Quando una cosa è bella non si finirebbe mai di parlarne. Ci perdonerete, dunque, se dopo aver celebrato la terza stagione di Sherlock, e aver gioito per la notizia dell’arrivo a (relativamente) breve di una quarta, continuiamo a parlare della serie BBC con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Anche perché oggi lo facciamo per bocca dello stesso Cumberbatch, che in una lunga intervista a Collider ha parlato diffusamente della serie, del suo ruolo, del futuro del franchise, ma anche del rapporto con i suoi genitori e di Indiana Jones…
Qui sotto trovate, tradotti, i passaggi più interessanti dell’intervista. Se volete leggere la versione completa, naturalmente in lingua originale, cliccate sul link in calce al pezzo.
Sulla possibilità di stufarsi della parte
«Sono un maratoneta, non credo che mi stuferò a breve. Per ora sono anche più giovane di tutti gli altri attori che in passato hanno interpretato Sherlock, quindi continuerò a farlo. Stanno girando un bellissimo film, con Ian McKellen e Bill Condon, che parla di uno Sherlock anziano e con un principio di demenza senile, che non è in grado di risolvere l’ultimo caso che lo perseguita. Magari anch’io farò così, una volta invecchiato, e a modo nostro».
Sul recitare insieme ai genitori (che nel terzo episodio interpretano… i suoi genitori)
«È stata una botta di vita, e anche molto divertente: non avevamo detto a nessuno, neanche agli amici, che l’avremmo fatto, e alla fine persino i familiari erano più interessati a questa comparsata che a capire come avesse fatto Sherlock a sopravvivere. Anche perché chi ci conosce era assolutamente basito: il rapporto tra Sherlock e i suoi è identico a quello che io ho con i miei».
Sulle eventuali stagioni future
«Le farò. Ho chiesto io di farle! Le farò sicuramente».
Sul rapporto con Mycroft
«C’è una dinamica molto interessante tra i due fratelli, un’ammirazione reciproca legata al fatto che i due si capiscono alla perfezione. Sono più vicini di quel che sembri. Io e Mark (Gatiss) interpretiamo due persone che non vivono nel XXI secolo, che stanno fuori dalla realtà; per questo ci serve Watson, perché è il nostro uomo della strada. Se poi ogni tanto questi rapporti virano alla pantomima è perché ci divertiamo troppo».
Sull’amore dei fan (anche famosi)
«È straordinario, ed è merito del fatto che è Sherlock, una figura iconica. Non sento troppo la responsabilità, ma mi rendo conto di dover essere all’altezza. Ma so anche che i fan sono intelligenti, leali e ci supportano. Una delle cose più belle che mi sono successe dopo la prima stagione è stato scoprire che anche le vendite dei romanzi di Conan Doyle erano schizzate alle stelle. Mi rende molto felice: i libri sono una cosa bella. Non saremmo qui senza di loro».
«È stato incredibile scoprire che Harrison Ford è un fan. Ed p stato shockante incontrarlo di persona: per uno della mia età, lui è un idolo, un eroe; ho l’età giusta per essere cresciuto con Indiana Jones e Han Solo. E quando il tuo idolo ti dice “mi piace molto quello che fai”, be’, mi ha steso».
Fonte: Collider
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