Ogni grande studio di animazione ha i suoi successi e i suoi fallimenti, e Disney non fa eccezione. ebbene sia un colosso dell’industria dell’intrattenimento, ha sfornato alcuni film che non sono riusciti a lasciare un segno nel tempo. C’è però da sottolineare che, molto spesso, questi “flop” hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo tecnologico e narrativo del cinema d’animazione. Tra questi, Dinosaur, uscito nel maggio del 2000, è stato un progetto ambizioso che, pur non essendo ricordato come un classico, ha gettato le basi per il futuro della CGI, influenzando persino la realizzazione di Avatar di James Cameron.
All’epoca della sua uscita, Dinosauri si distingueva per la sua tecnologia all’avanguardia, che combinava ambientazioni reali con personaggi interamente realizzati in computer grafica. La trama, tuttavia, seguiva una struttura piuttosto classica per i film Disney: il protagonista, Aladar, è un Iguanodonte allevato da un gruppo di lemuri dopo essere stato separato dalla sua famiglia naturale. La sua esistenza viene sconvolta dall’impatto del meteorite di Chicxulub, che lo costringe a un lungo viaggio attraverso un paesaggio ostile, popolato da dinosauri affamati e insidie mortali.
Nel corso del suo cammino, Aladar incontra altri dinosauri, tra cui Kron, un autoritario Iguanodonte che si autoproclama leader del gruppo, e Bruton, il suo fedele sottoposto. Tra gli altri personaggi spiccano Baylene, un’anziana e saggia Brachiosauro, ed Eema, un’imponente Styracosauro. Accanto a loro, un Anchilosauro dal comportamento simile a quello di un cane aggiunge una nota di leggerezza alla narrazione. Nonostante presenti elementi narrativi già visti, è proprio l’aspetto visivo a rappresentare la sua vera forza innovativa.
Il film Disney ha infatti richiesto un’enorme quantità di risorse e sforzi tecnici: la produzione ha coinvolto 48 animatori a tempo pieno e 300 processori per elaborare le immagini, mentre le complesse animazioni sono state realizzate utilizzando il software “Body Builder”, che permetteva di costruire i modelli digitali dei dinosauri a partire da uno scheletro di base. Il progetto si è rivelato una sfida titanica, con un risultato finale che occupava ben 45 terabyte di spazio e oltre 70.000 righe di codice.
Una delle innovazioni più interessanti introdotte dal film è stata la dino-cam, una tecnologia sviluppata per catturare spettacolari riprese aeree dal punto di vista di un Iguanodonte. Per le ambientazioni, sono state effettuate riprese in diverse parti del mondo, tra cui Stati Uniti, Australia, Giordania, Samoa e Venezuela, per poi essere arricchite con i personaggi animati in CGI. Questo processo, che fonde elementi reali e digitali, rappresentava un passo avanti nell’evoluzione degli effetti speciali, e sarebbe stato ripreso anni dopo per la realizzazione di Avatar.