Rogue One: A Star Wars Story non verrà ricordato solo per aver inaugurato il ciclo di spin-off dell’universo sci-fi di George Lucas, o per aver superato il miliardo di dollari nel mondo. Il film di Gareth Edwards, infatti, ha compiuto un nuovo passo in un territorio su cui Hollywood ha spesso lasciato impronte: l’utilizzo della digitalizzazione per resuscitare attori defunti. E stavolta non si è trattato di un “cameo”, come quello del compianto Paul Walker nel finale di Fast & Furious 7, perché a risorgere è stato Peter Cushing, lo storico attore inglese scomparso nel 1994 e volto del Grand Moff Tarkin, comandante della Morte Nera.
In Rogue One il personaggio è tornato in un ruolo chiave della vicenda, ricostruito su volto e corpo di tale Guy Henry, ricoperto di sensori. Un’impresa tecnologica che si porta dietro una domanda: è giusto resuscitare un morto al cinema?
Youtech, la rivista digitale, interattiva e gratuita dedicata al mondo hi-tech, cerca di rispondere attraverso uno speciale di otto pagine sul numero di marzo, disponibile negli store digitali. Un approfondimento che, partendo dal caso Cushing, ripercorre, con uno sguardo ai costi delle operazioni e alla questione dei diritti d’immagine, tutti i “Lazzari” del passato, dal già citato Paul Walker all’Oliver Reed del Gladiatore, sino a esempi di digitalizzazione soft, ossia applicata per invecchiare o ringiovanire un attore, come Brad Pitt in Lo strano caso di Benjamin Button o Michael Douglas nella scena d’apertura di Ant-Man.
Di seguito, la cover di marzo e i link per scaricare la rivista: