«L’ultima volta che mi hanno dato un premio mi hanno arrestato». Fresco della vittoria dell’Orso d’argento a Berlino per L’uomo nell’ombra, Roman Polanski – regista geniale, uomo sfortunato e personaggio pubblico perseguitato – non rinuncia alla provocazione. Rinchiuso nel suo chalet svizzero di Gstaad, mantiene sangue freddo e humour nero nonostante la sua situazione giudiziaria sia improvvisamente precipitata il 26 settembre 2009, quando, all’arrivo all’aeroporto di Zurigo per ritirare un premio alla carriera, è stato messo sotto custodia. E il mondo del cinema si è spaccato in due. Da una parte Steven Spielberg, Pedro Almodóvar e Woody Allen si sono subito mobilitati per raccogliere firme chiedendo il suo rilascio. Non tanto per il motivo, quanto per le modalità dell’arresto, arrivato dopo più di trent’anni, durante i quali il regista è andato su e giù per il globo liberamente. Dall’altra, chi come Jamie Foxx ha dichiarato che se si fosse trattato di sua figlia… Perché l’incubo che incombe sulla vita di Polanski è una vecchissima causa per violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Nessun film e nessun premio lo hanno mai messo al riparo dalle sue colpe.
Ma schiacciamo il tasto rewind e torniamo al 1933… […]
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E voi cosa ne pensate? E’ giusto che il regista paghi il suo debito con la giustizia o, come richiesto a gran voce da parte dei suoi colleghi, venga lasciato “libero” come lo è stato negli ultimi 30 anni?
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