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«Solo i film americani dovrebbero vincere l’Oscar al miglior film»: il direttore di Cannes Thierry Frémaux si espone sugli Academy Awards

Il critico cinematografico francese, nonché direttore dell'Istituto Lumière di Lione e delegato generale del prestigioso Festival transalpino, in carica dal 2001 (anno in cui successe a Gilles Jacob) si è espresso così - e a chiare lettere - sul recente andazzo delle statuette dorate hollywoodiane

«Solo i film americani dovrebbero vincere l’Oscar al miglior film»: il direttore di Cannes Thierry Frémaux si espone sugli Academy Awards

Il critico cinematografico francese, nonché direttore dell'Istituto Lumière di Lione e delegato generale del prestigioso Festival transalpino, in carica dal 2001 (anno in cui successe a Gilles Jacob) si è espresso così - e a chiare lettere - sul recente andazzo delle statuette dorate hollywoodiane

Thierry Frémaux Oscar al miglior film Parasite di Bong Joon-ho

Il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, è intervenuto sui recenti Oscar 2023 poco prima del 76esimo Festival del cinema di Cannes, in programma sulla Croisette 

«Ho pensato che la cerimonia fosse molto buona ed ero felice di vedere premiata Michelle Yeoh. E deluso dal fatto che Steven Spielberg non lo fosse, perché il suo film è una lettera d’amore al cinema – ha detto Frémaux a Variety – Non capisco neanche perché [il vincitore della Palma d’oro a Cannes 2022, ndr] Triangle of Sadness non possa competere per un Oscar come miglior film internazionale, anche se è in inglese. Come può un film non americano vincere l’Oscar come miglior film visto che è una cerimonia in onore del cinema americano? Parasite ha vinto, è fantastico, ma è un film coreano».

Le regole dell’Academy stabiliscono che un lungometraggio internazionale deve “essere prevalentemente (più del 50%) in una o più lingue diverse dall’inglese“, mentre gran parte di Triangle of Sadness (nonostante sia una coproduzione UE/Regno Unito) è recitato in inglese (la Svezia ha candidato infatti Boy from Heaven di Tarik Saleh, presentato in Concorso sempre alla scorsa Cannes, che però non è entrato in cinquina).

Frémaux ha aggiunto: «L’Oscar per il miglior film deve andare a un film americano, come il Cesar per il miglior film va a un film francese e il Goya va a un film spagnolo». Il “capoccia” di Cannes aveva condiviso sentimenti simili con IndieWire agli Oscar del 2020, quando Parasite aveva dominato la nottata più dorata dello showbiz hollywoodiano, poco prima che l’irruzione della pandemia negli scenari internazionali sconvolgesse le vite di tutti. «Forse sarebbe bello – ha detto, in aggiunta lapidaria, Frémaux – che l’America celebrasse il proprio cinema».

Frémaux ha anche citato Babylon e The Fabelmans specificamente come esempi recenti di cinema d’autore americano. «Il cinema è un oggetto sfuggente e dobbiamo rispettarne l’incertezza, la fragilità e la magia. Versare tonnellate di denaro non ha mai migliorato i film. Per far esistere i film, abbiamo bisogno prima di tutto di artisti e professionisti – ha proseguito – Gli studi di Hollywood, la cui vocazione è generare profitto, hanno sempre rispettato questa regola immutabile. Speriamo che i film dei grandi autori americani ritrovino il loro pubblico negli Stati Uniti, che il pubblico possa godere ancora una volta delle grandi e belle storie per adulti. Siamo felici di vedere che questi film funzionano bene in Francia. Penso che il nostro paese sia stato il miglior territorio internazionale per Babylon di Damien Chazelle e il meraviglioso film di Steven Spielberg The Fabelmans sta prosperando qui».

Frémaux, decisamente incontenibile, ha poi continuato: «Quando si tratta di film d’autore americani, preferiscono uscire alla fine dell’anno per essere più vicini alla stagione degli Oscar. Ma devo ripeterlo: possiamo nascere a maggio a Cannes ed essere ancora vivi a marzo al Dolby Theater! Lo dimostriamo ogni anno».

Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold sono previsti in prima mondiale a Cannes a maggio prossimo: il primo è già ufficializzato, il secondo invece è quasi sicuro, come certi sono anche Asteroid City di Wes Anderson e Strange Way of Life, mediometraggio western di Pedro Almodóvar con Ethan Hawke e Pedro Pascal, ipotizzato per l’apertura e considerato la risposta del regista spagnolo a I segreti di Brokeback Mountain, che il cineasta doveva inizialmente dirigere. Il festival, che si preannuncia come sempre costellato di star e divi del cinema sulle luccicanti e paillettate montées des marches del red carpet, annuncerà ufficialmente il suo cartellone di quest’anno a metà aprile, per la precisione il prossimo 13 aprile

Frémaux ha inoltre rivelato che i controversi registi Roman Polanski e Woody Allen, quasi ovunque ostracizzati in epoca post – MeToo e messi sullo stesso piano, potrebbero ancora essere supportati dal festival coi loro nuovi film, rispettivamente The Palace e il francofono Coup de Chance. «Non credo che il film di Roman Polanski sia pronto per Cannes. Forse lo sarà il film di Woody Allen. Ci posizioneremo a seconda della situazione». Tra i film sicuri di un posto in Concorso, secondo i media internazionali, ci sarebbe anche The Zone of Interest di Jonathan Glazer, che non dirige un lungometraggio da ben dieci anni (il suo ultimo era il cult Under the Skin con Scarlett Johansson, che scandalizzò la Mostra del cinema di Venezia 2013 ma balzò negli anni in testa alle classifiche di tutti i tempi di prestigiose riviste specializzate).

PARIS, FRANCE – DECEMBER 13: Cannes Film Festival president Thierry Fremaux attends a book signing event for “Si Nous Avions Su Que Nous L’Aimions Tant, Nous L’Aurions Aimé D’Avantage ” at Librairie Comme un Roman on December 13, 2022 in Paris, France. (Photo by Foc Kan/WireImage)

NOTE BIOGRAFICHE

Nato nel dipartimento di Isère, per l’esattezza a Tullins, il 29 maggio 1960, Thierry Frémaux cresce nel quartiere residenziale di Minguettes, a Vénissieux, nell’arrondissement di Lione, dove suo padre lavorava come ingegnere per la Électricité de France. Proprio dal padre, Frémaux viene iniziato al cinema, è cofondatore della prima radio libera associativa Radio Canut, insegna judo, di cui è cintura nera, e studia storia sociale, laureandosi con una tesi sulle origini del positivismo, per poi intraprendere un dottorato sulla storia sociale del cinema.

Collabora come volontario alla realizzazione dell’Istituto Lumière, diventandone dipendente nel 1989 su proposta di Bernard Chardère. Nel 1997 viene nominato Direttore Artistico insieme al Presidente Bertrand Tavernier. Insieme organizzano il centenario del cinema nel 1995 e il restauro di film dei fratelli Lumière. Organizza, sempre a Lione, il Festival Lumière.

Dopo aver declinato l’offerta, nel 1999, di dirigere la Cinémathèque française, viene nominato Delegato Generale del Festival di Cannes nel 2001, come successore di Gilles Jacob e dopo il repentino congedo di Olivier Barrot. Ottenne di non dover rinunciare al suo incarico presso l’Istituto Lumière.

Alla testa del Festival di Cannes, Frémaux segna il ritorno degli studios americani sulla Croisette, apre il Palais des Festivals ai film di genere e al cinema d’animazione, prosegue il coinvolgimento di cinematografie esotiche (Cinema des Antipodes), stabilisce la distribuzione di film classici restaurati e corre alcuni rischi nel proporre film impegnati.

Nel 2005 vince, assieme a Dieter Kosslick, ex direttore artistico della Berlinale cui è succeduto il nostro Carlo Chatrian, il Korean Cinema Award al Pusan International Film Festival.


Durante la riunione dello scorso 23 marzo 2022, il Consiglio di amministrazione dell’Association Française du Festival International du Film, che comprende funzionari governativi e membri dell’industria cinematografica, ha eletto il nuovo Presidente del Festival: Iris Knobloch, che succederà a Pierre Lescure, ex direttore di Canal Plus, e diventerà la prima donna Presidente del Festival Internazionale del Cinema.La distributrice cinematografica è entrata in carica il 1 ° luglio e il suo mandato triennale coprirà le edizioni 2023, 2024 e 2025.

«Mi sento – ha commentato Iris Knobloch – profondamente onorata che la Francia mi abbia eletto Presidente del Festival di Cannes. Come sincera europea, ho sempre difeso il cinema durante tutta la mia carriera, sia in Francia che a livello internazionale, e sono entusiasta di poter dare il massimo affinché questo evento mondiale rimanga influente – è un evento importante, che è la chiave per mantenere viva la vita culturale di un mondo che, più che mai, ne ha disperatamente bisogno. Un film di cinema visto in un teatro rimane un’espressione artistica chiave e il Festival di Cannes, con la sua selezione così unica, mostra la strada ogni anno. Non vedo l’ora di iniziare un dibattito collettivo con il Consiglio di Amministrazione, il Delegato Generale Thierry Frémaux e tutti gli attori dell’industria cinematografica per portare avanti ciò che è stato realizzato e per tracciare la storia futura alla luce delle nuove sfide in arrivo. Infine, vorrei ringraziare Pierre Lescure per il meraviglioso lavoro che ha svolto per il Festival negli ultimi otto anni e, in anticipo, per le discussioni che avremo, per preparare la transizione nei prossimi mesi».

Knobloch, 59 anni, è tedesca, ma lavora in Francia da anni ed è stata presidente della Warner Bros France, della WarnerMedia France oltre che insignita della Legion d’Onore nel 2008. Ha accompagnato molti grandi autori anche oltreoceano – da Clint Eastwood a Christopher Nolan – al momento dell’uscita nelle sale e della distribuzione nel mondo dei loro film.

Pierre Lescure si è dimesso dalla sua posizione il 30 giugno 2022. Il delegato generale Thierry Frémaux e il segretario generale François Desrousseaux hanno dunque lavorato già per l’edizione 2023 in arrivo tra poco più di un mese con Iris Knobloch, esattamente come fatto in questi anni con Pierre Lescure.

Fonte: Variety (via IndieWire), ANSA

Foto: Getty (Mario Wurzburger/Getty Images; Andrew H. Walker/Getty Images; MovieStills)

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