Sembra impossibile, ma questo film Disney di 18 anni fa stava per essere vietato ai minori
telegram

Sembra impossibile, ma questo film Disney di 18 anni fa stava per essere vietato ai minori

Inizialmente, era stata pensata come una pellicola decisamente più provocatoria

Sembra impossibile, ma questo film Disney di 18 anni fa stava per essere vietato ai minori

Inizialmente, era stata pensata come una pellicola decisamente più provocatoria

Frame dal film disney Come d'incanto

Sembra incredibile, ma uno dei film Disney più amati degli ultimi decenni ha rischiato di essere qualcosa di completamente diverso. Prima di diventare un classico per famiglie, il progetto aveva toni molto più audaci, tanto da sfiorare una classificazione vietata ai minori. Ma cosa è successo lungo il cammino che ha trasformato questa storia in una fiaba moderna perfetta per il grande pubblico?

Stiamo parlando di Come d’incanto, uscito nel 2007, anni in cui il panorama dell’animazione era in piena trasformazione. Disney stava progressivamente abbandonando il tradizionale disegno a mano in favore della CGI, mentre la saga di Shrek di DreamWorks sovvertiva i classici stereotipi delle fiabe con grande successo. In questo contesto, la casa di produzione decise di puntare su un progetto particolare: il suo primo film ibrido tra live-action e animazione dai tempi di Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988). Il film vantava un cast stellare, con Patrick Dempsey, Susan Sarandon e Idina Menzel, oltre a una allora poco conosciuta Amy Adams nel ruolo della protagonista, Giselle.

Tuttavia, il percorso per portare Come d’incanto sul grande schermo è stato tutt’altro che lineare. Il progetto ha attraversato quasi un decennio di sviluppo e numerose riscritture. In origine, il film aveva un taglio molto più adulto, tanto che il primo script prevedeva una classificazione R-Rated, ben lontana dal prodotto finale che ha conquistato famiglie e bambini di tutto il mondo.

La trama di Come d’incanto è apparentemente semplice e segue i canoni classici delle fiabe Disney: Giselle, una giovane e ingenua fanciulla, vive nel regno animato di Andalasia, dove attende il bacio del vero amore, il principe Edward (James Marsden). Tuttavia, la perfida regina Narissa (Susan Sarandon), matrigna del principe, teme di perdere il trono e decide di sbarazzarsi di Giselle prima che possa sposarsi. Con l’inganno, la spinge in un pozzo magico, catapultandola nel mondo reale, a New York. Qui, Giselle deve affrontare la dura realtà di una città frenetica e cinica, ben diversa dal suo mondo fiabesco.

Nella versione finale del film, questa contrapposizione tra il mondo delle fiabe e la realtà moderna genera situazioni comiche e parodiche, con Disney che ironizza sulle proprie tradizioni. Giselle cerca di comunicare con gli animali cittadini, tra cui topi e piccioni, per farsi aiutare nelle pulizie, mentre il principe Edward si muove per le strade di New York con la stessa teatralità di un personaggio animato. Persino le classiche canzoni Disney vengono riproposte in chiave autoironica, con Alan Menken e Stephen Schwartz che firmano la colonna sonora.

Eppure, inizialmente, il film era pensato per un pubblico molto diverso. Secondo il regista Kevin Lima, in un’intervista rilasciata a USA Today nel 2007, la sceneggiatura originale era decisamente più adulta, con toni ispirati a commedie adolescenziali come American Pie e Fast Times at Ridgemont High. Nel libro Family Films in Global Cinema: The World Beyond Disney, si riporta che, nella prima versione dello script, Giselle, appena arrivata a New York, veniva scambiata per una spogliarellista.

Il primo sceneggiatore, Bill Kelly, aveva venduto la sceneggiatura a Touchstone Pictures, una divisione Disney specializzata in film per adulti. Tuttavia, nel corso degli anni, il copione venne più volte rimaneggiato, eliminando gli elementi più provocatori. Kelly, che inizialmente si era detto frustrato dai cambiamenti, venne poi richiamato nel 2005 per scrivere una versione definitiva della sceneggiatura, questa volta in collaborazione con Kevin Lima. Fu Lima a suggerire alcune delle modifiche più significative, come la scena in cui Giselle appare per la prima volta a Times Square. Il risultato finale fu un film che, pur conservando alcuni elementi di parodia, divenne più un omaggio alla tradizione Disney che una sua sovversione, come invece era accaduto con Shrek.

Quando iniziò il casting di Come d’incanto, Disney voleva un’attrice che non fosse già troppo famosa, affinché il pubblico potesse concentrarsi sulla purezza del personaggio piuttosto che sulla notorietà della sua interprete. Kevin Lima spiegò che la sua intenzione era trovare un’attrice che potesse incarnare Giselle senza che la sua immagine pubblica interferisse con la percezione del personaggio.

All’epoca, Amy Adams non era ancora una star affermata: aveva già recitato in alcuni film, ma il suo nome non era noto al grande pubblico. La sua audizione per Come d’incanto avvenne poco prima della sua candidatura all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per Junebug (2006). Lima, pur essendo malato il giorno del provino, rimase colpito dal suo talento e dalla sua capacità di interpretare Giselle con ingenuità e sincerità. Dopo aver visto oltre 250 attrici, il regista capì che Adams era la scelta giusta.

Patrick Dempsey, nel ruolo di Robert, fu invece una delle attrazioni principali del film, essendo all’apice della sua fama grazie a Grey’s Anatomy. James Marsden, scelto per interpretare il principe Edward, dichiarò di essere stato più attratto dalla spensieratezza del personaggio piuttosto che dal ruolo di Robert, che inizialmente gli era stato proposto.

Guardando indietro, è curioso pensare che Come d’incanto, oggi considerato un cult Disney per famiglie, abbia rischiato di essere un film decisamente più provocatorio. E forse proprio il suo equilibrio tra parodia, omaggio e originalità ha reso un’opera così amata, capace di prendere in giro i cliché delle fiabe senza rinnegare la magia che le rende immortali.

Fonte: USA Today

© RIPRODUZIONE RISERVATA