Se lo sciopero degli sceneggiatori è definitivamente archiviato con la ratifica del nuovo contratto, le trattative degli attori con gli Studios stanno invece faticando molto a trovare una soluzione e un punto di incontro. Anzi, nella giornata di ieri, 11 ottobre, è arrivata la notizia che i colloqui tra le due associazioni di rappresentanza – la SAG-AFTRAe l’Alliance of Motion Picture and Television Producers – i colloqui sono stati sospesi perché le divergenze sono “troppo grandi”.
Come riporta Variety, l’ostacolo principale è la proposta del sindacato di condividere i ricavi dello streaming, che secondo l’AMPTP costerebbe 800 milioni di dollari all’anno. La SAG-AFTRA vuole una quota dei proventi che arrivano alle piattaforme streaming sia dai contenuti “original” dalle stesse piattaforme, che dai film e serie concesse in licenza. Una richiesta che andrebbe ben oltre il bonus basato sul successo ottenuto dagli sceneggiatori con la Writers Guild of America.
“Questo bonus audience, da solo, costerebbe più di 800 milioni di dollari all’anno, creando un onere economico insostenibile. La SAG-AFTRA ha presentato poche, se non nessuna, proposta sui numerosi punti ancora aperti», hanno dichiarato i produttori in un comunicato stampa.
Gli attori chiedono inoltre un aumento dell’11% delle tariffe minime, a seguito dell’aumento l’inflazione. L’AMPTP gli offrirebbe lo stesso accordo che ha concesso alla WGA e alla Directors Guild of America: 5%, seguito da aumenti del 4% e del 3,5%.
Gli studios hanno presentato la loro ultima offerta mercoledì. Nella dichiarazione, l’AMPTP afferma: «Dopo significative conversazioni, è chiaro che il divario tra l’AMPTP e la SAG-AFTRA è troppo grande e le conversazioni non ci stanno più portando in una direzione produttiva. Speriamo che la SAG-AFTRA ci ripensi e torni presto a negoziare in modo costruttivo».
Foto: Getty (Alexi Rosenfeld/Getty Images)
Fonte: eDuesse
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