Robert Kirkman, the Walking Legend
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Robert Kirkman, the Walking Legend

Autore di fumetti, showrunner, sceneggiatore, produttore cinematografico e televisivo: l’impero fantastico di Robert Kirkman continua a crescere. Nanni Cobretti, mitico fondatore dei 400 Calci, l’ha incontrato per noi durante l’ultimo Lucca Comics & Games, e ha fatto con lui un breve bilancio della sua ispirazione e dei suoi progetti futuri, in bilico tra quattro media differenti

Robert Kirkman, the Walking Legend

Autore di fumetti, showrunner, sceneggiatore, produttore cinematografico e televisivo: l’impero fantastico di Robert Kirkman continua a crescere. Nanni Cobretti, mitico fondatore dei 400 Calci, l’ha incontrato per noi durante l’ultimo Lucca Comics & Games, e ha fatto con lui un breve bilancio della sua ispirazione e dei suoi progetti futuri, in bilico tra quattro media differenti

Piccola premessa. Conoscete David Morrell? È l’autore del libro da cui fu tratto il primo Rambo con Sylvester Stallone.

Le differenze tra libro e film, sia a livello di trama sia di personaggio, erano piuttosto grosse, e fin qui tutto abbastanza regolare quando si tratta di Hollywood. Come dovreste sapere Sylvester Stallone poi scrisse Rambo 2, che portava il personaggio in tutt’altra direzione trasformando un cupo thriller sui traumi post-Vietnam in uno spettacolare action patriottico e fracassone. Anche qui, niente di male: la cosa che lascia straniti è piuttosto scoprire che David Morrell accettò di essere ingaggiato per scrivere la cosiddetta “novelization” di Rambo 2, ovvero il romanzo tratto dalla sceneggiatura. O meglio: un romanzo tratto dalla sceneggiatura di un sequel che stravolgeva un personaggio e una vicenda che lui stesso aveva creato. Chissà come dev’essersi sentito.

Robert Kirkman non è ovviamente nella stessa posizione di David Morrell: a 39 anni ha già raggiunto tutto quello che si possa chiedere a una carriera. Ha creato due fumetti di grande successo come Invincible e The Walking Dead e quest’ultimo, grazie all’omonima serie Tv, è diventato uno dei più grossi fenomeni culturali degli ultimi anni. Di fatto, è nella posizione di poter fare più o meno ciò che gli pare, e se ne sta in effetti approfittando per impostare progetti ambiziosi sia in Tv sia al cinema. Tra le altre cose, però, si è anche cimentato come sceneggiatore appunto per la serie di The Walking Dead, nonché come showrunner dello spin-off Fear of the Walking Dead. La situazione non è assolutamente “drammatica” come quella del povero David Morrell, ma ha comunque molti punti in comune. È noto infatti che la serie Tv ha imboccato una strada diversa dal fumetto, inventando personaggi nuovi e stravolgendone altri, e creandosi di fatto una propria mitologia alternativa: che significa quindi, per un autore, lavorare su una propria creazione seguendo però un solco tracciato da altra gente che a un certo punto ha pensato che il materiale originale non fosse all’altezza della situazione?

Nel corso della nostra intervista, casualmente (o forse no), Rambo e Stallone vengono in effetti toccati un paio di volte. Ma prima di questa “scomodissima” domanda ho chiesto a Kirkman di parlarci del suo nuovo lavoro, un’atipica storia post-apocalittica intitolata Oblivion Song.

Il tuo nuovo fumetto ha una premessa e delle dinamiche molto interessanti. Da dove ti è venuta l’ispirazione?
«Mi è sempre piaciuta la fantascienza, e in particolare nella fantascienza mi piace mantenere una situazione credibile, verosimile. In questa storia volevo esplorare il concetto di noncuranza, di abitudine, il fatto che siamo sempre in guerra ma non c’è molta consapevolezza di cosa esattamente stia succedendo. Spesso succedono disgrazie con molti morti o edifici che crollano, ma non sono necessariamente eventi che ti cambiano davvero la vita, a volte è incredibile quanto la gente sia veloce ad adattarsi. Nel nuovo fumetto parlo di una grossa fetta di una città che viene letteralmente inghiottita da un’altra dimensione, con migliaia di persone che scompaiono all’improvviso. Sembra la cosa assolutamente più folle che possa accadere, ma mi viene da pensare che in qualche modo la gente dopo pochi anni finirebbe per abituarsi anche a questo. Lo trovo un argomento interessante da esplorare».

Come funzionano le tue idee? Parti da un’ispirazione fantastica che poi cerchi di ancorare alla realtà agganciando un significato, o parti piuttosto da un concetto che ti sta a cuore su cui poi cerchi di costruire una metafora fantascientifica?
«In questo caso sono partito da un’immagine che trovavo molto potente, ovvero quella di una città quasi interamente distrutta e inghiottita da qualcos’altro, e ho cercato una storia interessante da ancorarci, includendo gradualmente elementi che fossero collegati alla realtà per renderla seria, per dargli un senso».

L’intervista completa è pubblicata su Best Movie di febbraio, in edicola dal

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