Basati sulla sopravvivenza di un personaggio calato in un’atmosfera di paura e suspense, i film di genere survival horror sono stati particolarmente popolari nei primi anni Duemila, ma hanno avuto un revival negli ultimi anni, con titoli come A Quiet Place e Never Let Go. Invece che presentare spietati killer o creature soprannaturali, questi film mettono i protagonisti davanti a situazioni estreme ma credibili, come disastri naturali, condizioni atmosferiche critiche o bestie selvatiche.
Un esempio perfetto per questo sottogenere è il film Frozen di Adam Green, risalente al 2010 e ovviamente da non confondere con l’omonimo cartoon per famiglie targato Disney. La premessa di questo horror è tanto semplice quanto terrificante, proprio perché potrebbe accadere davvero a tutti noi. I tre protagonisti, gli studenti universitari Joe, Dan e Parker, rimangono infatti bloccati in cima a una seggiovia, sospesi nel vuoto, mentre intorno a loro, sulle montagne, calano la notte e il gelo.
La storia è dunque semplicissima: non ci sono mostri o assassini in agguato, ma i ragazzi si trovano a sperimentare condizioni di sopravvivenza difficilissime, a diversi metri d’altezza, con una bufera di neve e con il rischio di morire di ipotermia. L’azione è ovviamente fortemente limitata dal setting della seggiovia, ma la tensione non manca mai, considerato che i protagonisti devono lottare contro il tempo, man mano che il ghiaccio e la neve iniziano a depositarsi su di loro.
Così come non mancano le scene orribilmente brutali, come quella in cui Dan, non vedendo altri modi di cercare aiuto, decide di liberarsi e saltare giù dal seggiolino, ma atterra violentemente a terra fratturandosi entrambe le gambe. Gli amici sono così costretti ad assistere impotenti alla sua morte per mano di un branco di lupi, attirati dalle sue urla e dall’odore del sangue. Un’altra scena d’impatto è poi quella in cui Parker si accorge che la sua mano è rimasta attaccata alla sbarra della seggiovia per via del congelamento, ed è costretta a tirare via pezzo per pezzo i lembi di pelle morta.
Nonostante non abbia personaggi memorabili come tanti horror a lui contemporanei, e nonostante sia stato accolto con recensioni miste, il film di Adam Green rappresenta dunque pienamente il sottogenere narrativo survival. Partendo da una premessa molto realistica, infatti, riesce a regalare allo spettatore degli intensi momenti di tensione e paura.
Fonte: CBR
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