Scorsese a Che Tempo Che Fa: «Mi chiedo ancora: Chi sono gli esseri umani? Di cosa sono capaci?»
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Scorsese a Che Tempo Che Fa: «Mi chiedo ancora: Chi sono gli esseri umani? Di cosa sono capaci?»

Ospite del programma di Fabio Fazio il regista di Killers of the Flower Moon si è raccontato a ruota libera

Scorsese a Che Tempo Che Fa: «Mi chiedo ancora: Chi sono gli esseri umani? Di cosa sono capaci?»

Ospite del programma di Fabio Fazio il regista di Killers of the Flower Moon si è raccontato a ruota libera

martin scorsese

Martin Scorsese è stato ospite dell’ultima puntata di Che Tempo Che Fa, il programma condotto da Fabio Fazio ora in onda sul Nove.

Il regista è stato accolto da una vera e propria standing ovation dal pubblico in studio e, nel corso della sua ospitata televisiva italiana, ha avuto modo di parlare, ovviamente, del suo ultimo film, Killers of the Flower Moon, candidato a 10 premi Oscar, soffermandosi su molti aspetti del lungometraggio.

«Abbiamo capire che il modo migliore per raccontare questa storia era attraverso il matrimonio tra Lily Gladstone e Leonardo DiCaprio, è una storia d’amore che riflette il macrocosmo di quello che è accaduto agli indiani d’America – ha esordito il grande regista americano -. La sua bisnipote ci ha raccontato la storia di Molly e ci ha detto: guardate che si amavano».

Il film, tratto dall’omonimo bestseller di David Grann, è un thriller basato su una vicenda realmente accaduta negli anni Venti, nel crepuscolo del Vecchio West, passata alla storia con il nome di “regno del terrore”, quando decine di membri Osage furono assassinati in circostanze misteriose dopo la scoperta del petrolio nelle loro terre, che li aveva resi da un giorno all’altro immensamente ricchi.

«La tribù degli Osage si è arricchita più di tutti gli altri americani, c’è stato tanto risentimento non solo dal punto di vista culturale e razziale, ma anche perché questa ricchezza arrivava dalla terra e c’era la convinzione che non capissero il valore del denaro – ha spiegato Scorsese -. Li hanno messi sotto tutela e controllavano tutto, c’era anche un costo per tutto questo. Era un modo per americanizzare i nativi americani. Nel realizzarlo abbiamo parlato del senso e della natura di ciò che noi siamo, del bene e del male che è presente in tutti noi. Un dipinto, un romanzo, la musica o un film può avere un effetto buono su un pubblico, anziché predicare possiamo far pensare il pubblico il più possibile».

Riguardo le due star maschili del film, Leonardo DiCaprio e Robert De Niro, i suoi due storici attori feticcio, e della protagonista Lily Gladstone, prima nativa americana candidata agli Oscar, Scorsese ha raccontato: «Quello del film è un rapporto padre-figlio, mentore e studente. De Niro e io abbiamo entrambi 80 anni, siamo pacati e riflessivi, magari parliamo di certe scene ma non tanto. A Leo piace provare, con lui la discussione va avanti veramente a lungo, io e De Niro siamo i vecchi che guardiamo e ascoltiamo. Quando ho conosciuto De Niro avevamo entrambi 16 anni, era solo Bobby per me. DiCaprio ha un viso estremamente espressivo, come Lily Gladstone: hanno una faccia perfetta per il cinema perché si può leggere nel loro viso le emozioni. Il mistero nello sguardo rende Leo unico, non tutti sono in grado di farlo».

«Sono cresciuto in un luogo difficile, per strada, a New York, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da un’area fuori città e avevo 8 anni – ha detto invece Scorsese ricordando la sua infanzia -. Sono passato da una vita tranquilla alle strade di New York. dove c’era gente normale ma anche criminali e malfattori. Il rifugio per me era il cinema vicino la cattedrale di San Patrizio. A 15 anni ho fatto una scuola preparatoria al seminario, ma mi hanno invitato ad andarmene. Ero troppo giovane e non ho capivo la vocazione, ho dovuto trovare un altro modo. Però mi sto ancora chiedendo: ma chi siamo noi essere umani? Di cosa siamo capaci?».

Foto: Getty

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