Se avete amato Dark, dovete assolutamente recuperare questa nuova serie tv
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Se avete amato Dark, dovete assolutamente recuperare questa nuova serie tv

Lo show recentemente approdato su Netflix offe un'avvincente riflessione sul tempo e la realtà

Se avete amato Dark, dovete assolutamente recuperare questa nuova serie tv

Lo show recentemente approdato su Netflix offe un'avvincente riflessione sul tempo e la realtà

Una scena di Dark

Dopo il successo travolgente di Dark, che ha saputo incantare i fan con la sua trama complessa e avvincente, Netflix ha lanciato quest’autunno una nuova serie che promette di catturare l’attenzione degli appassionati del thriller psicologico e del genere sci-fi: Don’t Come Home. Questa produzione thailandese, che mescola mistero, horror e sci-fi, si distingue per la sua narrazione stratificata, che evolve in modo sorprendente e inaspettato, incarnando lo spirito di Dark pur riuscendo a ritagliarsi una propria identità.

Al centro della trama di Don’t Come Home troviamo Varee, una madre disposta a tutto pur di proteggere sua figlia Min. L’inizio della storia si presenta come un classico thriller psicologico: una casa isolata, un’atmosfera opprimente e il susseguirsi di eventi inquietanti che sembrano non avere una spiegazione razionale. Ma quello che sembra essere un horror tradizionale con una casa infestata e presenze misteriose si trasforma ben presto in qualcosa di molto più complesso. La sparizione di Min, infatti, non è un semplice mistero da risolvere: è l’elemento catalizzatore di una narrazione che gioca con le leggi del tempo e della realtà, un viaggio che esplora il confine tra il tangibile e l’irreale, tra la verità e la menzogna.

Il mistero non si limita semplicemente alla scomparsa della bambina, ma va a intrecciarsi con fenomeni soprannaturali che sembrano minare le leggi della fisica. La casa, che inizialmente sembra essere solo un luogo carico di presenze oscure, si trasforma in un nodo cruciale di un enigma che coinvolge il viaggio nel tempo, la percezione della realtà e il destino. La serie riesce a mescolare con abilità elementi sci-fi con un’atmosfera quasi gotica, tenendo sempre alta la tensione e creando un senso di incertezza che pervade tutta la narrazione.

Un altro aspetto che distingue Don’t Come Home è la centralità del tema della maternità e dei suoi molteplici aspetti. Varee, la madre protagonista, è disposta a sacrificare tutto per sua figlia, ma la sua devozione si scontra con la realtà di un mondo che sembra sfuggirle di mano. La serie esplora come la maternità non sia solo un legame affettivo, ma anche un ruolo complesso, fatto di paura, sacrifici e decisioni che definiscono l’identità della madre. La figura della madre in Don’t Come Home non è idealizzata: è tormentata, contraddittoria e, in alcuni momenti, incapace di distinguere il bene dal male, la verità dalla menzogna.

Le altre figure femminili della serie, come Fah, un’investigatrice che cerca di svelare il mistero, e Panida, la madre di Varee, offrono diverse prospettive sulla maternità e sul sacrificio. Ognuna di queste donne porta con sé un’esperienza di vita che si intreccia con la trama principale, conferendo al racconto una profondità emotiva che arricchisce il mistero e lo sci-fi. La maternità, in tutte le sue sfaccettature, è il motore che spinge i personaggi a fare scelte impossibili, mettendo in discussione ciò che sono disposti a fare per proteggere le persone che amano.

Sebbene Don’t Come Home non raggiunga la complessità di Dark nel trattare temi come il tempo e la realtà, è una serie che riesce comunque a coinvolgere e a sorprendere, grazie alla sua trama innovativa e alla capacità di mescolare generi diversi con eleganza. Non si tratta di un semplice thriller: è una riflessione su ciò che significa proteggere le persone che amiamo e su come il tempo, con tutte le sue leggi e i suoi paradossi, può influenzare il nostro destino.

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Fonte: CBR

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