Robert Downey Jr. come sappiamo, sarà uno dei volti di punta di Oppenheimer, il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan. L’attore nelle ultime settimane è stato impegnato nel classico tour promozionale con la stampa; tuttavia, durante una delle ultime interviste rilasciate precedentemente alla proclamazione dello sciopero degli attori, non ha potuto fare a meno di rivangare una particolare esperienza vissuta su un altro set. Ma facciamo un passo indietro.
La star nel 2007 ha preso parte all’acclamato Zodiac, thriller diretto da David Fincher incentrato sulle ossessive indagini di un gruppo di giornalisti sulle tracce del noto serial killer che negli anni ’60 e ’70 sconvolse la città di San Francisco.
Qui Downey interpretò il ruolo di Bee Paul Avery, reporter che deve la sua celebrità alla sua incessante ricerca della verità. David Fincher, dal canto suo, è invece noto per la meticolosità e per la sua ricerca della perfezione, che può spingerlo in alcuni casi a riprovare una scena svariate decine di volte.
Nel corso dell’intervista Downey ha raccontato un interessante retroscena vissuto in prima persona sul set del film che ben rende l’idea del livello di perfezione preteso da Fincher. Un retroscena che ha visto la star attirarsi, suo malgrado, la rabbia di tutti i colleghi presenti sul set:
Quando lavori con David Fincher, potresti scoprire di essere molto più resistente di quanto pensavi. Con lui una scena, per come la gira, può degenerare fino a farti sentire inutile, sembrando realizzata quasi in modalità automatica. Ma non importa perché il punto è proprio il cercare di far funzionare le cose. C’era una scena che stava cercando di realizzare in un’unica ripresa e abbiamo dovuto fare 40 o 50 ciak, con le persone che iniziavano ad essere esauste. Poi mi ha chiesto: “Downey, vieni qui. Ce l’abbiamo secondo te?”. Ho guardato il girato e ho chiesto: “Vuoi usarla tutta in un’unica ripresa?”. Lui ha risposto: “Sì”. E io dissi: “No”. E lui: “Downey ha ragione, non abbiamo ancora la scena. Cancellate tutte le 40 riprese che abbiamo fatto e ricominciamo dopo pranzo!”. E tutti mi guardarono come a dire “Cosa ca**o c’è che non va…!?” Ma sai, quel che è giusto è giusto.
Robert Downey Jr. non è stato l’unico a dover sentire sulla sua pelle le conseguenze dell’approccio di Fincher. A differenza del collega, Jake Gyllenhaal ha vissuto un momento particolarmente difficile nell’approcciarsi con le esigenze del regista. Dal canto suo Fincher ha invece ribadito in un’intervista il suo punto di vista, spiegando perché pensa che gli attori dovrebbero presentarsi al lavoro ed essere pronti, qualunque cosa sia accaduta fuori dal set:
Non voglio trovare scuse per il mio comportamento. Ci sono sicuramente momenti in cui posso essere conflittuale se vedo qualcuno mollare un po’. Le persone attraversano sempre momenti difficili. Anche io. Quindi cerco di essere compassionevole. Ma spendiamo un sacco di dollari al giorno e potremmo non avere la possibilità di tornare e rifarlo. Dico sempre agli attori: Non mi interessa se hai la sbornia, non mi interessa se il tuo cane sta morendo, non mi interessa che hai appena licenziato il tuo agente. Una volta sul set l’unica cosa che mi interessa sapere è: “Abbiamo raccontato la storia?”
Cosa ne pensate delle parole di Robert Downey Jr.? Fatecelo sapere nei commenti!
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Fonte: ScreenRant
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