Roberto Recchioni, L’ora più buia: la guerra spiegata agli italiani
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Roberto Recchioni, L’ora più buia: la guerra spiegata agli italiani

Questo mese ho pensato di analizzare come il film è stato comunicato, mettendo a confronto il trailer italiano con quello internazionale

Roberto Recchioni, L’ora più buia: la guerra spiegata agli italiani

Questo mese ho pensato di analizzare come il film è stato comunicato, mettendo a confronto il trailer italiano con quello internazionale

L'ora più buia

Per essere un film che appartiene alla categoria dei “polpettoni storici”, L’ora più buia è davvero una buona pellicola, con una efficace ricostruzione storica, una spolverata di retorica non eccessiva, un ritratto non troppo apologetico del suo protagonista, uno script pienamente compiuto con un ritmo funzionale al tipo di racconto, che non si sbrodola mai addosso.

È un film lungo, ovviamente, perché molto c’era da raccontare. Ma non così lungo da diventare noioso. Ed è un film imponente, perché le vicende portate a schermo sono quelle del più grande scontro di civiltà della storia umana. Ma ha sempre il buongusto di non diventare eccessivamente pomposo. È, in sostanza, un film che proprio grazie alla sua misura (non facile) trova il suo pieno successo. L’unica cosa volutamente e giustamente sopra le righe di tutta l’opera è, ovviamente, la straordinaria interpretazione di Gary Oldman, chiamato a vestire i panni di un uomo straordinario come Winston Churchill, nella stagione più straordinaria della sua vita.

Il problema che si pone, però, per questa rubrica è che qui non analizziamo la recitazione ma le scelte di linguaggio di una data sequenza e L’ora più buia non offre spunti in tal senso. Non perché nel film non ci siano momenti di assoluto pregio registico ma perché, anche nei suoi apici, la pellicola decide di non discostarsi mai da un’idea di narrazione formalmente corretta, naturalmente elegante e ricercatamente sobria.

Quindi, ho deciso di operare in maniera diversa questo mese e invece di parlare di come il film comunica con lo spettatore, ho pensato di analizzare invece come il film è stato comunicato, analizzando il suo trailer italiano, mettendolo in confronto con quello internazionale e cercando di capire perché, pur con una scelta di sequenze molti simili, si sono perseguiti (e ottenuti) due risultati estremamente differenti in termini di racconto.
La prima differenza che balza all’occhio, anzi, all’orecchio, è il differente tono musicale: il trailer italiano apre in maniera solenne e drammatica, mentre quello internazionale è brioso, quasi da commedia, per diventare cupo solo nella seconda parte.
Se per il pubblico internazionale si è sentita la necessità di dire: «Sì, è un film sulla Seconda guerra mondiale e sappiamo che è un argomento pesante e drammatico, ma nel nostro film c’è anche spazio per l’ironia», per quello italiano, invece, l’ironia è stata praticamente abolita, preferendo un approccio molto solenne.
Il perché di questa scelta deriva, probabilmente, dall’aver ritenuto il pubblico internazionale maggiormente in confidenza con il periodo storico trattato e maggiormente interessato a un approccio fresco alla materia, rispetto a quello italiano, forse meno consapevole degli eventi e più bisognoso di un’introduzione al contesto. Tesi questa che viene confermata anche dalla disposizione dei cartelli. Nel trailer italiano sono in apertura, a spiegare allo spettatore che quello che stiamo per vedere sullo schermo è un film su Winston Churchill. Quasi in chiusura in quello internazionale, come colpo di scena per lo spettatore, raccontandogli che il Winston Churchill che hanno visto (e riconosciuto) nel trailer fino a quel punto, è Gary Oldman. Trattamento simile per la porzione centrale, dove nel trailer nostrano vengono mostrate delle scene di guerra abbastanza generiche, con le bombe che cadono e le esplosioni (che poi, nel film effettivo, trovano pochissimo spazio) mentre in quello internazionale si gioca di fino, mostrandoci la preparazione all’azione e le tensioni sociali, umane e politiche, con degli accenni specifici a momenti precisi della storia della Seconda guerra mondiale. In questo caso, il messaggio del trailer italiano sembra voler rassicurare il pubblico sul fatto che il film non sarà noioso ma che ci saranno anche “i botti”. Mentre quello internazionale punta più sulla profondità e accuratezza della messa in scena, stuzzicando lo spettatore con la possibilità di approfondire la conoscenza di un argomento noto.
La conclusione dei due filmati è abbastanza simile in entrambe le versioni, con la musica epica e il monologo bellico a farla da padrone, con la differenza che se nel trailer internazionale è tutto in crescita, per poi esplodere nel finale, in quello italiano, invece, il volume è tenuto al massimo sin dall’inizio e la chiusura appare un poco depotenziata. L’analisi dei due trailer è piuttosto illuminante per il diverso tipo di approccio che case di produzione e distribuzione applicano a diversi tipi di mercato, usando praticamente lo stesso materiale ma montandolo in maniera diversa. Oltre a dircela lunga su come gli italiani vengono percepiti.
Comunque, trailer o non trailer, L’ora più buia è un film che merita di essere visto e, in special modo, con l’audio originale. L’arrivo del film su Infinity è una grande occasione per farlo.

Qui sotto il trailer ufficiale italiano e subito dopo quello originale. Il paragone tra i due fa capire molto chiaramente il differente approccio dei distributori nei confronti dei loro spettatori. 

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