Dall’esordio sul grande schermo in Stardust Memories di Woody Allen nel 1980 al cult Basic Instinct di Paul Verhoeven, da Casinò di Martin Scorsese alla sua irresistibile incursione (a piedi nudi) nella serie The New Pope di Paolo Sorrentino del 2020. Riassumere in poche righe la carriera di una diva tanto sui generis, nonché una personalità eclettica come quella di Sharon Stone resta un’impresa ardua, che forse non potrà mai renderle giustizia. Soprattutto ora che la ritroviamo in tutta la sua abbagliante bellezza, sarcastica e fiera dei suoi sessantasei anni a Torino Film Festival. La quarantaduesima edizione, prima sotto la Direzione artistica di Giulio Base, trova così in Sharon Stone non solo una star in grado di polarizzare l’attenzione di pubblico e stampa o i flash dei fotografi, ma anche un’artista pronta a raccontarsi, rivelarsi in una conferenza stampa scandita da un’onestà radicale, una verità senza ipocrisie e senza filtri, lontanissima dagli standard cui Hollywood ci ha ormai da tempo abituato. E così non possiamo che restare rapiti dai suoi racconti, partendo proprio dal film scelto per rappresentarla sugli schermi torinese: Pronti a morire (The Quick and The Dead) di Sam Raimi del 1995.
«Per questo Western come produttrice avevo avuto l’opportunità di scegliere il regista e il cast. Quindi ho avuto l’opportunità di scegliere per esempio il grandissimo Dante Spinotti come Direttore della Fotografia, e ho avuto l’opportunità di offrire al giovane Leonardo DiCaprio un grosso ruolo così come di far venire a Hollywood Russell Crowe. Era stata mia anche le decisione di far dirigere il film a Sam Raimi, che trovavo intelligente e divertente e che mi piaceva molto. A quel tempo Sam Raimi dirigeva diciamo “Film di Serie B” ma dopo Pronti a morire ha fatto il salto di qualità con i “Film di Serie A” e ha diretto la Trilogia di Spider-Man. Peccato però che non mi abbia mai ringraziato, non mi abbia mai chiesto di lavorare di nuovo insieme. Non si è mai più fatto sentire. Non ha riconosciuto il nostro rapporto» spiega non senza una certa bitterness Sharon Stone. Ben diverso invece il suo rapporto con Martin Scorsese: «Ha la fedeltà. Quel senso della famiglia che ci fa avere ancora un rapporto e lavorare ancora insieme. C’è una profondità, c’è quella cosa italiana, quel quid tutto italiano… La mia cultura è sia inglese che profondamente francese. Abbiamo in comune questa cultura della famiglia, per noi è quasi un fatto genetico. Lavoriamo insieme, rimaniamo insieme, Martin ha questa cosa e questo per me è molto importante».
«L’America, il mio paese, è composto praticamente da adolescenti». prosegue Sharon Stone. «Gli adolescenti sono ignoranti e arroganti e così gli americani sono esattamente così, ignoranti e arroganti. Gli americani non viaggiano, l’80% non ha neanche il passaporto. Non sono istruiti. L’unico modo in cui possiamo offrire il nostro contributo è aiutarci gli uni con gli altri. E per quanto riguarda la questione femminile, non possiamo restare fermi al fatto che le donne devono aiutare le altre donne. Anche i bravi uomini devono aiutare le donne. Dovete smettere di negare, diventare più consapevoli che molti dei vostri amici non sono belle persone, non sono dei bravi uomini. E se i vostri amici non sono bravi uomini sono pericolosi, vanno isolati, tenuti lontani dalle vostre figlie, le vostre mogli. Non possiamo più voltare lo sguardo dall’altra parte quando questi uomini cattivi si comportano male» conclude con fermezza l’artista.
Nel corso della conferenza stampa di Torino Film Festival Sharon Stone ha risposto con la stessa onestà radicale riguardo altri momenti della sua carriera, sottolineando in particolare come nel 1995 per Pronti a Morire si sia voluta imporre, pretendendo il compenso che le spettava. Scopriamo così che per Basic Instict il Gender Pay Gap aveva comportato una discrepanza notevolissima tra l’ingaggio di Micheal Douglas (quattordici milioni di dollari) e la giovane, biondissima star che si sarebbe imposta come un sex symbol in tutto il mondo (appena cinquecentomila dollari). La stessa Sharon Stone, dopo il successo planetario del blockbuster ha così preteso nel 1995 per The Quick and The Dead un cachet da un milione di dollari, stabilendo un traguardo mai raggiunto da una donna, ottenuto però solo in cambio di accettare anche il ruolo di produttrice. E questo non ha purtroppo escluso il fatto che in seguito la sua carriera abbia attraversato una fase decisamente più buia, nella quale la star ha dovuto sperimentare tutto l’ostracismo hollywoodiano nei confronti delle donne che hanno superato la soglia dei quaranta, cinquanta o sessanta anni. «That troubling vagina thing». «Quel problema chiamato vagina»: così Sharon Stone riassume la questione femminile a Hollywood, sottolineando come abbia scelto di chiamarsi fuori dai giochi, dedicarsi ad altro e crescere i suoi figli, salvo ora tornare alla luci della ribalta con una grinta e una spinta creativa ancora più forte di prima.
Sharon Stone sarà presto a Roma e quindi l’anno prossimo anche a Torino con la sua Mostra personale come pittrice. Per quanto riguarda invece la sua carriera di attrice, scopriamo anche che la ritroveremo nel cast di Nobody 2 al fianco della star di Better Call Saul Bob Odenkirk, in uscita nel 2025. Ma nel frattempo, non possiamo che continuare ad ammirarla nelle sue giornate torinesi, certi di aver assistito ad una conferenza stampa e un red carpet incredibilmente fuori dall’ordinario.
Foto: Daniele Venturelli/Getty Images
© RIPRODUZIONE RISERVATA