Questa serie true crime vi farà arrabbiare come se i protagonisti foste voi stessi
telegram

Questa serie true crime vi farà arrabbiare come se i protagonisti foste voi stessi

Un’esperienza che spinge a riflettere sulla fragilità del sistema giudiziario

Questa serie true crime vi farà arrabbiare come se i protagonisti foste voi stessi

Un’esperienza che spinge a riflettere sulla fragilità del sistema giudiziario

Making a murderer netflix

Ci sono storie che colpiscono per la loro intensità, ma poche riescono a suscitare una rabbia così viscerale da farci sentire coinvolti come se fossimo noi stessi al centro degli eventi. Su Netflix, c’è una serie tv che riesce a trascinare lo spettatore in un vortice di ingiustizie, dubbi e frustrazioni, facendovi vivere ogni emozione come se foste i protagonisti di una vicenda che sembra non avere mai fine.

Stiamo parlando di Making a Murderer, che scuote lo spettatore raccontando la controversa vicenda giudiziaria di Steven Avery e suo nipote minorenne Brendan Dassey, condannati per un omicidio che, secondo quanto emerge dalla serie, non hanno commesso. Attraverso dieci episodi, la serie svela prove inquietanti che indicano una presunta cospirazione da parte delle autorità, con accuse di insabbiamenti, prove fabbricate e interrogatori manipolativi, il tutto ai danni dei due protagonisti.

Il caso di Avery e Dassey mette in discussione il sistema giudiziario americano, soprattutto per il coinvolgimento di Brendan, un ragazzo di appena 16 anni al momento degli eventi. Durante gli interrogatori, Brendan è stato spinto a confessare crimini che, secondo i suoi sostenitori, non ha mai commesso. Le sue dichiarazioni, ottenute sotto pressione, hanno rafforzato le accuse contro di lui e suo zio, portando entrambi a essere condannati all’ergastolo. La narrazione si sofferma sul modo in cui la polizia avrebbe orchestrato la scoperta di prove, manipolato i fatti e approfittato della vulnerabilità di un adolescente, alimentando l’indignazione del pubblico.

Un personaggio centrale della vicenda è l’ex detective Andrew Colborn, accusato di aver falsificato prove per incastrare Avery e Dassey. Colborn ha intentato una causa per diffamazione contro Netflix, sostenendo che i registi, Laura Ricciardi e Moira Demos, abbiano deliberatamente distorto la verità per dipingerlo come un poliziotto corrotto, e rendere il documentario più accattivante. Tuttavia, il giudice federale Brett Ludwig ha rigettato le accuse, dichiarando che la serie riflette fedelmente le testimonianze di Colborn senza intenzione di malizia.

La serie ha avuto un enorme impatto culturale, portando alla realizzazione di una seconda stagione che approfondisce gli appelli e i tentativi legali di Avery e Dassey per ottenere giustizia. Nonostante le prove a sostegno della loro innocenza e l’indignazione pubblica, entrambi rimangono in carcere, con le richieste di clemenza ripetutamente respinte. In particolare, il caso di Brendan Dassey ha attirato l’attenzione di organizzazioni e attivisti per i diritti umani, che continuano a chiedere la sua liberazione. Nel 2022, i suoi avvocati hanno scritto al governatore del Wisconsin, Tony Evers, sottolineando come il sistema giudiziario abbia fallito nel garantirgli un processo equo: «Chiediamo che esercitiate il potere che solo voi avete: liberatelo. Vi chiediamo di farlo ora».

Making a Murderer non è solo una serie documentaristica, ma un’esperienza che spinge a riflettere sulla fragilità del sistema giudiziario e sull’impatto devastante che una condanna ingiusta può avere sulle vite delle persone. Guardarla significa entrare in un vortice di frustrazione, rabbia e impotenza, in cui è impossibile non immedesimarsi nelle vite spezzate dei protagonisti.

Leggi anche: Questo film Netflix racconta un caso così spaventoso che vi farà rimpiangere Martha di Baby Reindeer

Fonte: MovieWeb

© RIPRODUZIONE RISERVATA