Roberto Recchioni: Nella tana dei lupi, sulle orme del mucchio selvaggio
telegram

Roberto Recchioni: Nella tana dei lupi, sulle orme del mucchio selvaggio

Roberto Recchioni ci porta alla scoperta di un western moderno che ripercorre le orme de Il mucchio selvaggio

Roberto Recchioni: Nella tana dei lupi, sulle orme del mucchio selvaggio

Roberto Recchioni ci porta alla scoperta di un western moderno che ripercorre le orme de Il mucchio selvaggio

Da febbraio 2016, Roberto Recchioni (fumettista e romanziere, oltre che curatore di Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore) firma su Best Movie A scena aperta, rubrica in cui svela i segreti delle scene più belle dei film disponibili in home video.

Nella tana dei lupi è un western moderno con sceriffi duri e violenti (ma con aspetti molto umani), che se la devono vedere contro banditi rapinatori di banche, pure loro duri e violenti (ma con aspetti molto umani). Non è un caso che abbia la stessa, identica, struttura narrativa di Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah.

Si parte con una rapina che sfocia in un atto di violenza insensata con un mucchio morti ammazzati e centinaia di proiettili esplosi. Si prosegue poi in una porzione centrale in cui non succede realmente nulla ma che è utile a creare l’atmosfera di tragedia immanente e ineluttabile, a sistemare le pedine al loro posto, a far salire la tensione e a definire le caratteriz- zazioni e le motivazioni dei personaggi, dando loro uno spessore umano che aiuti a trascendere dalla facile equazione “sceriffo buono” e “bandito cattivo”. Si arriva, infine, al confronto finale, lunghissimo e insistito, in cui i nodi vengono al pettine e tutte le azioni trovano la loro conseguenza. Scena che poi rappresenta la principale ragion d’essere del film stesso. Due sono le sole differenze sostanziali rispetto a Il mucchio selvaggio:

– c’è un contro finale che tenta una “mossa Kansas City”, o “manovra Keyser Söze”, che funziona abbastanza bene ma che sembra poco organica rispetto a tutto il tono del film.

– Christian Gudegast, sceneggiatore e regista di questo Nella tana dei lupi, non è Sam Peckinpah ma un onesto mestierante che qui tenta il colpo della vita. E quasi gli riesce (tanto che il sequel è già in produzione, ndr).

Perché Nella tana dei lupi è senza alcun dubbio un ottimo film che funziona in tutte le sue parti ma che, proprio quando dovrebbe esplodere, forse si sgonfia un poco. Parliamo dell’ultima sequenza, ovviamente. È una scena ambientata in un ingorgo stradale. I cattivi sono in un SUV; i buoni, parecchie automobili più indietro, in un altro. Tutti e due i gruppi sono bloccati e in coda, tra due la di automobili ferme. La sparatoria avviene, per la maggior parte, tra le macchine incolonnate. È una situazione bollente che, dal Point Break di Kathryn Bigelow, passando per il seminale Heat di Michael Mann, fino a Sicario di Denis Villeneuve, è diventata un classico del cinema moderno e che affonda le sue origini nei muscolari film americani degli anni ’70, da Bullitt a Getaway!, non scordando, ovviamente, il già citato Mucchio selvaggio.

Gudegast ha fatto i compiti a casa e si vede. Conosce bene il lavoro svolto da chi lo ha preceduto e ha capito come replicarlo in maniera efficace. Eppure, la sequenza, pur nella sua ottima messa in scena e nella sua corretta grammatica, è meno potente di quando potrebbe. Perché? Intanto perché per quanto lo spazio sia ben definito e raccontato, non si può dire lo stesso della posizione dei singoli personaggi all’interno di esso. Sappiamo dove sono e cosa fanno i due protagonisti, certo, ma non abbiamo la stessa percezione dei personaggi di contorno, al punto che quando alcuni di loro vengono uccisi o feriti, quasi non ce ne accorgiamo. Inutile dire che la cosa non aiuta a calarsi nel momento. Il secondo punto riguarda la tensione. Perché questo tipo di scene funzionano su un doppio meccanismo: da una parte lo spettatore è tenuto con il fiato sospeso per la sorte dei personaggi della storia, dall’altra per il destino dei passanti innocenti. In un film che cerca il realismo, si dovrebbe soffrire a vedere buoni e cattivi scambiarsi pallottole in mezzo a un gran numero di persone che, in mezzo a quel casino, ci si sono trovati per sbaglio e senza nessuna colpa. Gudegast, invece, decide di sorvolare quasi completamente su questo aspetto, liquidandolo con un poliziotto che dice ai passeggeri nelle automobili di tenere la testa bassa. Un attimo dopo, una mitragliatrice pesante apre il fuco, infilando nella sua traiettoria di piombo rovente tutta una colonna di auto, facendo scempio di poveri parabrezza e carrozzerie ma non uccidendo nessuno. È una situazione così edulcorata da scuotere l’atmosfera realistica ben costruita da Gudegast fino a quel momento e che, un poco, inficia sul risultato finale. Vale comunque la pena vederlo? Sì, perché è un buon film con una scrittura solida, ottimi attori, bei personaggi, una fotografia interessante e un ritmo lento ma capace di sostenere la tensione. Però Sam Peckinpah, Kathryn Bigelow, Michael Mann e Denis Villeneuve sono ancora lontani.

Nella tana dei Lupi sarà disponibile in Blu-ray e Dvd dal 6 settembre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto: © Koch Media

© RIPRODUZIONE RISERVATA