Sigourney Weaver si racconta alla Festa di Roma: «Vorrei lavorare con Luca Guadagnino e Martin Scorsese»
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Sigourney Weaver si racconta alla Festa di Roma: «Vorrei lavorare con Luca Guadagnino e Martin Scorsese»

La leggendaria interprete di Ellen Ripley ha incontrato da vicino il pubblico romano, raccontandosi a tutto tondo: «Con James Cameron si migliora di giorno in giorno lavorando ad Avatar»

Sigourney Weaver si racconta alla Festa di Roma: «Vorrei lavorare con Luca Guadagnino e Martin Scorsese»

La leggendaria interprete di Ellen Ripley ha incontrato da vicino il pubblico romano, raccontandosi a tutto tondo: «Con James Cameron si migliora di giorno in giorno lavorando ad Avatar»

Alla Festa del Cinema di Roma 2018 è stato il giorno di Sigourney Weaver, con tanto di red carpet popolato, in suo onore, da un esercito di acchiappafantasmi: l’attrice americana, che ha segnato la storia del cinema statunitense interpretando la protagonista Ellen Ripley nel capolavoro Alien di Ridley Scott (ruolo che ha ritrovato in tre sequel), si è resa protagonista di un Incontro Ravvicinato col pubblico, in cui ha passato in rassegna e commentato la sua lunga e fortunata carriera.

Legata in maniera inscindibile al cinema di fantascienza (è stata la prima attrice nella storia degli Oscar a ottenere una nomination per questo genere), la Weaver è stata candidata sette volte al Golden Globe ed è stata anche, nel 1989, l’unica attrice ad aggiudicarsi due volte il premio nello stesso anno, per Gorilla nella nebbia e Una donna in carriera (ruoli per i quali è stata anche candidata agli Oscar).

Ecco quanto raccontato questa sera dalla versatile interprete, che lega la sua fama a tanti generi diversi, dalla dramma alla commedia (memorabile la sua partecipazione a Ghostbusters, cui alludevamo in apertura), per ognuno dei film scelti per omaggiarla. Dai quali sono state estratte e mostrate al pubblico, come format della Festa impone, delle clip particolarmente significative. 

Non sono mancati, però, nemmeno frangenti in cui l’attrice ha parlato in maniera più libera del suo metodo di lavoro, per poi mostrare al pubblico, alla fine dell’incontro, una scena dal suo film preferito. Ecco il resoconto completo della serata, con i film elencati in ordine di menzione. 

GHOSTBUSTERS (Ivan Reitman, 1984)

Non mi spiego perché le commedie non vincono mai dei premi importanti, a essere sincera. Credo sia il genere più difficile da scrivere, dirigere e interpretare. Il fatto che gli Oscar abbiano introdotto la categoria “film popolare” mi ha sorpreso. Forse si cerca di chiamare a raccolta i giovani spettatori agli Oscar, ma non vanno create sezioni specifiche per le commedie, perché popolare è un aggettivo molto ampio, che può voler dire tutto. La commedia, come nel caso di Ghostbusters, deve fluire in modo meraviglioso: sono importanti il cast, la chimica, l’affinità che si crea. C’è tanto lavoro dietro, il pubblico spesso apprezza questo genere di film ma li sottovaluta e non comprende lo sforzo immane per realizzarli. 

GORILLA NELLA NEBBIA (Michael Apted, 1988)

Dubitavo che si potesse invadere il mondo degli animali per fare questo film. Due studios sono stati coinvolti nel progetto ed entrambi mi hanno chiesto di partecipare. Io ho resistito, perché avevo così tanto rispetto per Diane Fossey, la reale protagonista della vicenda, una studiosa di gorilla, da lavorare ancora con la Gorilla Foundation a suo sostegno. Vorrei che mi chiedessero più spesso di fare dei personaggi reali, perché mi sento molto a mio agio nel farli.

UNA DONNA IN CARRIERA (Mike Nichols, 1988) 

Penso che Mike Nichols sia stato il più divertente e informato regista con cui abbia lavorato. Ho fatto con lui del teatro, distillava sempre l’essenza di ciò che dovevi fare, chiarendoti il tuo ruolo con un parola. Col personaggio di questo film mi ha dato ali e libertà, riesce a far funzionare tutto con pochi ciak e dice sempre che cosa dobbiamo girare in maniera netta. Per me è sempre stato un grande piacere girare con lui. Nella commedia è tutta una questione di tempi e per molte persone il ritmo è la cosa più difficile da agguantare. Anche Harrison Ford è un grande commediante, in questo film, anche se nella sua carriera ha interpretato pure ruoli molti gravi. Anche Melanie Griffith era fantastica, in questo film. Davvero un grande cast. 

AVATAR (James Cameron, 2009) 

Non so perché mi chiamano sempre per queste due tipologie di ruoli, donne cattive e protagonista di film di fantascienza, anche se mi fanno spesso questa domanda! Nel caso di James Cameron, la sua è una sci-fi che si pone sempre degli interrogativi importanti. La fantascienza è un genere pieno di riferimenti importanti, non si tratta solo di effetti speciali. Avatar è stato un grande successo planetario perché esplorando temi sensibili – dove stiamo andando, chi siamo, la corruzione che prevale sull’empatia, la gentilezza, l’intelligenza – James Cameron si è sintonizzato su interrogativi e bisogni di tutta l’umanità.

LA MORTE E LA FANCIULLA (Roman Polanski, 1994)

Ci siamo incontrati a Roma, non chiedetemi perché. L’abbiamo fatto a Roma, all’aperto, in un bellissimo ristorante. Una rivista aveva pubblicato delle foto di noi due dicendo che stessimo insieme, lui mi chiamò per dire che dovevamo fare causa perché ovviamente era una falsità, ma io dissi: no, Roman, è la cosa più interessante che abbiano mai scritto su di me. Lavorando a questo film leggeva lui le singole parti, è un ottimo attore, anche se è strano che sia un regista a leggere. Ha dato grande profondità ai personaggi e ogni giorno rifacevamo tutto il film fino alla scena del giorno. Roman è l’unico regista che non fa mai uno storyboard, vedeva le nostre interpretazioni e immaginava mentalmente come montarle e assemblarle. 

ALIEN (Ridley Scott, 1979)

Sostanzialmente è stato il mio primo film, ho fatto un provino. Ero sconosciuta ed è stata una vera e propria prova del fuoco. A rivederlo oggi fa ancora tantissima paura. Ridley aveva un gran controllo fisico e visivo sul film. Io non sapevo come fare, ero all’inizio della mia carriera, ma ha funzionato tutto. Nell’ultima scena non mi ha detto nemmeno dov’ero, è stato tutto molto improvvisato.

IMPROVVISAZIONE: SÌ O NO?

In generale non improvviso per un ruolo, entro ed esco dal personaggio e poi cerco di rientrarci. Roman Polanski, con cui ho lavorato per La morte e la fanciulla, mi chiedeva cose piccole e molto precise, e mi dava un po’ fastidio. Ma aveva sempre ragione lui, per cui…A Ben Kingsley invece questa cosa piaceva. Dipende sempre molto dal tipo di regista con cui stai lavorando. Alcuni registi mi dicono poco perché pensano che io sappia già tutto, ma non è affatto così. Con James Cameron per fortuna questo problema non c’è.

NATA NEL TEATRO

Con gli attori che vengono dal teatro senti sempre la loro sicurezza, c’è più fiducia, sai sempre che stai andando da qualche parte, nella scena. In fondo non serve parlare troppo, per fare una scena, ma avere una sicurezza dentro di te e in rapporto agli altri attori. Direi che per fortuna anche io vengo dal teatro, è importante per me. 

RIMPIANTI E DESIDERI

Avrei voluto fare Julia Child, ma Meryl Streep l’ha portata sullo schermo magnificamente. Io l’adoro tantissimo. E vorrei tanto lavorare con Luca Guadagnino e Martin Scorsese. Visto che Scorsese è da queste parti, magari ci provo!

IL FILM PREFERITO: I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN (Ang Lee, 2015) 

Credo che sia una delle storie d’amore più belle che siano mai state raccontate. Ang Lee ha fatto dodici versioni diverse prima di trovare il taglio di montaggio più giusto, in questo film si vede che ci ha messo tutto l’amore e tutto il cuore del mondo. Mio marito è un regista di grande talento, io non ho questo dono ma penso di poter lavorare bene con gli attori. Avendo una figlia unica poi è difficile, magari se avessi cinque figli si occuperebbero l’uno dell’altro!

Foto: Getty Images

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