Tra le ultime aggiunte Netflix, c’è un documentario tratto da una scioccante storia vera che ha sconvolto gli spettatori di tutto il mondo, arrivando addirittura a farli sentire male fisicamente.
Il colosso dello streaming ha lanciato lo scorso 16 ottobre Sweet Bobby: My Catfish Nightmare, che esplora il mondo oscuro del catfishing, ovvero la pratica di instaurare relazioni romantiche online attraverso identità online. Il documentario narra la storia di Kirat Assi, una donna britannica che ha vissuto un’esperienza devastante, credendo di essere coinvolta in una relazione online durata quasi dieci anni con un uomo di nome Bobby, cardiologo di successo e membro della loro comunità sikh a Londra. I due si erano conosciuti su Facebook nel 2010, e Kirat pensava di aver instaurato con l’uomo un legame sincero, anche grazie alla loro comunità sikh londinese in comune. Tuttavia, nonostante i ripetuti tentativi di Assi di incontrare di persona quest’uomo, che ormai considerava il suo compagno, Bobby inventava sempre scuse per evitare un incontro, adducendo motivi come problemi di salute o il fatto di essere sotto protezione testimoni per motivi legati al suo lavoro.
Sweet Bobby sta scalando la classifica di Netflix negli Stati Uniti, attualmente al quarto posto. Gli spettatori hanno condiviso le loro reazioni scioccate sui social, con alcuni che descrivono il documentario come “agghiacciante” e “assolutamente contorto”, e altri che dichiarano di aver perso fiducia nell’umanità. Addirittura, un utente di Twitter è arrivato a scrivere: «#SweetBobby su #Netflix è da brividi. Non riesco a comprendere il livello di follia a cui una persona può arrivare. Letteralmente, non ho più fiducia nel genere umano».
Altri consigliano caldamente il documentario: «Se volete qualcosa di scioccante da vedere, vi consiglio ‘Sweet Bobby: My Catfish Nightmare’ su Netflix… è solo… incredibile” oppure “State attenti alle persone che incontrate sui social media”.
La storia di Kirat era già stata raccontata in un popolare podcast di Tortoise nel 2021, raccogliendo migliaia di ascolti e reazioni sorprese. Kirat aveva commentato l’inaspettata viralità della vicenda: «Pensavo che sarebbe passata inosservata, che non sarebbe diventata niente di importante. Non avevo idea che sarebbe esplosa così tanto”.
Ciò che ha sconvolto gli spettatori è la scoperta di chi realmente si nascondeva dietro l’account di Bobby: la cugina Simran Bhogal. Non solo la parente aveva inventato un falsa identità, “Bobby Jandu”, ma ha creato un intero parterre di personaggi per sostenere il suo inganno, coinvolgendo oltre 60 profili falsi tra amici, parenti e colleghi inesistenti. L’obiettivo era rendere verosimile la figura di Bobby.
Assi, ingannata da queste storie e dalla fitta rete di “amici” e “familiari” che Bhogal aveva inventato per sostenere il suo piano, si è trovata intrappolata in una relazione manipolativa: Bobby non solo monitorava i suoi movimenti e le sue interazioni sociali, ma arrivava anche a testare la sua fedeltà con domande e scenari inquietanti, creando in lei un continuo stato di paura e dipendenza emotiva. Come Kirat ha raccontato a Netflix Tudum: «Molti pensano che il controllo coercitivo non possa verificarsi online, ma è possibile. Ti logora lentamente fino a farti perdere completamente te stessa».
Insospettita dalle continue scuse di Bobby, ha assunto un investigatore privato. Seguendo una traccia fino a Brighton, è finalmente riuscita a confrontarsi con il vero Bobby Jandu, che si è detto sconvolto e ignaro di tutto. Solo dopo questo incontro, Assi ha scoperto che la vera artefice dell’inganno era la sua cugina Simran, la quale le ha confessato di aver impersonato non solo Bobby, ma anche tutti gli altri personaggi coinvolti.
Nonostante l’enorme impatto psicologico subito, Assi non ha potuto vedere Bhogal affrontare accuse penali: nel Regno Unito, infatti, il catfishing non costituisce un reato. Tuttavia, nel 2020, Assi ha intentato una causa civile contro la cugina per molestie e violazione della privacy, ottenendo un risarcimento e il rimborso delle spese legali, oltre a una lettera di scuse. La battaglia legale è tuttora aperta, poiché Assi e il vero Bobby Jandu hanno avviato ulteriori procedimenti civili.
Oggi Simran Bhogal ha cancellato i suoi profili sui social e ha limitato al massimo la sua presenza online. Al rilascio del podcast, Bhogal e i suoi legali hanno rilasciato una dichiarazione definendo la vicenda come “una questione familiare privata e ormai risolta“, contestando le accuse e definendole diffamatorie. Tuttavia, per Assi, il capitolo non è ancora chiuso: la donna ha dichiarato che non cerca più spiegazioni ma vuole che Bhogal si assuma pienamente le responsabilità delle sue azioni, permettendo finalmente a lei e agli altri coinvolti di ottenere un po’ di giustizia e pace.
Sweet Bobby: My Catfish Nightmare è ora disponibile in streaming su Netflix. Lo guardarete? Fatecelo sapere nei commenti!
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Fonte: Unilad
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