Non è impresa facile stabilire quale sia la serie migliore degli ultimi anni. In termini di serialità, la tv ha alzato ormai da tempo la propria asticella, sfornando prodotti che nulla hanno da invidiare con i film di Hollywood. Volendo restringere un po’ il campo, sono tre le serie che la spuntano un pochino più delle altre, per l’impatto che hanno avuto su critica e pubblico: Breaking Bad, Il Trono di Spade e The Walking Dead. La prima, con Bryan Cranston spacciatore di meth, si è conclusa l’anno scorso dopo 5 stagioni, mentre la serie tratta dai romanzi fantasy di George R. R. Martin e quella a base di zombie di Robert Kirkman ripartiranno rispettivamente il 6 aprile e il 9 febbraio – 10 in Italia. Tutte hanno avuto un seguito incredibile di spettatori, scatenando reazioni non solo tra i fan ma anche tra gli addetti ai lavori. Dunque vi chiediamo: qual è, secondo voi, la migliore? Per aiutarvi, o rinfrescarvi la memoria, qui di seguito riportiamo i pro e i contro di ognuno, con il relativo sondaggio in fondo all’articolo:
Breaking Bad: i Pro
Il primo e più importante: impossibile staccarsi. Gli autori (Vince Gilligan in primis, a seguire tutto il team creativo) sono riusciti a trasportare alla perfezione su schermo il concetto di “page turner”, senza peraltro abusare di trucchetti (come le classiche puntate troncate sul più bello) che costringessero lo spettatore a seguire. È “solo” che la storia di Walt è talmente affascinante, e con un ritmo talmente alto, che arrivati in fondo ai tre quarti d’ora scarsi di ogni puntata non si è ancora sazi. E il ciclo ricomincia.
Inoltre, è forse il caso più clamoroso di serie “di genere” che ha convinto anche chi non ha alcun interesse in storie di droga e omicidi: lo sguardo alla vita di Walter White e di coloro che gli girano intorno è a 360°, il racconto non lesina su nessun dettaglio, con il risultato di immergere lo spettatore nel clima di Albuqerque, New Mexico.
Senza dimenticare che i valori produttivi sono immensi e che Breaking Bad ha lasciato anche parecchio spazio alla sperimentazione – registica (non a caso ci si è fatto le ossa anche il fenomenale Rian Johnson di Looper), narrativa, tecnica, persino recitativa. E ci fermiamo qui, prima di finire a parlare della colonna sonora, o del fatto che, nel corso di cinque stagioni, Breaking Bad è cambiata radicalmente almeno tre volte: come vedere tre serie in una.
Breaking Bad: i Contro
Se siete deboli (di cuore e soprattutto di stomaco), l’impatto è shockante: nella seconda puntata Walt e Jesse sciolgono un cadavere in una vasca da bagno, e la malattia di Walt (e il modo in cui Bryan Cranston la ritrae) farebbe diventare ipocondriaco chiunque. L’ultraviolenza – meno diffusa di quanto si creda, comunque – e la totale amoralità del protagonista potrebbero respingere molti. E arrivati alla quarta stagione, l’accelerata e il cambio di tono della serie potrebbero spaventare, o semplicemente non piacere; in tal caso, comunque, vi rimangono sempre le prime tre.
Come in tutte le serie, poi, ci sono subplot che funzionano sì e no, che potrebbero anche abbassare il vostro gradimento: davvero dovremmo interessarci (microSPOILER) alla scappatella di Skyler con Ted? Non siamo a livello #killdana, ma insomma…
Il Trono di Spade: i Pro
Mettere insieme tutti i mondi e i personaggi creati da Martin non è certo un’impresa facile. Ma gli autori David Benioff e D.B. Weiss ci sono riusciti alla grande, merito di una scrittura coinvolgente, che intreccia in modo perfetto le tante dinamiche che si sviluppano tra i protagonisti, entrati ormai nella memoria collettiva del pubblico. C’è di tutto: amore, passione (il sesso è un fattore chiave, chiacchieratissimo ma funzionale alla storia, mai gratuito), vendetta. Tutti elementi che fanno deflagrare la serie dai classici canoni fantasy, avvicinandola ad un pubblico estremamente eterogeneo.
Il Trono di Spade: i Contro
Una serie che non si fa scrupoli a mostrare scene di sesso e violenza, può risultare sgradevole agli occhi di qualcuno, che cerca atmosfere più “tranquille”. Nonostante un’ottima messa in scena, per capire fino in fondo gli sviluppi della storia occorre comunque dare una lettura ai romanzi: sono ancora tanti, infatti, i buchi rispetto ai testi originali. In più, e forse è questa la stecca più grossa, passa troppo tempo tra una stagione e l’altra: un anno esatto, cosa che ha mosso non poche critiche alla programmazione di HBO. Con una linea narrativa così intricata, tenere insieme i pezzi dopo un periodo di tempo tale, diventa un po’ difficile.
The Walking Dead: i Pro
Tra i maggiori pregi della serie, c’è la sua capacità di coniugare il modello dello zombie di Romero – e quindi la tradizione – con i principi di un survival movie in piena regola: la storia è sempre stata al centro di tutto, con personaggi ben caratterizzati all’interno di un contesto apocalittico e disperato. Conservare il senso di umanità indispensabile per uscire vivi da una situazione simile è la base di ogni cosa, ed è quello che continua a rendere lo show interessante agli occhi del pubblico. Ogni situazione si evolve, tutto cambia così come i protagonisti, sempre impegnati in nuove sfide con se stessi.
The Walking Dead: i Contro
Proprio quello che ha tenuto in piedi la serie AMC per 3 anni e mezzo, in certi casi ha avuto anche un effetto boomerang: concentrarsi sulle dinamiche interpersonali dei personaggi ha fatto un po’ perdere di vista la strada principale (è pur sempre una serie horror sugli zombie), consegnando alla storia toni quasi da soap-opera. È successo durante la seconda stagione e, in parte, anche nella terza, prima del risveglio negli ultimi episodi. Stessa sorte è toccata alla mid-season della quarta serie, la cui prima metà è stato un gioco di attese a tratti irritante, da encefalogramma piatto che è schizzato alle stelle nella mid-season finale (epica), con un picco improvviso di azione e colpi di scena. Dai nuovi episodi ci si aspettano maggiore equilibrio, e turning point più decisivi.