volere implacabile del destino, perché solo uno dei due può sopravvivere all’altro. Sul loro sangue nascerà Roma, il più grande impero di tutti i tempi, e il loro nome rimarrà scolpito nella leggenda.
L’ambizione sconfinata de Il primo Re di Matteo Rovere, insieme alla coraggiosissima sfida produttiva che il regista si è sobbarcato, segnano un importante tappa per il cinema italiano di genere, per un rinnovamento della nostra industria a lungo invocato ma quasi sempre rimandato. Un film con questo taglio, mitologico e violento, vigoroso e brutale ma non per questo estraneo a un’evidente vocazione riflessiva e filosofica, dimostra non solo che si può fare, ma anche che i margini per osare, al cospetto di certe imprese, sono ampi e percorribili.
Prodotto da Groenlandia con Rai Cinema, Il primo Re è sceneggiato dallo stesso Matteo Rovere con Filippo Gravino e Francesca Manieri e, forte di un comparto tecnico di alto livello, si avvale della fotografia di Daniele Ciprì, del montaggio di Gianni Vezzosi, delle musiche di Andrea Farri, delle scenografie di Tonino Zera e dei costumi di Valentina Taviani.
Lo vedremo nelle sale italiane a partire dal 31 gennaio, distribuito da 01 Distribution.
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