Una lunga e tormentata storia d’amore, raccontata per mezzo dei ricordi del ragazzo (Luca Marinelli) e della ragazza (Linda Caridi) che l’hanno vissuta, entrambi senza nome. Quell’esperienza amorosa non si è mai del tutto separata da loro, ma il distacco ha amplificato la percezione. Tanto che è ormai difficile, soprattutto per lui, d’indole malinconica e poetica, scindere il sogno dalla realtà, l’abbaglio dal concreto.
Valerio Mieli è sicuramente uno dei maggiori talenti emersi nel cinema italiano degli anni zero e il merito, fino a oggi, era di un solo film: Dieci inverni (era il 2009), delicata love story con Isabella Ragonese e Michele Riondino che dentro una precisa scansione temporale trovava, attraverso gli anni, la misura di un contatto, di un amore forse solo sognato, tra due persone che più diverse non si può.
Il suo nuovo film, Ricordi?, che arriva alle Giornate degli Autori di Venezia 75 a quasi dieci anni di distanza dal film precedente, è una sorta di remake sotto mentite spoglie della sua opera prima, giocato però su una corda pazza che è anche un guanto di sfida lanciato allo spettatore, invitato a riflettere, fin dal titolo, su un quesito: i ricordi sono ciò che abbiamo vissuto o ciò che abbiamo alterato?
Il film è infatti un turbinio di sensazioni, colori e frammenti assemblato da un montaggio frammentato e dal ritmo serrato, che permette a Mieli di costruire un racconto a due, a misura di rievocazione. La reminiscenza non è banalmente spiegata a parole, ma vive nelle immagini, ondeggianti come un mare sempre in tempesta eppure accogliente. In grado di fluire tra battiti del cuore e lampi della mente, senza che nessuno dei due elementi pesti i piedi all’altro.
Luca Marinelli e Linda Caridi sono molto in parte (lei in particolare, col suo volto candido e la bellezza spoglia e luminosa, è una sorpresa anche dal punto di vista recitativo), la regia poteva rischiare la maniera, alle prese con un soggetto del genere affrontato in questo modo, e invece riesce sempre a tenere alta l’asticella dell’interesse e dell’immedesimazione.
Davvero non facile, specie considerando la natura da film quasi sperimentale, fragile ma anche tanto ambizioso per come decide di offrirsi allo spettatore in forma grezza, scomposta, non riconciliata, a conferma di quanto Mieli abbia voluto prendere il tesoretto messo in mostra nel suo primo film e portarlo verso qualcosa di più radicale ma anche di più stimolante.
Ricordi?, tirando le somme, è girato e montato come tutti gli ultimi film di Terrence Malick, da To the Wonder all’ultimissimo Song to Song, e proprio per questo rappresenta un atto di coraggio e un film da difendere, nonostante le ingenuità fisiologiche. Tanto al cospetto del cinema italiano giovanilistico più discutibile quanto, soprattutto, se confrontato con le risibili e convenzionali nevrosi borghesi che inzeppano la filmografia di svariati e più attempati registi nostrani.
Nota finale, assolutamente da non perdere: i titoli di coda sono una piccola oasi per l’idea che abbracciano e che portano avanti, e oltre a risultare sinceramente commoventi e strazianti sono il punto di approdo di una partitura originalissima, scandita e picchiettata delicatamente delle note di un pentagramma tutto mentale ma non per questo meno tangibile.
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