La nuova numero 1 tra i film più visti sulla piattaforma Netflix è occupata dal revenge thriller di Jeremy Saulnier Rebel Ridge, certificato con il 95% di recensioni positive su Rotten Tomatoes. Il regista di Green Room e Hold The Dark torna così al suo genere d’elezione, con una storia che non è tecnicamente ispirata a fatti realmente accaduti, eppure è fondata su una premessa tutt’altro che immaginaria. Per quanto ci sembri assurdo, infatti, la legge che innesca questa parabola d’ingiustizia e vendetta esiste davvero, ed è applicata negli Stati Uniti fin dal lontano 1600.
Il protagonista Terry, interpretato da Aaron Pierre, nella sequenza iniziale viene brutalmente buttato fuori strada da due agenti di polizia mentre si trova alla guida della sua bici. Dopo una perquisizione i poliziotti Evan Marston (David Denman) e Steve Lann (Emory Cohen) trovano tra i suoi effetti personali 36mila dollari in contanti. Terry, intimidito e ammanettato, può giustificare la legittimità del denaro: ha infatti venduto a sua auto e la sua quota di un ristorante per pagare la cauzione di suo cugino. Ma appreso che il ragazzo è detenuto per possesso di marijuana, agli agenti applicano la cosiddetta Civil Asset Forfeiture (traduzione letterale, Confisca dei Beni Civili). Anche in assenza di reato, infatti, possono in requisire il denaro in base al solo sospetto che derivasse da attività illecite come lo spaccio di droga.
Senza rovinare la visione di Rebel Ridge con eventuali spoiler, la premessa del revenge thriller è che questa normativa venga abitualmente utilizzata da poliziotti corrotti per confiscare indebitamente ingenti somme di denaro. Secondo la legislazione, infatti, la polizia può trattenere queste somme e utilizzarle in modo totalmente discrezionale. E, come nel caso del Capo della Polizia di Shelby Springs, qui interpretato dal grandissimo Don Johnson, una legge che dovrebbe coadiuvare le forze dell’ordine nella lotta ai cartelli della droga si rivela semplicemente il lasciapassare per abusi di potere e ingiustizie ai danni di cittadini. Terry scoprirà infatti che pur potendo dimostrare la provenienza dei soldi, una causa legale impiegherebbe almeno un anno e comporterebbe un esborso economico pari al doppio dell’importo stesso. Ma nonostante questo, l’ex Marine cintura nera di arti marziali sceglierà di non subire passivamente quest’ingiustizia.
«Trovo incredibile che esista questa falla nella legislazione anti droga – dichiara il regista Jeremy Saulnier – consentendo alle forze dell’ordine di confiscare le proprietà di privati cittadini senza alcuna prova di attività criminale». La legge risale addirittura ai British Navigations Acts, ovvero a quando l’America era una colonia britannica, ma è stata ripresa dal Congresso dopo la vittoria della Guerra di Indipendenza e applicata in particolare durante il cosiddetto Proibizionismo (1920-1933), ovvero negli anni del divieto totale alla produzione, l’importazione e la vendita di bevande alcoliche. In seguito, il Civil Asset Forfeiture (che prevede la confisca non solo di denaro ma anche armi, veicoli o beni immobili) è tornato in auge dagli anni ’80 nell’ambito della cosiddetta War on Drugs, per rafforzare i mezzi a disposizione delle forze dell’ordine e favorire la cooperazione tra polizia federale, statale e locale. Pur senza descrivere fatti reali, il thriller racconta così una normalissima storia americana di sopraffazione e corruzione.
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