I film provano sempre a lasciare un segno nello spettatore, ma a volte capita che traumatizzino persino chi lo ha realizzato. Sono numerosi i casi di attori o attrici che si sono rimasti sconvolti dalle riprese di un determinato progetto e il più eclatante forse è quello di Shelley Duvall per The Shining, ma oggi vogliamo ricordare un esempio molto più recente e che coinvolge una nota star e premio Oscar: Casey Affleck.
I fan sfegatati della A24, la casa di produzione indipendente che sta regalando tante gioie agli amanti del cinema, hanno probabilmente già capito che stiamo parlando di Storia di un fantasma (A Ghost Story), film del 2017 scritto, diretto e montato da David Lowery, con protagonisti Casey Affleck e Rooney Mara. La storia è tanto semplice quanto disturbante: dopo un incidente, il protagonista muore e si risveglia come un fantasma, coperto dal lenzuolo col quale la moglie lo ha coperto. Nessun grande effetto speciale, solo un lenzuolo… per tutta la durata del film.
Storia di un fantasma racconta proprio questo: il susseguirsi delle ore, dei giorni e degli anni di un fantasma rimasto ad abitare nella casa che condivideva con la moglie, guardandola trovare un altro uomo, poi lasciare l’abitazione e tentare per tutto il tempo di estrarre dal muro un bigliettino che questa gli ha lasciato prima di andarsene. Diventa via via sempre più intricato, al punto che sul finale il fantasma rivive momenti della sua stessa vita, con uno sviluppo finale “alla Interstellar“ che ha sorpreso e non poco il pubblico.
Ma perché diciamo che questo stranissimo film ha traumatizzato il suo attore protagonista, Casey Affleck? Lo ha raccontato lui stesso nel corso di alcune interviste: dopo aver letto la sceneggiatura è stato subito entusiasta del progetto, ma non aveva messo in conto che cosa avrebbe significato all’atto pratico trascorrere tutto il tempo sotto un lenzuolo, fare movimenti lenti e quasi impercettibili e rimanere immobile per la maggior parte del tempo. Per il premio Oscar (grazie a Manchester by the sea), si è trattato sì di un’esperienza interessante ma anche di «una delle più difficili e traumatiche della mia carriera».
A Ghost Story è stato accolto positivamente dalla critica e dal pubblico, che ne hanno sottolineato l’originalità e l’ambizione, esaltandone l’intento poetico e meditativo sul tempo, la memoria, la vita e la morte. Inserito dal National Board of Review tra i migliori 10 film indipendenti del 2017, se siete fan dei drammi sovrannaturali è un titolo da non farvi sfuggire.
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Foto: A24
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