Robbie Williams a Roma per Better Man: «Mi sono sempre sentito una scimmia. Sono in guerra da sempre con il mio corpo»
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Robbie Williams a Roma per Better Man: «Mi sono sempre sentito una scimmia. Sono in guerra da sempre con il mio corpo»

La Pop Star e il regista Michael Gracy raccontano in un conferenza stampa un esplosivo, sorprendente biopic in forma di musical, pronto a conquistare il cuore dei fan dal 1 gennaio 2025

Robbie Williams a Roma per Better Man: «Mi sono sempre sentito una scimmia. Sono in guerra da sempre con il mio corpo»

La Pop Star e il regista Michael Gracy raccontano in un conferenza stampa un esplosivo, sorprendente biopic in forma di musical, pronto a conquistare il cuore dei fan dal 1 gennaio 2025

Robbie Williams Better Man

«Ora che avete capito che sono la Pop Star posso togliermi gli occhiali da sole!» E con questa battuta ha fatto il suo ingresso in scena all’Hotel Hassler, in Piazza Trinità dei Monti a Roma Robbie Williams, l’entertainer che ha infranto ogni record (e forse ogni regola) del panorama musicale contemporaneo, attestandosi oggi come l’artista britannico di maggior successo di tutti i tempi, che si parli di milioni di dischi venduti, singoli e album che abbiano conquistato il numero uno in classifica o dell’impressionante numero di biglietti venduti nella sua lunga storia di concerti evento (uno su tutti Knebworth Park del 2003, a tutt’oggi il più grande live show mai organizzato in UK). Giunto a Roma per presentare in conferenza stampa Better Man, il sorprendente biopic diretto Michael Gracy (qui la nostra recensione) in uscita il 1 gennaio 2025, Robbie Williams parla ancora una volta a viso aperto, senza remore e senza filtri del lato oscuro della sua persona e il suo successo: dalla depressione ai disturbi mentali e i disordini alimentari, fino alle dipendenze da alcool, droghe, sesso compulsivo e cibo, passando attraverso la dismorfofobia che lo tormenta da quando non era che un bambino. Uno di quei ragazzi apparentemente senza prospettive né mezzi di Stoke-on-Trent, small town inglese da poco più di 250.000 abitanti che lui stesso definiva semplicemente shit hole.

E così, attraverso questa strana sorta ibrida di musical autobiografico, insieme esilarante e struggente, si ripresenta alla vasta schiera dei fan, come degli hater e i detrattori, scegliendo il punto di vista della sua personale, unica e disarmante verità, rivelata paradossalmente dalla maschera, il volto e le sembianze di una Scimmia, realizzata con un processo combinato di effetti analogici e CGI. «Non l’ho fatto per una forma di empatia e di altruismo. Vivo di attenzioni, senza attenzioni non sarei nulla. Il fatto che le persone possano immedesimarsi nella mia storia e che questo possa aiutare gli altri è un effetto collaterale del narcisismo» spiega con il suo proverbiale tocco di autoironia e black humour Robbie Williams. «Perché proprio la scimmia? Sono un selvaggio, mi sono sempre visto come un primate. Così potrete vedere Robbie esattamente dalla prospettiva da cui lui vedeva sé stesso».

«Il corpo per me è sempre stato la fonte della malattia mentale. Sono sempre stato un addict, incline a ogni sorta di dipendenze e ho sempre combattuto con la questione peso e la questione cibo. Ormai ho chiuso con l’alcool, ho chiuso con le droghe, ho chiuso anche con il sesso – prosegue la Pop Star tra le risate e l’entusiasmo di noi giornalisti assiepati in sala, salvo poi riprendere una verità personale particolarmente densa e oscura – Ma resto da sempre in guerra con il mio corpo. Questa nevrosi è ancora con me oggi. I miei problemi di peso e questa battaglia tra me e il mio corpo non è mai finita, anche se oggi sono stramaledettamente sexy! Anche adesso il mio corpo resta per me fonte di tanta sofferenza e tanto dolore». E prima, Robbie Williams aveva precisato ulteriormente le ragioni e lo spirito del suo film Better Man: «Negli ultimi anni abbiamo visto moltissimi biopic ma se adesso questa nuova moda ha stancato è perché si vedono sempre più film biografici sterilizzati… edulcorati, ripuliti. Non volevo questo. Il nostro biopic non è assolutamente ripulito, neanche nei punti dove forse avrebbe dovuto esserlo. So che se non ci fosse stata la scimmia oggi questa sala non sarebbe così piena di giornalisti. Ma questo film racconta la storia dalla prospettiva di Robbie. C’è tutta la mia onestà, la mia autenticità e la mia tendenza all’oversharing». E prosegue: «Per me si è trattato di un’esperienza davvero liberatoria. Certo, se sarà un successo bene. Ma se non sarà un successo allora sarà l’opposto di una liberazione. Si andrà ancora giù, ancora nuovi anni di psicoterapia!».

«Per me comunque è normale raccontarmi a questo livello di autenticità, sono “nello spettro”. La sincerità più radicale in realtà rappresenta per me un linguaggio familiare. Quello che per me non è familiare invece sono le interviste. Quando mi fanno notare quest’aspetto mi causano una crisi esistenziale dentro un’altra crisi esistenziale. Ma per fortuna Michael si è trovato ad aver a che fare con una figura pubblica disposta a condividere fino all’eccesso sia i suoi lati negativi che i suoi lati positivi. Forse le persone sono alle disperata ricerca proprio di questo. Questo livello di autenticità spinta all’estremo che non ci viene mai raccontata secondo il linguaggio dei media» spiega ancora nel corso della conferenza stampa romana il nostro iconico anti-eroe del Pop inglese, capace di lasciarci ancora una volta sconcertati per il coraggio di mettersi così totalmente a nudo.

E così anche se pochi, praticamente nessuno di quei giovani definiti Northern Scum (Feccia del Nord) all’inizio degli anni ’90 sembrava poter aspirare a un successo di tale portata, Robbie Williams con Better Man sceglie per la prima volta di squarciare totalmente il velo che separa la verità pubblica da quella privata, o forse quello che separa il backstage metaforico e materiale dal fronte del palco, con l’aiuto di un eccellente regista e sceneggiatore inglese, Michael Gracy: «Ci siamo conosciuti ad una festa e ho pensato subito di trattasse di un essere umano affascinante. Per qualche ragione i nostri pensieri si sono combinati e abbiamo iniziato a immaginare a questo film» racconta ancora la Pop Star. Mentre il fedele amico filmmaker seduto al suo fianco prosegue: «In una forma o nell’altra lui è entrato a far parte della mia vita. Rob mi ha aiutato in modo incredibile per realizzare il mio primo film, The Greatest Showman. Hugh Jackman era così innamorato di lui che lo nominava ad ogni occasione. Dopo che lui ha sentito la colonna sonora del musical non era del tutto convinto. Ma alla fine Robbie ha registrato un video per Hugh, rassicurandolo che il film era fantastico. Se quando sono volato a Los Angeles ha accettato la parte del protagonista adesso dice che il merito è solo suo, perché è lui che ha fatto veramente il pitch!».

Il regista di Better Man Michael Gracy ci regala poi un altro retroscena, un aneddoto che riguarda una delle sequenze più stupefacenti del musical: «Regent Street è il numero più difficile che abbia mai girato come regista, c’è voluto un anno e mezzo di preparazione. Abbiamo chiuso la strada al traffico e abbiamo provato per una settimana con cinquecento ballerini, i classici double decker bus rossi di Londra, i taxi, tutta la film crew. Quando finalmente eravamo pronti per girare, la Regina Elisabetta II è venuta a mancare». «Che screanzata!» commenta Robbie Williams, mentre Michael Gracy prosegue: «La strada è stata chiusa per i funerali. Noi non avevamo più i fondi per ricominciare a realizzare quella sequenza. Una tragedia assoluta. L’assicurazione non ti copre per questo tipo di imprevisti: “è morta la Regina“. Il nostro è un film indipendente. E così ci sono voluti altri cinque mesi per rimettere insieme i soldi e tornare a Regent Street per girare daccapo questo numero di canto e ballo. Che voi possiate vedere ora questa sequenza è un miracolo».

Con il documentario Netflix Let Me Entertain You del 2023 Robbie Williams ci aveva peraltro già raccontato la sua dimensione più intima, comprese una serie di rivelazioni senza precedenti, dai gossip di natura sentimentale (vedi alla voce dell’ex Spice Girl Geri Halliwell) agli scandali che raccontavano una vita apparentemente scandita dagli eccessi, l’imprevedibilità e la rabbia. Eppure, anche chi credeva di sapere già tutto sul suo conto, con Better Man si troverà di fronte ad una serie serrata di nuove verità. Compresa la versione dettagliata, mai davvero rivelata della rottura che sconvolse le giovani fan del mondo: non è stato esattamente Robbie Williams nel 1997 a disertare i Take That. Per quanto abbia dovuto accettare di essere violentemente attaccato dai media come il capro espiatorio, la pietra dello scandalo: la causa dello scioglimento della band.

«Quando Robbie era un ragazzino solo le persone famose finivano sotto gli strali del giudizio degli altri. Ringraziamo i social, ma oggi capita anche tantissimi giovani di essere presi di mira in questo modo ed è molto, molto pericoloso. Tanti giovani non si trovano a proprio agio con l’idea di parlare con i propri amici o la propria famiglia di questo genere di disagio. Per questo credo che questo sia un film importante, alla fine vedranno un sito a cui potersi rivolgere in caso di necessità» aggiunge ora senza scherzare il regista Michael Gracy, tornando al lato più commovente, struggente e profondo di questo biopic che di Robbie Williams racconta anche l’infinito baratro di alcolismo e tossicodipendenza, crisi depressive, insistenti pensieri suicidi e tutti quei comportamenti auto-distruttivi che l’hanno accompagnano fin dai primi anni ’90, quelli che in teoria rappresentavano per lui l’apice del successo. E raccontando l’ascesa, la caduta e la risalita di Robbie Williams Better Man racconta anche con speciale attenzione il suo tormentato rapporto con il padre, cantante e performer inglese dai noi misconosciuto, nonché il legame di affetto straordinario con la madre e la nonna che l’hanno cresciuto praticamente da sole; per arrivare all’incontro con il suo primo vero amore, l’altrettanto giovane Pop Star Nicole Appleton delle All Saints. E verso la chiusura della press conference Robbie Williams ci regala anche una sua piccola perla sull’Italia: «Se ricordo la mia prima partecipazione a Sanremo? No, ero strafatto! Però mi piacerebbe tornarci. Amo il vostro meraviglioso caos. Da noi in Inghilterra le registrazioni delle trasmissioni televisive sono così ordinate, rigorose, tutti sanno esattamente quando e cosa devono fare. Da voi nel backstage succede di tutto e io questo vostro caos lo trovo bellissimo». 

Dopo il concerto evento e l’anteprima di venerdì 6 dicembre a Roma Better Man arriva nei nostri cinema per capodanno, il 1 gennaio 2025 con Lucky Red. Noi vi consigliamo di non perderlo. C’è la possibilità concreta che ci troveremo presto a parlare di un biopic, un musical e un film autobiografico capace di imporsi tra i più grandi successi del decennio.

Foto: Franco Origlia/WireImage

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