Tanta strada è stata compiuta dalle donne nel campo dell’emancipazione e questi mutamenti si riflettono ovviamente nel cinema. E per studiare più da vicino questa metamorfosi non c’è genere migliore del genere a tinte rosa per eccellenza, la rom-com, territorio d’elezione delle giovani donne, in cui si racconta come le ragazze si rapportino alla scoperta della loro sessualità, dei primi amori, dei sogni professionali e personali per il futuro.
Se c’è un regista che ha saputo raccontare l’adolescenza meglio di chiunque altro, quello è sicuramente John Hughes. Non a caso scelto dal regista Jon Watts come modello per il suo imminente Spiderman: Homecoming, con Tom Holland, ambientato proprio negli anni del liceo. Hughes (scomparso, ahimé, nel 2009) esordì alla regia nel 1984 con una teen romance tutta al femminile, Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare, con protagonista quella che da lì in poi sarebbe diventata la paladina di quel genere, la rossa Molly Ringwald, che poi sempre per lui recitò nel cult Breakfast Club. In Sixteen Candles (disponibile su Infinity) la ragazza nel giorno del suo compleanno più importante viene ignorata da tutti i suoi famigliari, perché è anche il giorno del matrimonio della sorella maggiore. Intanto, a scuola le danno il tormento gli sfigati di turno, tra cui un giovanissimo John Cusack, ma c’è anche in ballo il bello e impossibile fidanzato con la bionda di turno. Un film delicato, ma anche molto divertente in cui c’è già tutta la poetica del cantore dell’adolescenza.
Che John Hughes sia un modello riconosciuto per questo genere è evidente oggi come ieri. Basti pensare che Emma Stone in Easy Girl (lo trovate sempre su Infinity a noleggio), del 2010, è triste proprio perché: «John Hughes non ha diretto la mia vita». Che il film si rifaccia al regista di Una folle giornata di vacanza è evidente anche nel tono tenero ed emotivo con cui Olive, intepretata da una bravissima Stone, affronta le conseguenze della sua compromessa reputazione a causa di un’innocente bugia detta a un’amica sulla propria verginità.
Le ragazze di oggi, però, non accettano più di essere vittime delle situazioni come un tempo, ma cercano di smuovere le situazioni e adattarle a se stesse. Come fa, per esempio, una scatenata Emma Roberts in Wild Child, ragazza di Malibu che costretta dal padre a frequentare un rigido liceo scozzese, sovverte i meccanismi di potere al suo interno, spodestando la bulla della scuola dalla sua posizione di prestigio, diventando una leader anche nello sport e conquistando l’amore. Niente più damigelle in pericolo da salvare, ma ragazze in gamba che al momento giusto sanno fare anche goal.
Ma i role model odierni sono molto più sovversivi di così, specialmente se a guidare le redini di un film come Un disastro di ragazza c’è quel genietto irriverente e simbolo del politically uncorrect che va sotto il nome di Judd Apatow, per non parlare di quel genio comico di Amy Schumer che ne è praticamente l’anima gemella artistica. La Schumer è mattatrice assoluta del film, in quanto anche produttrice e sceneggiatrice e si è cucita addosso una storia molto autobiografica. Altro che amore eterno, nel film la ragazza è dedita all’amore promiscuo e alla baldoria con alcol e droghe; tradisce il fidanzato e ha un atteggiamento superficiale anche nel lavoro, ma quando tutto andrà in pezzi, sarà in grado di riprendere in mano la sua vita e darle una svolta decisiva.
Quanta strada abbiamo fatto dai tempi di Jane Austen e del suo Ragione e sentimento (qui potete trovare la versione cinematografica diretta da Ang Lee, con Emma Thompson e Kate Winslet), quando una donna doveva sperare di avere un patrimonio discreto e un visino accettabile, per suscitare l’interesse di un uomo. C’è però una cosa che non cambia mai, oggi come ieri. È solo quando una donna è disposta a trovare se stessa, senza cedere ai ricatti sociali, che può incontrare l’uomo giusto e costruirsi la vita che ha sempre sognato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA