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«Se cerchiamo la bellezza cerchiamo la pace»: Pierfrancesco Favino rivolge un pensiero a Gaza da Cannes

L'attore è il membro italiano della giuria internazionale chiamata a giudicare i film del Concorso e capitanata dalla regista di Barbie Greta Gerwig

«Se cerchiamo la bellezza cerchiamo la pace»: Pierfrancesco Favino rivolge un pensiero a Gaza da Cannes

L'attore è il membro italiano della giuria internazionale chiamata a giudicare i film del Concorso e capitanata dalla regista di Barbie Greta Gerwig

Favino Omar Sy Cannes 77

A tenere a battesimo la 77esima edizione del Festival di Cannes, oltre alla proiezione di un capolavoro del muto del 1927, il Napoléon restaurato di Abel Gance, appuntamento cinefilo di pregio che ha inaugurato nel pomeriggio lo schermo della Salle Debussy, ha provveduto anche la tradizionale conferenza stampa d’apertura della giuria del Concorso principale.

Sotto i riflettori c’era ovviamente in primis la presidente della giuria Greta Gerwig, regista del film campione d’incassi del 2023 Barbie, che è intervenuta in merito alle agitazioni sindacali e alle minacce di scioperi dei lavoratori del mega-evento, che hanno segnato la vigilia del festival insieme allo spauracchio di una nuova esplosione mediatica su larga scala del #MeToo francese (Moi Aussi) e dello scandalo che ne deriverebbe, qualora importanti nomi dell’industria venissero accusati di abusi proprio nei giorni in cui si svolge Cannes (trovate qui le riflessioni di Gerwig su come il MeToo ha cambiato, in meglio e nella direzione giusta, il cinema americano). Gerwig ha detto di augurarsi una risoluzione che giovi a entrambe le parti e che rispetti la dignità dei lavoratori (un incontro tra una rappresentante sindacale e il Ministero della Cultura è atteso tra l’altro proprio nei primi giorni del festival, anche al fine di scongiurarne la paralisi). 

Oltre alla presidente di giuria, hanno preso la parola anche gli altri membri della squadra di artisti che valuterà i film della competizione ufficiale, tra cui il nostro Pierfrancesco Favino. «Penso ancora che una delle cose più pacifiche che possiamo fare sia sprofondare nella bellezza – ha detto l’attore italiano rispondendo a una domanda sulla devastante crisi umanitaria a Gaza -. Ricordare che c’è bellezza nel mondo è una delle poche cose cui i cineasti, come noi, possono attenersi, per dire che c’è un significato in ciò che facciamo. È il motivo per cui ho deciso che avrei potuto essere qui senza sentirmi in colpa come essere umano. Se cerchiamo la bellezza potremmo cercare anche la pace e le cose belle della vita».

Il giurato Omar Sy, popolarissimo volto chiamato a rappresentare proprio la Francia in una giuria all-star, non è invece d’accordo con l’idea che la Francia sia stata più lenta nel riconoscere il movimento #MeToo rispetto ad altri paesi: «Non mi pare che stiamo affrontando l’argomento in ritardo. Ci sono più donne che hanno il coraggio di parlare apertamente in tutto il mondo. Possiamo dire che forse sta arrivando tardi, ma questo movimento è già in corso e sta chiaramente crescendo in forza».

«Una cosa di cui abbiamo parlato come giuria e con Thierry [Frémaux, delegato generale del festival] è che la cosa meravigliosa del cinema è che è una forma d’arte lenta – ha aggiunto invece la presidente di giuria Greta Gerwig -, che ha glissato, sospirando, sulle domande relative a The Apprentice di Ali Abbasi, atteso film del Concorso in cui Sebastian Stan interpreta Donald Trump, spiegando che c’è bisogno di vedere tutti i film prima di giudicarli e che è sempre lecito aspettare di essere sorpresi da un’opera cinematografica nel momento in cui si ha occasione di visionarla e di valutarla per quello che è effettivamente. «Spesso possono volerci anni per un film, dal momento in cui inizia il processo di realizzazione fino a quando lo vediamo realizzato. Ogni volta che guardiamo un film, il risultato rappresenta anni di lavoro. In quello spazio, artisti provenienti da tutto il mondo possono dire qualcosa di estremamente specifico».

«Cambiare qualcosa intorno a noi o cambiare qualcosa nel mondo: è ciò che mi interessa vedere nei film – ha aggiunto invece la regista libanese Nadine Labaki -. Tutti ci aspettiamo di uscire dalle visioni per la maggior parte del tempo scossi o con la voglia di cambiare qualcosa nelle nostre vite. Credo davvero nel potere del cinema».

La giuria del Concorso di Cannes 2024, oltre che da Favino e dalle personalità fin qui citate, è completata dall’attrice americana Lily Gladstone, dall’attrice francese Eva Green, dal regista e sceneggiatore spagnolo Juan Antonio Bayona, che ha ribadito l’invito di Frémaux a concentrarsi solo sui film e a far sì che la “politica” viva e respiri soltanto sul grande schermo del cinema, dal regista giapponese Hirokazu Kore-eda e dalla sceneggiatrice e fotografa turca Ebru Ceylan.

Pierfrancesco Favino

Foto: Kristy Sparow/Getty Images

Foto di copertina: Getty (Daniele Venturelli/WireImage)

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