L’annunciato sciopero degli attori e delle attrici del sindacato SAG-AFTRA sta causando un vero terremoto nel mondo del cinema. Oltre 1.600 interpreti sono pronti a incrociare le braccia e andare muro contro muro contro l’alleanza dei produttori, restii a cedere alle richieste in materia di compensi e regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale. Proprio su questo punto si è espresso duramente anche John Cusack, non mandandole di certo a dire.
L’attore, tramite Twitter, ha puntato il dito contro gli studios e la loro «avidità leggendaria, quasi comica». Dopo aver citato un caso personale, stando al quale avrebbe dovuto ricevere percentuali sui compensi di Non per soldi… ma per amore ma la major ha dichiarato perdite per 44 milioni di dollari su un film costato appena 13 (un trucco contabile, per lui), è entrato nel merito delle IA, che starebbero mettendo a rischio, secondo il SAG-AFTRA, tutto il sistema.
Come gli sceneggiatori, anche gli attori temono che, grazie alle intelligenze artificiali, gli studios puntino a tagliare i costi del lavoro degli attori e delle attrici. «Vogliono far lavorare le comparse per un giorno, scannerizzare il loro volto, ottenere la licenza di usare le loro fattezze per sempre ed eliminarle dall’industria» ha dichiarato Cusack, riprendendo la rivelazione sui piani dei produttori già emersa dalle parole del direttore esecutivo nazionale del sindacato, Duncan Crabtree-Ireland.
La star ha poi continuato dicendo: «Pensate che si fermeranno agli attori? Questo è ciò che sono le AI – un gigantesco furto di identità, imprese criminali. ‘Non avevamo idea sarebbe accaduto’, diranno tra 10 anni quando la portata del saccheggio sarà rivelata e per forza lo diranno, è il loro modello di business». L’algoritmo serve solo a massimizzare il profitto, ha aggiunto John Cusack, concludendo il suo tweet dicendo che quello proposto non è un contratto di lavoro sindacale, ma una fatwa (la dispensa vincolante emanata da un’autorità religiosa sciita).
Lo sciopero proclamato dal sindacato attori è il primo congiunto con gli sceneggiatori dagli anni ’60. Oltre alla questione delle AI, anche gli attori chiedono una revisione dei compensi per quanto riguarda il mondo dello streaming, i cui risultati sono difficili da quantificare perché spesso i dati non vengono rivelati dalle piattaforme. La protesta rischia seriamente di paralizzare l’industria del cinema per tanto tempo, con evidenti ritardi e rinvii di numerosi grandi film in uscita.
All’orizzonte si prospetta un periodo nero per il mondo del cinema, solo ora in lenta risalita dopo i tremendi anni della pandemia.
Leggi anche: «Tutti dovrebbero averne paura»: il regista Joe Russo torna a scagliarsi contro le intelligenze artificiali
Foto: Pascal Le Segretain/Getty Images
Fonte: Twitter
© RIPRODUZIONE RISERVATA