Sofia Viscardi ha solo 19 anni ma a sentirla parlare sembra più grande. Certo la sua voce spesso si impenna di un entusiasmo tipicamente giovanile e le sue frasi sono puntinate di slang, ma dalle sue risposte precise e dalle sue parole soppesate emerge una ragazza molto consapevole.
Una ragazza che conosce bene l’entità del suo successo (100mila di copie vendute, 870mila follower su Twitter, 748mila iscritti al suo canale YouTube non sono numeri da poco), ma che non per questo si è montata la testa. Anzi, Sofia ha mantenuto quella semplicità e quella spontaneità che tanto piace alle sue fan e soprattutto ha mantenuto una certa umiltà.
Anche per la trasposizione cinematografica del suo libro Succede (in sala dal 5 aprile), non ha avuto smanie di onnipotenza, non ha voluto fare tutto lei, non ha voluto recitare, non ha voluto firmare la sceneggiatura; piuttosto, con intelligenza e furbizia, si è affidata a dei grandi professionisti allo scopo di ottenere il miglior risultato possibile.
Poi, ovvio, Sofia ci tiene alle proprie creazioni e quindi ha seguito in prima persona tutte le fasi di lavorazione del film offrendo consigli e pareri sia in fase di scrittura che di ripresa, e curiosa com’è è andata spessissimo sul set sempre con lo sguardo avido di imparare. Anche perché – noi di Best Movie non lo escludiamo – l’adattamento cinematografico del suo nuovo libro Abbastanza, pubblicato a marzo, potrebbe dirigerlo proprio lei… Chissà.
Ci racconti della fatidica telefonata in cui ti hanno detto che Succede sarebbe diventato un film?
«In realtà non funziona proprio così. Per fortuna o purtroppo non c’è un preciso momento in cui ti chiamano e ti dicono “ok ora facciamo il film”. Da subito, quando è uscito il libro, mi hanno accennato che c’era un interesse da parte di Mondadori di fare un’asta per vendere i diritti del romanzo per il cinema, ma è stato un processo talmente lungo – c’è voluto un anno e mezzo prima che si concretizzasse – che ho avuto tutto il tempo per metabolizzare la cosa: non è stata un’emozione che è arrivata tutta in un giorno, anzi finché non ho visto il film finito non sembrava neanche una cosa reale».
Qual è stato il tuo ruolo nel processo di traduzione da libro a film?
«Essere ascoltata e dare consigli non solo in quanto Sofia Viscardi e autrice del libro ma in quanto adolescente: vivendo in prima persona la realtà raccontata nel film ho potuto dare degli spunti visivi o musicali, per esempio. Poi, il produttore sei tu, il film lo porti avanti tu, sei tu che sai come si fa questo mestiere e quindi non ti voglio assolutamente insegnare nulla, ci mancherebbe altro! Con Indigo Film (la casa di produzione, ndr) ci siamo subito trovati perché quello che era importante per me, e anche per Mondadori, era non perdere il linguaggio del libro, che era difficilissimo da riprodurre. La storia di Succede è semplice, ma restituirne il linguaggio era un’impresa».
In fase di sceneggiatura, ad esempio, che consigli hai dato?
«Con la sceneggiatrice Paola Mammini ci siamo confrontate proprio sul linguaggio di noi adolescenti e ci siamo chieste: A chi vogliamo parlare? Cosa vogliamo dire? E poi lei mi ha chiesto cose più semplici del tipo: “Cosa vi scrivete su WhatsApp voi giovani quando dovete mettervi d’accordo per uscire?”. Oppure, dato che il film è ambientato a Milano, e la sceneggiatrice è di Roma, le ho raccontato i luoghi dove andiamo noi ragazzi».
E con la regista Francesca Mazzoleni come avete lavorato?
«Anche Francesca è giovanissima e, sebbene alla fine abbiamo quasi 10 anni di differenza, ci siamo trovate molto bene insieme perché oltre al fatto che lei aveva voglia di ascoltarmi, aveva un gusto visivo e dei riferimenti che mi piacevano. Poi lei è siciliana e vive a Roma, quindi le ho un po’ spiegato la realtà milanese di noi giovani: abbiamo passato intere giornate insieme in cui io l’ho portata in giro per la città, le ho fatto vedere i miei bar, le ho fatto conoscere i miei amici. Insomma le ho fatto conoscere la mia vita».
Poi sei andata spesso sul set.
«Sì, ci sono andata spesso anche se tutto quello che potevo fare era ufficialmente finito. Ma ero troppo curiosa, volevo vedere cosa combinavano! Sul set si è creato un bellissimo rapporto anche con gli attori protagonisti: loro sono super-giovani, sono tutti più piccoli di me tranne uno, e ci siamo trovati benissimo, si è creato un gruppo fantastico. La regista li ha preparati benissimo».
Perché hai deciso di non recitare?
«In primo luogo perché non è una cosa che in questo momento voglio fare, non mi sento pronta: al momento non è la mia vocazione, e non penso di essere abbastanza portata. Questo almeno per ora, poi, magari in futuro chissà… In secondo luogo io non mi identifico con Meg, la protagonista, nonostante in molti pensino che sia un mio alter ego».
E con chi ti identifichi?
«Un po’ di tutti i personaggi, anche in Tom non solo in Meg e Olly. C’è tanto di me in ognuno di loro. Alla produzione, da subito, ho dato un’immagine indicativa di quella che volevo fosse Meg e devo dire è il risultato finale è proprio come la volevo io: certo il personaggio del film non è identico a quello del libro però è molto vicino. Non ho avuti dubbi che Margherita Morchio fosse una scelta azzeccatissima».
A proposito di personaggi, in uno dei tuoi video su YouTube, hai detto che la tua preferita è Stefania e che saremo sorpresi da lei nel film. Perché?
«Perché è pazzesca. Stefania è un personaggio creato per far sorridere nella sua cattiveria e follia. Anche lì, Mathilde Ilariucci, la ragazza che la interpreta, non aveva mai recitato prima ma la regista l’ha preparata benissimo e il risultato è fantastico. Mi sono trovata super bene anche con lei, è super carina. Ma soprattutto è fortissima, fa un sacco ridere: lei è troppo milanese, non voglio dire “tamarra” perché non è il termine giusto però diciamo un po’ così, e questo fa davvero ridere».
Immagino che per te fosse la prima vota su un set cinematografico.
«Sì, per me era la prima volta. È assurdo: dopo che sono stata sul set non riesco più a guardare un film come li vedevo prima».
Cosa ti ha colpito di più del dietro le quinte di un film?
«La cosa che più mi ha colpito è stato il lavoro del regista che deve avere uno sguardo davvero lunghissimo e riuscire a prevedere un sacco di cose. Quando filmi una scena non ti puoi neanche minimamente immaginare quanto quella scena diventerà diversa inserita nel contesto, con una musica di un certo tipo, montata in un certo modo. Devi vederci davvero tanto lungo perché poi tutto funzioni e sia armonioso e sia come vuoi tu: per me è pazzesco che un regista debba tenere sotto controllo il lavoro di 50 persone e fare in modo che realizzino quello che lui ha in mente. In questo Francesca è stata eccezionale, e cavolo è riuscita a fare esattamente quello che le avevo chiesto».
Che effetto ti ha fatto vedere il film finito?
«Mi ha dato delle sensazioni bellissime. La cosa più bella e che arriva di più è proprio questo il linguaggio del film, la vicinanza del mondo che stai vedendo sullo schermo al mio mondo. E visivamente anche molto azzeccato, molto di gusto e anche diverso. Cioè non sembra neanche un film italiano».
Stai citando Boris?
«(Ride, ndr) Forse inconsciamente».
A proposito di film poco italiani, se dovessero fare un remake americano di Succede : che attori sceglieresti nei panni dei protagonisti?
«Oddio… domandona… Mi cogli impreparata… In realtà tutti gli attori che hanno recitato in Succede sono tutti azzecattissimi e sanno parlare benissimo inglese quindi sceglierei ancora loro».
In generali chi sono i tuoi attori preferiti? So che ti è piaciuta da impazzire una certa serie Netflix…
«E sì, sono impazzita per The End Of The F***ing World: l’ho già vista tipo sei volte. Tra l’altro Jessica Barden è a Milano in questi giorni per la sfilata di Gucci e vorrei troppo incontrarla, sono troppo in fibrillazione. Sono super in fissa con lei! Però in realtà non ce la vedo nei panni di una delle protagoniste di Succede: lei è pazza, l’adoro, però per Succede non andrebbe bene».
Altre serie Tv viste recentemente che ti sono piaciute?
«The OA, Dark, e anche La casa di carta ma lì mi è piaciuta più che altro la trama perché è una serie spagnola che ha le sue falle».
E film?
«Al cinema ho visto praticamente tutto quello che è uscito in questo periodo. Io sono una che va al cinema tipo 12 volte a settimana, non sto scherzando, e spesso mi vedo anche più di un film di fila. Mi sono piaciuti Ella & John, L’ora più buia, e ho avuto una folgorazione per Chiamami col tuo nome! Poi ultimamente ho recuperato The Spectacular Now di cui avevo letto anche il libro e Smashed: ecco un’attrice che amo molto è Mary Elizabeth Winstead, lei è pazzesca e in quel film lì è infinita. Ora, invece, sono stra-curiosa di vedere Lady Bird».
La passione per il cinema è esplosa dopo che sei stata sul set o l’avevi già prima?
«Andare al cinema mi piace da sempre, l’anno scorso non ci sono andata tantissimo perché avevo la maturità ma ora sto recuperando. Mi piace la sala, il buio, il grande schermo».
A proposito di film da vedere su grande schermo, tu che sei una fan di Harry Styles degli One Direction, hai visto Dunkirk?
«Non l’ho visto, purtroppo. E sono molto triste per questo. Ho sempre rimandato per mille motivi… Però di sicuro lo vedrò: devo assolutamente recuperare!».
Nella copertina di Succede c’è scritto che sei la portavoce della generazione Z. Ci puoi descrivere questa tua generazione?
«È una generazione positiva, e non siamo degli scansafatiche come si dice e si pensa. Sono fiduciosa che faremo delle cose molto belle. Vedrete!».
IL FILM
Succede uscirà nei cinema il 5 aprile. Il film è diretto dall’esordiente Francesca Mazzoleni: per saperne di più leggi anche la nostra intervista alla regista.
Foto: Paolo Raeli
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