È raggiante, Ryan Gosling, al suo arrivo in conferenza stampa a Venezia per presentare First Man, il film d’apertura della 75esima Mostra che lo vede di nuovo diretto dal premio Oscar Damien Chazelle dopo il clamoroso successo di La La Land («il fatto che Damien sia per metà canadese, per me che lo sono interamente, aiuta!»). Va in fondo alla sala, cerca il suo nome sul tavolo per accomodarsi, non lo trova E torna indietro. Quando parla di questo film, dedicato al primo uomo sulla luna Neil Armstrong, protagonista dello storico allunaggio del 20 Luglio 1969, lo fa con la sicurezza rilassata e ironica che non lo abbandona mai: un abito perfettamente ritagliato sul suo sorriso immacolato e magnetico.
Come attore, Ryan Gosling sta sempre un po’ dentro e un po’ fuori rispetto al suo personaggio. La sua misura coincide con la sua impassibilità, come fosse un divo della Hollywood classica, un Gary Cooper qualunque: di fatto, è perfetto per ogni ruolo essendo sempre lo stesso, anche con due espressioni in croce. Dà l’idea di sforzarsi pochissimo nei film che interpreta eppure è l’attore più impeccabile e richiesto di Hollywood, e con merito.
«Per questo ruolo ho avuto tanti aiuti. Ho conosciuto l’ex moglie di Neil, i suoi figli, le persone che l’hanno conosciuto durante l’infanzia, alla Nasa, il museo a lui dedicato e l’autobiografia lunghissima che gli è stata dedicata. Certo, Gary Cooper mi mancava, doveva dirmelo prima, ormai è troppo tardi! – scherza l’attore – Volevamo rispettare la parte dura e silenziosa del carattere di Neil, ma far sentire anche quelle che erano le sue emozioni e donarle allo spettatore. Damien ha un grande fiuto per quello che le persone vogliono vedere, ma sa anche seguire il suo istinto trasferendo il suo amore al pubblico. Si tratta di una qualità molto speciale e lui la mette in tutto il suo lavoro di regista.»
«Siamo cresciuti in un mondo in cui lo spazio era qualcosa di già successo e sorpassato, ma più imparavo dello spazio più mi affascinava e ho deciso di entrare piano piano nella storia. Ho cercato di capire ed è così che ho fatto per raccontare questa storia – dice invece il regista Damien Chazelle – La prima volta che ho visto una navicella spaziale mi sono reso conto di quanto fossero piccole e strette. Informandomi sul viaggio nello spazio ho cercato di rendere fruibile la sensazione di stare dentro una lattina volante, che per me è terrificante.»
Steven Spielberg, dal canto suo è produttore esecutivo del film.«Steven è entrato nel progetto grazie a Josh Singer (lo sceneggiatore, ndr), che era al suo fianco anche per The Post, si è aggiunto ai finanziatori del film e poi si è appaiata anche la Universal per finanziarlo. Sono cresciuto con i suoi film, abbiamo parlato a lungo di cinema e il fatto che lui sia saltato a bordo con la sua società ci ha permesso di credere aiuto. Credo che Steven sia una persona eccezionale.»
Gosling conclude soffermandosi sul concetto di eroe americano, da sempre legato, forse erroneamente, ad Armstrong:«Non credo lo sia, anche se io sono canadese! Neil era umile, come molti astronauti, la punta dell’iceberg di qualcosa di molto più grande di lui. Non credo, avendolo studiato, che Neil si vedesse come un eroe americano. Altri lo avranno visto così, ma lui non si riconosceva affatto in questa definizione.»
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