Questo oscuro thriller uscito 9 anni fa aveva previsto in modo angosciante il nostro futuro (ma nessuno lo aveva capito)
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Questo oscuro thriller uscito 9 anni fa aveva previsto in modo angosciante il nostro futuro (ma nessuno lo aveva capito)

Un gioco pericoloso, una società senza volto e il desiderio di essere visti a ogni costo: la pellicola anticipava dinamiche oggi fin troppo reali

Questo oscuro thriller uscito 9 anni fa aveva previsto in modo angosciante il nostro futuro (ma nessuno lo aveva capito)

Un gioco pericoloso, una società senza volto e il desiderio di essere visti a ogni costo: la pellicola anticipava dinamiche oggi fin troppo reali

Frame dal film thriller Nerve

Alcuni film, pur senza attirare troppa attenzione al momento dell’uscita, riescono a cogliere con sorprendente lucidità le derive della società contemporanea. Nerve, thriller uscito nel 2016, è uno di quei titoli che solo col tempo rivelano tutta la loro forza profetica. Allora fu accolto come un semplice film di intrattenimento per adolescenti ma a distanza di quasi dieci anni – nonostante sia tutt’altro che perfetto – appare chiaro quanto la sua visione del mondo digitale fosse inquietantemente vicina alla realtà. In un’epoca in cui l’esposizione online, le sfide virali e il bisogno di approvazione hanno superato ogni limite, Nerve si rivela un film che aveva previsto tutto — e che, forse, nessuno ha voluto davvero ascoltare.

Basato sull’omonimo romanzo di Jeanne Ryan, Nerve segue la storia di Vee Delmonico (Emma Roberts), una liceale introversa che vive all’ombra della sua migliore amica e che, stanca della propria timidezza, decide impulsivamente di iscriversi a un gioco online virale chiamato “Nerve”. Le regole sono semplici ma inquietanti: i “player” accettano di essere seguiti 24/7 da una community di “watcher”, che pagano per proporre e votare sfide sempre più pericolose, in cambio di fama e denaro. In pratica, uno streaming interattivo dove chi gioca è disposto a tutto pur di compiacere il pubblico.

Durante la sua prima sfida, Vee incontra Ian (Dave Franco), un altro giocatore misterioso e carismatico. I due fanno coppia, inizialmente solo per gioco, ma ben presto si ritrovano invischiati in una spirale di sfide estreme che mettono a rischio la loro sicurezza e la loro libertà. Man mano che il gioco avanza, diventa chiaro che Nerve non è solo un passatempo per adolescenti, ma un sistema spietato che controlla i partecipanti e li spinge a superare ogni limite, sfruttando il bisogno di approvazione e visibilità.

All’epoca della sua uscita, Nerve venne accolto come un thriller giovane e spettacolare, ma oggi è impossibile non notare quanto il film fosse profetico. Già nel 2016 si parlava di sfide virali, video live e cultura dell’apparenza, ma nessuno poteva immaginare quanto profondamente queste dinamiche sarebbero penetrate nella nostra quotidianità. Oggi, tra TikTok, Instagram Reels, Twitch e YouTube, il confine tra vita reale e contenuto da condividere si è quasi dissolto. E proprio come in Nerve, molte delle challenge più popolari sfociano in comportamenti rischiosi o assurdi, con l’unico scopo di attrarre visualizzazioni, commenti e notorietà.

Il film colpisce non solo per la somiglianza con il presente, ma anche per la lucida analisi di come il consenso virtuale possa diventare una droga. I “watcher” – che nel film sono utenti anonimi e impuniti – rappresentano perfettamente il pubblico online di oggi: spettatori passivi che commentano, giudicano e premiano i contenuti più estremi senza assumersi mai la responsabilità delle proprie azioni. Come sottolinea lo stesso Dave Franco in un’intervista, “il gioco Nerve potrebbe esistere domani, e nessuno si stupirebbe”. E questa consapevolezza rende il film ancora più disturbante.

Nonostante la forte componente critica, Nerve è anche un thriller di grande intrattenimento. Visivamente ricco, con una fotografia al neon e un montaggio ritmato, riesce a catturare lo spettatore con una tensione crescente e una serie di sequenze ad alto tasso adrenalinico. La chimica tra Emma Roberts e Dave Franco funziona alla perfezione: entrambi riescono a rendere credibili e umani i loro personaggi, pur all’interno di una narrazione volutamente esasperata. Il cast secondario, che include Juliette Lewis, Emily Meade, Kimiko Glenn e Machine Gun Kelly (accreditato come Colson Baker), contribuisce a creare un microcosmo vivo, che riflette perfettamente la gioventù iperconnessa e impulsiva dell’era digitale.

Anche la scelta registica di mostrare alcune scene dal punto di vista dello smartphone o delle webcam contribuisce a coinvolgere lo spettatore, rendendolo parte di quel pubblico invisibile e onnipresente che nel film osserva, vota, influenza. Il risultato è un’opera che si muove abilmente tra thriller tecnologico, critica sociale e intrattenimento teen.

A distanza di anni, Nerve non solo non è invecchiato, ma ha acquisito una nuova forza. Il suo messaggio – sull’identità digitale, sulla spettacolarizzazione del rischio, sulla disumanizzazione del prossimo – è diventato ancora più urgente in un mondo dove l’approvazione virtuale è spesso più importante della sicurezza personale. Nonostante il tono scanzonato e l’estetica pop, il film lascia un retrogusto amaro: siamo davvero così lontani dal mondo che racconta?

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Fonte: CBR

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